Io inviata di Concerto.Sono le nove del mattino, un fresco mattino di giugno e mi trovo davanti all’ingresso del tribunale di Brescia. Oggi è un giorno importante, fotografi, cronisti, cameramen, si aggirano nella piazzetta antistante.
Una signora si avvicina e mi porge un foulard grigio.
“lo prenda c’è scritto Hina” Me lo metto al collo e chiedo:
“ Quanto le devo?”
“Nulla” - mi risponde
Allora capisco, è un simbolo, un distintivo per riconoscerci noi, donne e uomini, e ce ne sono parecchi, che siamo dalla parte di Hina.
Intanto la folla aumenta, io mi metto il foulard al collo e mi confondo fra la gente.
“Di che testata è” mi domandano
“Sono di Concerto di Sogni” - rispondo.
Non capiscono, ma non importa io sono lì.
“Vuole parlare con le autorità locali?”
“Certo se è possibile” - rispondo
Molti i giornalisti, fotografi, tutti rivolti verso l’ingresso del tribunale. Qualcuno si affaccia ad una finestra e contempla la folla.
Mi guardo attorno, sto cercando Dounia Ettaib. Chiedo a qualcuno se la conosce.
“Io la conosco” risponde una giovane, ma non la vedo probabilmente è dentro”.
L’atmosfera è quella dei grandi eventi, i bambini si rincorrono, giocano inconsapevoli che forse oggi si scrive un pezzo di storia. Mi sposto in continuazione e ascolto, ascolto la gente e i loro commenti. Non c’è rabbia, solo determinazione, voglia di fare. Quello che si respira è un clima tranquillo, pacato, ma risoluto.
Si avvicina la giovane donna incontrata prima.
“La signora che sta cercando è proprio accanto a lei”
Finalmente ci incontriamo.
“Piacere, sono Luisa di Concertodisogni”- Questa affermazione mi ha fatto provare un moto di orgoglio.
La stretta di mano è vigorosa, forte come la donna che mi trovo davanti. Nemmeno il tempo di salutarci e siamo subito separate da fotografi ed altri giornalisti. La perdo di vista per un attimo “e no!” - mi dico, “così non va” Stavolta sono io a sgomitare fino a raggiungerla. Un signore dai capelli grigi mi sussurra all’orecchio:
“Quella signora bionda è l’on Daniela Santanchè di Alleanza Nazionale” mi faccio ancora più vicina e ascolto ciò che dice, cercando di scrivere il più in fetta possibile.
“ Oggi è una battaglia per la libertà, il punto di partenza sono le donne, è una giornata che da il segnale del cambiamento, dobbiamo cambiare.”
Perdo alcune frasi e mi scoraggio, come cronista sono un fallimento e di nuovo sono costretta a farmi strada e riesco a sentire le ultime frasi.
“ la Patria è di chi l’ama, la mia tristezza è che oggi sono l’unico politico presente”
Ancora telecamere e fotografi poi finalmente la signora Dounia Ettaib è di fronte a me
“Ecco adesso sono per lei” – mi dice
Avrei un sacco di domande da fare. Ma dove sono finite quelle intelligenti, quelle che sanno fare i giornalisti, con la G maiuscola? Avverto tutta la mia pochezza perché riesco solamente a chiedere:
“Qual è il suo sogno?
“il mio sogno è che uomini e donne vengano trattati allo stesso modo e che ogni uomo provi a pensare al dolore e all’amore che ogni donna prova quando da alla luce un figlio e pensasse ogni volta all’amore verso questa donna.
Scrivo in fretta, chissà se riuscirò a tradurre questi sgorbi una volta giunta a casa .
E di nuovo chiedo:
“ Quali sono i suoi futuri progetti?”
“Tanti progetti” – risponde “ nel sociale, la difesa delle donne immigrate, nell’applicazione dei diritti, e nel veder crescere i figli in un modo sereno”
Rimango con la penna in mano di fronte a questa donna risoluta.
“ Mi deve scusare, questa è la mia prima esperienza come cronista”
Lei comprende il mio imbarazzo, mi sorride e mi rincuora.
“Ci incontreremo su Concerto di sogni” – le dico salutandola
“Ci incontreremo per e mail” – mi risponde prima di sparire fra la folla.
Capirci, per integrarci senza negare la propria cultura, anzi considerarla un arricchimento unita ad altre quelle “diverse”, sempre nel reciproco rispetto delle leggi del Paese ospitante. Mi soffermo ancora un po’ per respirare un’aria che mi sembra già nuova.
Un’ultima occhiata allo striscione che porta la scritta “IO SONO HINA”
E mentre torno a casa, in un fresco mattino di giugno, il mio cuore si mette ad urlare: