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 Conoscere il Network - Parte I
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Luigi Mannori
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Inserito - 08/07/2007 :  10:22:34  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori
Parlare di Network è certamente il modo migliore per scatenare la fantasia popolare, in una sorta di «apologia dei misfatti», una vera e propria «caccia alle streghe», cui ciascuno cerca disperatamente di contribuire con fantasiose condanne, pretenziosi teoremi sull’utilità e l’efficienza, tragici aneddoti di cronaca «incontaminata».
Ma la Parmalat era un Network? O la Cirio?
Anche se può sembrare un riferimento fuori luogo, ha l’unico scopo di mettere in evidenza che il marcio è dappertutto, ma la sua presenza non può essere oggetto di condanna totale, se non altro prima di aver analizzato i singoli eventi in modo ordinato e rigoroso, uno per uno.
Certamente non possiamo non ammettere, che per condurre una simile ricerca, dobbiamo conoscere a fondo, in modo completo e obiettivo, il soggetto della ricerca stessa: noi conosciamo a fondo il Network? Sappiamo quale disciplina lo giustifichi? Se abbiamo partecipato ad un Network, ricavandone un’impressione negativa, possiamo essere certi di averlo accostato nel modo giusto? Con le persone giuste? Abbiamo sufficienti nozioni per asserire il contrario, o forse non abbiamo saputo ascoltare, né applicare, se non capire, i loro insegnamenti?
Quante domande per un’unica risposta!
Sicuramente, se desideriamo trovarne una razionale, confortata dalla certezza per una scelta positiva, dobbiamo, come al solito, ammettere le nostre carenze cognitive e lasciarci accompagnare in un percorso d’analisi, vestite della più sincera umiltà, che ci permettano di onorare una sintesi finale, suffragata dall’indispensabile cognizione di causa.
Quando da una scelta dipendono le nostre possibilità di carriera e la conseguente serenità, non possiamo giudicare con leggerezza, solo per la paura di restar buggerati, perché un’analisi frettolosa e condizionata, potrebbe farci perdere l’occasione della nostra vita e, potendo comprendere un simile errore solo alla conclusione dell’operazione, creare un’irreparabile mortificazione, poco consona all’equilibrio psichico, già provato dalla caotica routine del consumismo, nel quale arranchiamo quotidianamente.
Personalmente ho assistito alla presentazione di quasi tutti i Network diffusi sul territorio nazionale, e ad alcuni ho partecipato con alterna fortuna.
Per alcuni di essi sono tornato più volte a differenti presentazioni, per controllarne e confrontarne il nesso e mi sono convinto per una linea di giudizio e condotta, che cerco di sintetizzare in queste pagine, ad esclusivo beneficio di chi si avventura per la prima volta, o si riavventura dopo anonime esperienze, in questo particolare settore del commercio, potenzialmente in grado di produrre fantastici sogni che, pur realizzabili, spesso appaiono lontane illusioni ed irraggiungibili fantasticherie.
Una cosa è certa, anche in questo mondo, ogni traguardo può essere frutto del ragionamento, dell’abnegazione e di una «grintosa modestia», avvallata dall’immancabile forza di volontà.
Anche in questo mondo particolare, siamo noi i piloti ed al tempo stesso gli arbitri del successo, con il vantaggio di vivere al contempo lo stato di imprenditori e di dipendenti, per soluzioni di lavoro indirizzate ad illimitati traguardi, che ci sono realmente, ma bisogna capire in che modo si possono raggiungere.
Tutto questo senza sottovalutare che per naturale conseguenza, agli illimitati traguardi, si possono contrapporre solamente illimitate delusioni.
Sarà bene far partire la nostra analisi da una pindarica occhiata sui percorsi del mercato dei consumi, certamente in modo elementare e sintetico, tanto per schiarirci le idee e cominciare ad individuare alcune funzioni fondamentali per la composizione di un nostro sintetico mosaico ideologico.
Produrre un qualsiasi bene e distribuirlo su larga scala, comporta la composizione di un costo di produzione consono alla natura ed alla qualità del prodotto, ma qualunque percorso produttivo, anche se riferito a beni di importazione, come prezzo base per il raggiungimento dell’obiettivo economico dell’impresa produttrice, considera il prodotto nel momento dell’immagazzinaggio, pronto per la distribuzione.
Quest’ultima, può essere più o meno complessa, in funzione del progetto aziendale, risulta comunque essere sempre costituita da una serie di operatori, dipendenti e/o appaltatori, che costituiscono la «catena di distribuzione», primo considerevole costo aggiunto a gravare sul prodotto, più o meno incidente, in funzione delle quantità distribuite, della sua deteriorabilità, e della vastità del territorio da coprire.
Più è ampio il progetto, nelle sue singole componenti, più si rende necessario un risultato economico prossimo alla monopolizzazione del settore merceologico cui partecipa il prodotto.
Principalmente per questi motivi, qualunque ditta o impresa, produca un bene destinato alla diffusione ed alla vendita, non può prescindere dal progettarne il veicolo, i destinatari, ed i mezzi adatti, con relativo preventivo dei costi necessari a sostenere tutto questo.
Quindi deve prevedere differenti ipotesi relative al successo del prodotto, per prevenire differenti possibilità di assorbimento dello stesso, nel mercato a disposizione, e di conseguenza, distribuire con logica l’immagazzinaggio delle scorte periferiche, o la necessità di promozioni, per smaltire le eccedenze impreviste e non ridestinabili senza una sperequazione di spesa non preventivata.
Quanto sopra, deve essere accompagnato da un adeguato sostegno pubblicitario, capace di invitare al consumo del prodotto, sostegno necessario soprattutto per avvalorare l’azione dei rappresentanti e facilitare al massimo la loro opera di diffusione e distribuzione capillare.
Quante persone e quanti mezzi per un singolo prodotto!
Tutti elementi che operando producono costi, che vanno a far lievitare il costo originario del prodotto stesso, e non possono essere esclusi o ridotti senza comportare seri rischi per l’efficacia del progetto, quindi per il risultato positivo, obiettivo economico dell’azienda, causa l’innegabile esistenza di precise leggi di mercato, dettate, non da un bizzarro capriccio di un’occulto proprietario del mercato stesso, bensì dalla necessità di imporre la propria immagine in una marea di altre immagini, tutte valide ed efficaci, impresse dalla routine del consumismo nella mente dei consumatori.
Non abbiamo accennato alla bontà del prodotto, perché in questo caso è un valore aggiunto che porterà il suo beneficio solo a ciclo concluso, contribuendo alla prosecuzione della richiesta, che comunque sarà sempre condizionata prevalentemente dalla azione programmata, e dai suoi terminali rappresentanti.
L’alternativa a questo imponente schieramento organizzativo, è la diffusione a mezzo Network, grazie alla forza di penetrazione e capillare diffusione del «passaparola».
Analizziamo quindi i motivi che determinano la qualità alternativa.
Sostituendo i consumatori ai rappresentanti, si riconoscono inutili tutti gli stadi intermedi della catena di distribuzione, poiché senza di essi non hanno più motivo di esistere, ed altrettanto inutili, saranno le spese pubblicitarie, le azioni promozionali e gli immagazzinaggi periferici, dovendo vendere direttamente ad una massa di consumatori, in costante evoluzione, ma perfettamente stimolata e controllata dagli stessi, in quanto promotori dell’azione di sviluppo della rete, direttamente indirizzata nei settori di mercato, maggiormente interessati all’uso del prodotto.
In questa ottica, è evidente che sarà possibile distribuire un prodotto di qualità superiore, destinando un maggior compenso ai distributori/clienti, rimanendo comunque competitivi, anche con prodotti di qualità inferiore, presenti con metodi tradizionali sul medesimo mercato.
Fra l’altro, le percentuali ai distributori/clienti, avranno la doppia funzione, di sconto, per i consumi personali, e di retribuzione, per i consumi di terzi che, come si ama dire, vengono «spalmati in rete».
Tutto ciò, che approfondiremo ampiamente per alcuni aspetti cui siamo direttamente interessati, mette in inequivocabile risalto, quanto il Network non possa essere definito un sistema di vendita di seconda categoria, anzi, quanto necessiti di analisi, di programmazione e di spunti psicologici capaci di stimolare la «partecipazione consapevole», vero motore del successo di chi affida il proprio prodotto a questo sistema di organizzazione, volano della indiscutibile contestualità alternativa, di un modello che non ha più bisogno di dimostrare nulla: come sempre, le differenze le fanno le persone che, all’interno della struttura, rappresentano l’unico carburante che alimenta il motore.
E’ necessario che un bene distribuito con il «passaparola», sia di qualità elevata, comunque, a parità di qualità, maggiormente conveniente, poiché ben pochi avrebbero la «faccia tosta» di proporlo a parenti e amici, se così non fosse.
I parenti e gli amici, sono quindi il primo anello che prolunga la diffusione, anche se più avanti potremo abbinar loro, qualche seria obiezione.
Il prodotto deve avere anche un prezzo accessibile, con possibilità di rateazione per le cifre più elevate, per l’approvvigionamento di piccoli stock, in modo da escludere dal mercato, la minor fetta di consumatori possibile.
Il successo del Network, si basa sulla trasmissione di un «entusiasmo imprenditoriale», solitamente estraneo ai personaggi cui rivolge la sua «chiamata all’operosità».
Prima di addentrarci nei particolari dell’organizzazione programmatica, è necessario riferire qualche considerazione sulle esperienze del Network marketing, già passate attraverso il territorio italiano, e paragonarle alle precedenti, di provenienza oltreoceano.
Anche se il Network Marketing è stato riconosciuto come sistema di approccio al mercato, solo in tempi recenti, nella sua essenza, è un sistema di divulgazione che è sempre esistito, fin dai tempi del baratto.
Più precisamente, il «passaparola», è sempre stato considerato un efficace supporto per la rete di vendita, soprattutto dai produttori che puntavano sulla qualità dei loro prodotti e da quelli che sceglievano il prezzo, come bandiera della propria diffusione (quindi i due estremi del mercato).
Se valutiamo con maggior attenzione, anche la pubblicità, altri non è che un forte stimolo per il diffondersi del passaparola, per lo meno nella fase all’origine della sua diffusione, suggestionando ed invitando al commento del prodotto, con l’ausilio di immagini e slogan, capaci di ancorarlo ai più diffusi luoghi comuni, e necessità quotidiane.
L’evolversi del messaggio pubblicitario e la sua sofisticazione, dovuta all’aumento della concorrenza ed all’allargamento dei mercati, ha progressivamente contribuito a mascherare esponenzialmente questo abbinamento, al punto di riscoprire il passaparola, quasi come la geniale trovata delle più recenti generazioni imprenditoriali.
L’origine riconosciuta ufficiale del passaparola, organizzato come nuovo strumento di vendita, si attribuisce ai paesi sassoni ed al mercato degli Stati Uniti d’America, in parole povere, ai mercati più evoluti (soprattutto all’epoca), e non è certo una casualità.
Se consideriamo bene la condizione del lavoro nei menzionati territori, la principale caratteristica, madre del relativo, costante sviluppo, era la ricerca applicata, non solo ai percorsi produttivi, ma anche alle metodologie dell’indirizzo aziendale, le strategie per l’immagine e sua diffusione, per la matura convinzione che nel commercio, nulla può essere affidato al caso, ma deve essere frutto di un’attenta osservazione, relativa sperimentazione e successiva programmazione, convinta e vincente, per la coerenza di un percorso sapientemente consumato.
Questi processi, hanno portato, uniti a quanto precedentemente accennato circa le catene di distribuzione, ad un carico di costi, sul prezzo al consumo, di gran lunga superiori al valore intrinseco del bene, oggetto della vendita: dal 20 al 30%, il valore originale, dal 70 all’8o% i carichi aggiuntivi, per arrivare in taluni settori merceologici ad un ricarico intorno al 1000%.
Da un altro punto di vista, negli stessi mercati, proprio perché più evoluti, l’esasperazione del consumismo aveva altresì creato il bisogno di offrire nuove fonti di reddito, non alternative, ma, al contrario, destinate ad ampliare la percentuale dei consumatori, per limitare il gravoso pericolo della sovrapproduzione o, quanto meno, della produzione di beni a prezzo fuori mercato, per la maggior parte della potenziale clientela.
Il Network si dimostrò capace di accomunare tanti requisiti apparentemente divergenti, in un’unica soluzione, in grado di risolvere il tema di una diffusione capillare, perseguita con minima spesa, all’esigenza di incentivare i consumi per mantenere le qualità di produzione a livelli sufficientemente elevati, e garantire di conseguenza un maggiore contenimento dei suoi costi di base.
Inoltre, il sistema, per logica conseguenza legata alla meccanica di diffusione della rete, tendeva a fidelizzare in maggior misura la clientela, portata a riconoscere il bene distribuito, quasi il frutto di un percorso produttivo personale, con ampi riscontri sulla diffusione stessa della merce, ma soprattutto, sulla qualità della struttura aziendale, a totale beneficio dell’immagine globale dell’azienda stessa.
Per qualità della struttura aziendale, riferendosi naturalmente al settore della vendita, si deve intendere una moltitudine di promotori/clienti, diffusi su un vastissimo territorio in modo capillare, molto prossimo alla saturazione, esenti da vincoli di concorrenza e territorialità, soprattutto sostenuti da una fortissima motivazione ed esenti altresì da azioni sindacali.
L’analisi di questi ultimi elementi, che rappresenta il cuore della nostra corrente panoramica, la rimandiamo ad un più dettagliato esame, per concludere le nozioni generali con un ultimo riferimento storico, necessario a capire i motivi che, sul territorio italiano, hanno portato ad interpretare il Network come il parente cattivo della vendita, un sistema riservato ai perditempo, un modello che è comunque necessario evitare, senza possibilità di appello.

(continua)


Luigi Mannori
Senatore


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Le prime apparizioni sul mercato italiano, scoprirono la classe imprenditoriale impreparata, provocando quindi un entusiasmo, a seguito degli evidenti successi commerciali del sistema Network, ed una conseguente corsa all’emulazione, che ha prodotto, nel giro di pochi anni, indicazioni statistiche completamente fuori mercato, gonfiate dall’entusiasmo per la novità, e dall’assenza di confronto con mercati che non fossero quello americano, quindi più vicini alla realtà del nostro contesto sociale.
Non furono tenute in considerazione le abitudini tradizionali dell’etnia tipicamente latina, dominante in Italia, contrapposte ad una cultura americana, tradizionalmente abituata ad una promiscuità multietnica integrata, indirizzata a standard radicati su principi di socializzazione e di rispetto istituzionale, generatori di un’etica evidente e rispettosa dei concetti di proprietà, individualità, e coesistenza di comunità e collettività.
Era stato sottovalutato il tema predominante della «partecipazione», chiave di lettura di una realtà puramente democratica, allora male interpretata in Italia, ma pilota fin dalle sue origini, per il pensiero nell’unione degli stati americani.
Molti Network furono frettolosamente importati e/o allestiti sul territorio italiano, senza l’ausilio delle imponenti strutture, necessarie a far fronte a mastodontiche ondate di vendite, soggette ad estreme manifestazioni di flessibilità, che hanno generato forti disservizi e quindi delusione e abbandono dei consumatori/promotori, mai sufficientemente educati ad una coerente coscienza delle realtà del mercato:
Per logica conseguenza, in un oceano di confusione fra solidità e fatiscenza, prolificarono i «bidonisti» e gli «sfruttatori», che approfittarono dell’appetibilità di tante immagini, per manifestare la propria negatività con vendite di miraggi non confortati dalla presenza di un prodotto, o di prodotti presentati e mai consegnati, o ancora di prodotti dissimili, per qualità e valore, da quelli esposti negli incontri col pubblico o nelle presentazioni.
Non mancarono neppure atti di vero e proprio sadismo, sia fisico che psicologico, diffuso mascherato dalla scusante di «necessari percorsi formativi» per un garantito «successo in carriera».
Per moltissimo tempo, questi temi diedero vita all’attività di magistrati e tribunali, portando l’opinione pubblica a ripudiare tutto ciò che potesse appartenere al Network marketing, o anche solo ricordarlo.
Purtroppo i»Media» non hanno mai fatto cenno a quelle organizzazioni che, presenti sul mercato dalle origini, continuano a distribuire ottimi prodotti e considerevoli guadagni.
E’ evidente che queste ultime non «fanno cassetta» e quindi a nessuno è mai saltato in mente che la riabilitazione di un settore, epurato delle componenti negative, rappresenterebbe un diritto commerciale e, soprattutto, un dovere democratico.
La recente revisione delle leggi che regolano il mondo del lavoro, tiene in considerazione anche il mondo del Network marketing, ma per quanto ci risulti, non pone parametri sulla quantità e/o qualità dei corsi di formazione per i suoi addetti: è questo il vero fuoco del settore, la loro conoscenza professionale, non può essere ignorata o sottovalutata, senza creare ulteriori danni ad un ambiente che necessita di chiarezza e specializzazione, alla pari di qualsiasi altro pubblico servizio, perché in fin dei conti i promotori/clienti, sono «pubblici informatori», con tutte le responsabilità che tale compito comporta.
Entrare in un Network, significa essere in primo luogo una persona che approfitta della conoscenza di un prodotto, per trarne un vantaggio economico, distribuendolo, oltre che consumandolo.
E’ sconsigliabile, alla prima esperienza, puntare alla sola distribuzione, perché ciò prevede una profonda conoscenza del sistema, apparentemente semplice, che, al contrario, necessita della totale padronanza di una propria «chiave di lettura», totalmente differente da una comune vendita.
Il distributore/cliente, nel Network, riveste l’immagine vera e propria di «testimonial» per la qualità del prodotto che propone, ma al tempo stesso, deve essere testimonial del sistema nel quale opera, in quanto, oltre che distribuire un prodotto, deve divulgare un sistema di guadagno che offre ampia scelta per la forma e la partecipazione, ma resta comunque un secondo prodotto, necessario a tutte le famiglie, per qualunque «ceto sociale».
E’ indispensabile essere anche divulgatori, o che dir si voglia, venditori?
Indispensabile no, certamente utile sì, o quanto meno comodo, soprattutto se il guadagno si persegue con uno sforzo perfettamente consono ai nostri impegni, alla nostra personalità ed alla nostra volontà.
Prima di approfondire queste considerazioni, voglio evidenziarvi, approfittando del mio esempio personale, alcuni valori indiscutibili del Network Marketing, che per quanto si cerchino di personalizzare o rigenerare con nuove copertine, rimangono intatti nel tempo, e ne costituiscono l’indiscutibile, primario, punto di forza.

Diamo per scontato ch’io sia un ottimo venditore, certamente uno dei migliori sul mercato, in questo momento, e poniamo, in conseguenza a quanto testé dichiarato, la nostra attenzione, su quanto la mia grande capacità può portarmi a guadagnare, con quanto impegno personale e relativa spesa energetica.
Per quanto bravi si possa essere, spiegare le caratteristiche di un prodotto, convincere l’interlocutore sulla sua utilità e quindi concludere e sottoscrivere un contratto, richiede un minimo di 15 o20 minuti, e considerando lo spostamento fra l’ambiente che ospita il primo cliente ed il successivo, nella più rosea condizione, aggiungo altri 10/15 minuti, spesi nel raggiungere il mio mezzo di trasporto, portarlo all’indirizzo successivo, parcheggiarlo e proseguire a piedi verso la presupposta destinazione (anche se per pochi metri, è necessario riconoscere che comunque ruberanno la loro porzione di tempo).
Tutto ciò si traduce in un tempo minimo, speso per ogni trattativa, ipotizzato intorno ai 30 minuti.
Chi non ha più nulla da imparare, circa il traffico e la situazione dei parcheggi, si è già reso conto, che tutto ciò sarebbe possibile solo con un’estrema dose di fortuna, e ci vedrebbe comunque raggiungere il cliente successivo sudati, con la lingua a penzoloni per l’arsura e gli occhi fuori dalle orbite (insieme poco invitante, per insistere ad attirare l’attenzione su di noi).
In ogni caso, spinti dalla ricerca di un ragionamento ancor più efficace, facciamo finta che sia possibile, e deduciamo, per logica matematica, che siamo in grado di portare a termine due visite ogni ora.
Se diamo il valore di un Euro ad ogni contratto fatto sottoscrivere, diciamo che in un’ora possiamo guadagnare 2 Euro, sempreché sussistano le condizioni che ho evidenziato dall’inizio del ragionamento.
Il giorno è composto da 24 ore, ma tutto il mondo ipotizza un arco di 8 ore da dedicare al lavoro.
Otto ore equivalgono a Eu.16.00 di guadagno, che per cinque giorni la settimana e per quattro settimane, danno un totale di Eu.320.00 al mese (16 per 5 =80 & 80 per 4 = 320).
Certamente potrei decidere di andare oltre, e quindi tagliare due ore dell’intervallo di tre, previsto per mezzogiorno, quattro ore di sonno su una media di otto, e tutte le restanti 13 ore, altrimenti spese fra la cena e la famiglia, portando a 19 le ore di lavoro e raggiungendo quindi un guadagno di Eu.38.00 al giorno, Eu.190.00 la settimana, Eu.760.00 al mese.
Non ho ampliato la settimana da 5 a 6 giorni lavorativi, perché un giorno servirebbe comunque per attivare e depositare i contratti: il settimo giorno si è riposato Dio, non vedo motivo per non fare altrettanto.
La differenza è più che considerevole, ma alcuni dei nostri orari di lavoro, andrebbero a cadere in orari ove sarebbe alquanto difficile trovare clienti abbastanza fessi, da accettare di ascoltarci, e comunque la logica ci impone un sano interrogativo: quanto potrebbe durare?
Nonostante tutto, novelli Hulk, avvaloriamo la condizione di questa seconda ipotesi e vediamo cosa potrebbe contrapporre, una normale, tranquilla attività, sviluppata con il sistema del Network Marketing.
Dal momento che ogni cliente nuovo, corrisponde all’attivazione di un nuovo distributore/cliente, e dato il mio ipotetico guadagno a parità di condizioni, cioè Eu.1.00 a contratto, vediamo cosa accade sviluppando la tranquilla attività col sistema Network.
Supponiamo che, privo di velleità e particolare accanimento, decida di sviluppare il lavoro gustandomi le otto ore di sonno, l’intervallo del pasto di mezzogiorno completo, e le ore dedicate alla cena ed alla famiglia, in parole povere, dedicare all’attività 8 ore di lavoro, o poco più, come la stragrande massa degli umani.
Diamo per certa la conclusione di dieci attivazioni nella prima settimana, per in guadagno di Eu. 10.00, contro i 190.00 della precedente ipotesi: il risultato, non pretende commento.
Ma perché sto parlando di una settimana, se con l’altro esempio ho calcolato un introito quotidiano?
La risposta ci conforta rapidamente e, ritengo, completamente: nel primo caso parlavo di attività personale, condizionata unicamente dalla mia volontà e disponibilità, ora mi trovo con 10 collaboratori/clienti, cui devo spiegare in modo radicato, sia la natura del prodotto, sia la filosofia di sviluppo del lavoro e del guadagno, identificata perfettamente dal nome «duplicazione».
Devo quindi aiutarli ad imparare e «copiare» quanto ho fatto io e, siccome i miei dieci mi ascoltano, la seconda settimana, con il mio aiuto, saranno riusciti ad emularmi perfettamente.
Analizzando il risultato, si scopre però, che ora ci sono 111 collaboratori/clienti, pronti ad emularci a sua volta, ma prima di procedere, torniamo alla comparazione statistica che avevamo incominciato.
Centoundici collaboratori/clienti mi hanno portato, in quindici giorni, un guadagno di Eu.110.00, contro i 380.00 dell’impegno come venditore diretto: la differenza è ancora notevole, ma dobbiamo considerare che per realizzare Eu.380.00, oltre ai sacrifici fisici e morali, ho dovuto trascorrere 95 ore nel traffico, parcheggiare e ripartire 380 volte, e così via, tanto per chiarire la mole di consumi, che ha comportato tale guadagno, che vanno quindi ad incidere sulla apparente solidità, ostentata da quella cifra.
La terza settimana, grazie alla duplicazione ormai avviata, la mia seconda fila avrà portato i suoi 10 collaboratori/clienti, ed il totale del gruppo potrà quindi contare si 1.111 anime, per un introito di Eu.1.110.
La quarta settimana, per il medesimo meccanismo, il gruppo salirà a 11.111 persone ed il guadagno a Eu.11.110.
A che punto era la mia attività di venditore, al traguardo del primo mese?
Eu.760.00, ma a che prezzo?
Voglio essere ancora più realista, e considerare che per maturare lo sviluppo dei quattro stadi descritti, si possa impiegare un mese, al posto di ogni settimana ipotizzata, che porterà quindi il percorso dell’esempio ad esaurirsi in quattro mesi anziché uno.
Come venditore, avrei potuto, in uguale termine di tempo, guadagnare Eu.3.040.00, e ribadisco, a che prezzo? Potrebbe un tale ritmo di lavoro, prolungarsi fin qui, se non oltre, senza causare seri danni fisici e psicologici?
Nasce imperativa la necessità di considerare, di fronte a scelte razionali, che è indispensabile optare anche per la qualità della vita e l’unica indicazione, capace di accomunare le esigenze presenti in questo esempio, è il Network marketing.
Sottolineo, concludendo, che se io ho potuto raggiungere un guadagno di Eu.11.110.00, nel frattempo ci saranno 10 persone, che ne avranno guadagnati 1.100.00, 100 persone che ne avranno guadagnati 110.00, mille persone che ne avranno guadagnati 10.00 e diecimila persone che si stanno impegnando, per imparare a percorrere la medesima trafila..
Un’altra certezza, è che tutti gli 11.110 componenti il gruppo, possono scalare la medesima cima senza difficoltà particolari, purché credano nella condivisione, nella duplicazione e nella collaborazione.
Passiamo quindi a valutare questi elementi, per cercare di combaciarli con la nostra personalità.


Prima di proseguire la nostra analisi, desidero comunque, a definitivo complemento di questa comparazione, valutare anche da un punto di vista psicologico e logistico, i due soggetti del nostro esame.



A) Il venditore ha un superiore che gli programma orari, itinerari e tipologia del lavoro;
B) Il venditore è un dipendente diretto o lavora su mandato o per appalto, e per contratto deve agire in limiti precisi, dettati dai superiori diretti, budget compreso;

C) Il venditore ha diritto ad un periodo fisso, di 20 o 30 giorni di ferie, distribuiti secondo i propri criteri, dall’azienda;

D) Il venditore ha limiti territoriali e di settore, ben definiti ed inalienabili, delimitati dall’azienda;


E) Il venditore non può avere collaboratori, che non siano stati preventivamente esaminati ed accettati dall’azienda.

A1) Il collaboratore/cliente è libero di gestire il lavoro, in funzione delle proprie esigenze;

B1) Il collaboratore/cliente lavora per lettera di incarico, equiparato ad un libero professionista, senza obblighi nel consumo e nella distribuzione;

C1) Il collaboratore/cliente, decide di andare in ferie o meno, secondo le proprie esigenze, quando ne avrà deciso la necessità;

D1) Il collaboratore/cliente organizza il lavoro, nei luoghi e nei settori che ritiene maggiormente adeguati, secondo propri criteri insindacabili;

E1) Il collaboratore/cliente sceglie i propri collaboratori e ne segnala l’esistenza alla casa madre, che li considera, senza verifica, forza lavoro e li partecipa ai guadagni del collaboratore stesso.

Qualunque variazione si desideri apportare, al fine di ammorbidire la condizione di lavoro del venditore, si scopre che necessita di nuove tipologie contrattuali che ne sfigurano la natura giuridica e lo proiettano verso la libera professione, che è un contesto eccessivamente divergente da quella realtà contrattuale, quindi irrealizzabile.

(Continua)

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Luigi Mannori
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Tutti questi ragionamenti, ci spingono ad avvalorare l’importanza della duplicazione, ed ancor più risalta quanto quest’ultima, vera e propria esigenza del sistema Network, ci si proponga come una reale opportunità alternativa, dotata di impreviste certezze, che, perché possano meritare tale distinzione, dobbiamo imparare a riconoscere e gestire.
Tutti questi ragionamenti ci permettono di riconoscere al Network Marketing, i valori di solidità e continuità di un «lavoro vero», che ci pone alla stregua degli imprenditori, senza scaricarci, al contempo, tutti gli oneri ed i rischi che tale categoria vive sin dall’esordio di ogni propria iniziativa, poiché tali oneri sono sostenuti dal Network, in cambio della nostra disponibilità al consumo (massimo di garanzia richiesto).
Proiettati quindi nell’ambiente imprenditoriale, per coronare la nostra azione con il necessario successo, dobbiamo individuare quale parte di mentalità imprenditoriale possa identificare la giusta energia, capace di attivare la nostra iniziativa.
In qualsiasi attività, al di sopra di ogni tecnologia e dei più illimitati capitali, unica linfa rigeneratrice, è la partecipazione, la condivisione, e la direzione dell’intelletto umano.
Accertata la veridicità di questa asserzione, diamo uno sguardo alla struttura che il Network ci propone, per riscontrare che, più di ogni altro elemento (che si riduce a tramite), spicca la partecipazione umana, che mette quindi in risalto, quanto e perché sia importante la tanto nominata duplicazione (o anche la moltiplicazione- specifica necessaria a precisare che in ambienti affini ma diversi, questi due termini si usano per indicare la medesima meccanica.).
La gerarchia imprenditoriale, al contrario, è estremamente semplice, e parte da un capogruppo che, duplicando la propria figura e con essa i relativi diritti e doveri, altri non fa, che generare altrettanti capigruppo, con uguali diritti e doveri.
L’importanza per il successo del programma, è il trasferire, oltre alla disponibilità dei prodotti, la contestualità dell’impegno, senza timore di plagio o dispersione, perché la convinzione delle nuove file, supporterà con eguale energia i suoi stessi generatori.
Un’ultima caratteristica deve essere chiarita, prima di procedere all’analisi delle figure che compongono e costituiscono il gruppo, per dare totale risalto al fondamentale individualismo, alla base delle scelte, che riesce a rendere concreto l’espressione del pluralismo più ricercato, nelle sue risoluzioni terminali.
Abbiamo esposto una serie di esempi e comparazioni, necessarie per dimostrare l’efficacia e la potenzialità del sistema, e per necessità puramente statistica, abbiamo dovuto paragonare due tipologie di impegno a parità di condizioni, sia dal punto di vista del risultato economico, sia dall’ottica dell’orario impegnato.
Se questo può aver condizionato la vostra valutazione, relativamente all’orario e l’impegno richiesto, riportate la vostra attenzione sulla definizione di «attività di tipo imprenditoriale», precedentemente nominata, e sicuramente più pertinente, a definire l’effettivo impegno richiesto.
In realtà, l’amministrazione del Network, nell’affidarvi il mandato di collaborazione, non quantifica né l’orario di lavoro, né un budget da raggiungere, né, tanto meno, delle scadenze da rispettare, per la pianificazione di obiettivi e risultati: al massimo, allo scopo di incentivare il vostro impegno, potrà indicare traguardi più o meno appetibili, ma sicuramente possibili, che fra l’altro possono avere il doppio scopo di stimolarvi e misurarvi.
Chi si attiva in un Network, è risaputo e scontato, ha sempre un lavoro di base, o comunque, appena terminato un ciclo precedente, è alla ricerca di una nuova situazione, sicuramente tradizionale, ed affronta il network come una transazione provvisoria, «in mancanza di meglio».
Chi opera professionalmente nel network sa, che non può aspettarsi un impegno totale, ma che ognuno traccerà una parentesi, a favore dell’attività.
Per questo motivo, la pianificazione del lavoro, sia per la quantità che per la durata dell’impegno, è affidata completamente alle decisioni del collaboratore/cliente, perché non debba diventare una «croce» opprimente, e generare di conseguenza solo effetti negativi: l’aumento dell’impegno, ivi compresa un’eventuale decisione di proseguire l’attività in modo professionistico, sarà dovuto esclusivamente ad una maturità raggiunta, per esperienze particolarmente positive, nella collaborazione e condivisione del lavoro, con il suo gruppo di appartenenza.
La struttura aziendale di un Network è costituita dall’amministrazione, che gestisce i prodotti, la contabilità, l’immagine verso terzi, la logistica e tutto ciò che ruota intorno agli interessi legali e commerciali della società, e la «forza lavoro», costituita dalla massa di collaboratori/clienti.
All’origine di un Network, possono essere definiti alcuni «capi area», che, pur costituendo un primo punto di riferimento per coloro che si raccoglieranno da quel momento in poi, rappresentano delle figure improprie, per la natura del lavoro, in quanto le loro strutture, alimentate senza limitazioni di territorio, impiegano pochissimo tempo ad intrecciarsi ed accavallarsi, senza tuttavia recarsi danno, se i predetti Capi area sanno incentivare e predisporre i propri gruppi ad una corretta mentalità ed una solida etica comportamentale.
Nel momento in cui si aderisce ad un Network, in realtà, si sposa un programma definito da un capo struttura, e successivamente lievitato dalla collaborazione e partecipazione dei successivi collaboratori, alla quale anche noi avremo il diritto e il dovere di partecipare con elaborazioni proprie che, dopo un periodo di formazione necessario a dimensionare gli «input» ricevuti, non mancheranno di emergere, prima per emulazione, quindi per conscia convinzione e condivisione.
La base del lavoro è costituita dal dialogo e dallo scambio, entrambi piloti positivi del ragionamento, dell’analisi e delle conseguenti capacità di sintesi, promotori di azioni calibrate, destinate a costruire solidi strumenti, capaci di individuare e raggiungere altrettanto solidi obiettivi.
Per questi motivi, salta subito in evidenza quanto il palinsesto organizzativo, possa prevaricare l’importanza del prodotto stesso, che, pur restando l’indiscutibile soggetto del tema, può a volte apparire quasi superfluo.
E se valutiamo con maggiore attenzione, non possiamo non ammettere che per una struttura solida, ben concepita e compatta, sarebbe facile avvicendare differenti prodotti di pari qualità: che ne sarebbe di un prodotto, per quanto buono possa essere, senza questo veicolo? La risposta è ovvia.
Con questo non dobbiamo pensare che nel contesto, il prodotto rappresenti «l’elemento insignificante», ma prepararsi su un prodotto, è un fattore puramente mnemonico, aiutato da brochure e depliant, di solito esteticamente e graficamente meravigliosi, per cui rappresenta un compito risolvibile in breve tempo, e con un impegno sicuramente facilitato.
Quello che più ci deve impegnare è la consapevolezza che il nostro ingresso ha generato una nuova struttura, destinata ad accogliere una moltitudine di persone, che se non arrivano, per quanto il prodotto possa essere sensazionale, ci impediscono di decollare, anche dal punto di vista economico.
Perché ciò non avvenga, dobbiamo scoprire i valori individuali, che possono promuovere l’assimilazione del successo di chi ci sta intorno.
Anche se invita all’applicazione di tecniche apparentemente estranee alle nostre esigenze, suggeriremmo, per rinforzare il tema di questo paragrafo, la lettura di altro fascicolo, indirizzato espressamente alla figura dei venditori professionisti, intitolato «Formazione».
Se abbiamo coniugato il verbo al condizionale, è perché, allo stesso tempo ci rendiamo conto che queste letture possono apparire noiose e superflue, e che non avete tutto questo tempo a disposizione per accettare di «buon grado», simile invito.
Sarebbe comunque un valido aiuto, per stimolare la giusta dose di attenzione e conseguente convinzione, per un’inevitabile riflessione, una vera e propria meditazione, che vi aiuti a scindere i vostri pregi dai difetti, le vostre debolezze, dagli spunti di caparbietà, e pilotarvi verso quella stabilità e sicurezza che vi sono indispensabili, per affrontare gli impegni con minore fatica, e si perseguono con difficoltà, senza l’aiuto di un equilibrio interiore.
Ciò detto, precisiamo che non si esclude che lo abbiate già raggiunto, ma questo è un messaggio generico, indirizzato ai più deboli e meno abituati a temi che viaggiano parallelamente a discipline complesse, come la psicologia e l’etica.
Probabilmente, se aveste letto queste pagine prima di avvicinarvi al vostro gruppo di lavoro, il fatto di saper discernere la valutazione del prodotto, dall’importanza della duplicazione, vi sarebbe stato molto di aiuto, per ascoltare con orecchio più attento, ed interpretare la giusta strategia, che molto probabilmente vi era stata indicata nella sede della vostra prima presentazione.
Appena arrivato, il collaboratore che desidera ottenere risultati utili, che diano un senso reale a quella «ricerca di lavoro», che in fin dei conti è all’origine di quest’incontro, deve preoccuparsi solamente di conoscere bene il prodotto, possibilmente gli equivalenti della concorrenza, e la strategia del gruppo nel quale va ad operare.
«Padroni del prodotto», obiettivo raggiungibile assistendo a tre o quattro meeting (due o tre, per i più brillanti), cominciare a compilare la nostra «lista nomi», e visitarli con l’aiuto del capogruppo, o suo incaricato, per formare la nostra prima linea.
Qualche sortita in compagnia di una persona esperta è necessaria, soprattutto perché, dovendo prevalentemente istruire altre persone ad emularci, non possiamo non sperimentare sul campo, la nostra futura materia di insegnamento, e farlo affiancati da un esperto, ci permette, al contempo, di non sciupare potenziali collaboratori, e cominciare quindi a raccogliere risultati sin dalla prima applicazione pratica.
E’ molto importante, dal capogruppo, carpire il metodo, cioè quei possibili spunti utili, per rompere il ghiaccio e trovare il «coraggio»di proporsi, non importa come, ma nel più breve tempo, perché non si può concretizzare nulla, senza il punto di riferimento della prima esperienza, che detta le coordinate per la prosecuzione dell’azione.
E’ assolutamente innegabile che ciò che aiuta a perfezionare concetti, discorsi, più che lo studio mnemonico, teorico, è l’applicazione pratica ma, cosa ancor più importante, anche perché collima perfettamente con la vostra prossima necessità, l’insegnamento.
E’ decisamente necessario capire quanto sia importante l’insegnare un argomento: ci permette di esprimerci con attenzione, evolvendoci, per l’esigenza di incontrare comprensione e consenso, ma anche di apprezzare la comunicazione come nostro obiettivo e motivo di aggregazione, poiché esalta proprio quei concetti di partecipazione, condivisione e collaborazione che ritroviamo come soffio vitale per il nostro gruppo di lavoro.
Costruita in modo embrionale, questa mentalità di fondo, si è praticamente in grado di autoeleggersi capigruppo, e, provvedendo ad evolvere il progetto già esistente con la dovuta coscienza, si può anche cominciare ad esaminare una propria autonomia, ma è molto importante che ogni suo sviluppo, comprenda i principi generatori del contesto, in quanto fino a quel momento realizzato dalla struttura, oppure, in un progetto più ampio, ne includa comunque l’essenza originale: i cambiamenti che stravolgono la coerenza di un discorso, proiettano il cuore del medesimo in una dimensione completamente estranea, che potrebbe anche contrastare a tal punto da dissolverlo per incoerenza e confusione.
Non bisogna mai dimenticare, che sia il venditore professionista, sia il collaboratore/cliente, anche se hanno diverse finalità nell’approccio alla tipologia della propria vendita, troveranno, sempre e comunque, un percorso parallelo dal quale entrambi non possono prescindere, che è la classica lama a doppio taglio, capace di esaltare o distruggere, e che cercheremo di sintetizzare per quanto ci possa essere utile: la psicologia.
Dal momento che diventiamo operativi, inizia al contempo la nostra attività di Capigruppo
Per questo motivo, dobbiamo valutare con attenzione le nostre prime mosse, perché sono quelle che caratterizzeranno la nostra struttura, condizionando quindi, l'evolversi della nostra azione, e con essa, tutta l'architettura della struttura medesima, nei suoi sviluppi futuri e nei suoi tempi di realizzazione.
Un esame del prodotto e delle sue potenziali funzioni, ci può aprire ad un ragionamento, che ci impone di considerare, data la natura propria delle strutture del Network marketing, due soggetti distinti, ma inscindibili, che sono la tipologia dei clienti interessabili e le aree colpite da maggior interesse per le caratteristiche del prodotto.
E' evidente che, da un'analisi di questi due soggetti, trarremo le indicazioni necessarie per individuare gli aspiranti alla nostra prima linea.
Riempire le file "a casaccio", significa varare l'attività giocando con la pericolosa incognita di una struttura che non decolla, per carenza di interesse, o per generale pigrizia, comunque per assenza di motivazioni, che impediranno il vostro necessario sviluppo e con esso, l'altrettanto necessaria spinta, per la sopravvivenza del gruppo.
Non dimenticate, che qualunque siano gli stimoli che possono indurre più persone ad abbracciare il vostro progetto, per esistere e mantenersi nel tempo, hanno bisogno di un compenso reale, nel nostro caso di un compenso economico, chiaramente tendente a levitazione, perché questo obiettivo, lo avrete indicato voi, nella presentazione dell'attività, e chi vi avrà seguito, si atterrà esclusivamente a questa indicazione.
Ecco perché bisogna scegliere con attenzione la prima linea, ed ecco perché, qualche pagina addietro, parlando di parenti ed amici, vi abbiamo suggerito di porre alcune obiezioni sulla loro seria candidatura, per i motivi che di seguito vi denunciamo.
La prima linea, deve essere possibilmente formata da persone che condividano fermamente il vostro progetto, e di conseguenza, applicando i vostri medesimi criteri di valutazione, si attivino senza indugi ad individuare la propria prima linea (la vostra seconda), considerando essenziale messaggio per gli aspiranti, l'individuare a sua volta la loro prima linea (la vostra terza), con il massimo della determinazione e così via.
Nell'espletare questi compiti, ogni elemento dovrà considerare il livello di saturazione del mercato a disposizione, per scongiurare decisamente, in prossimità del suo verificarsi, il rischio di blocco per l'ulteriore sviluppo della struttura.
Perché ciò avvenga è necessaria la totale sintonia con il pensiero del cespite, con il suo progetto iniziale e con le sue potenzialità di applicazione, all'evoluzione dello stesso, tutte componenti che trovano consenso, più in una partecipazione attiva, che negli effetti di una convivenza obbligata, resa anonima dall'abitudine e dalle costrizioni, cucite nel tempo dalle tradizioni familiari.
Se quanto appena asserito può apparire eccessivo, tenete in considerazione che all'origine dei rapporti che stiamo valutando, c’è una ricerca di lavoro o, quanto meno, una vostra offerta, che ha comunque trovato l'interlocutore nella necessità di accettarla.
Ciò può avvenire prevalentemente, in fasce che non trovano la totale soddisfazione dei loro bisogni, in quanto guadagnano, ed è molto probabile che facciano parte di una fascia medio-bassa, prossima alla soglia di povertà, soprattutto oggi, che è stata elevata di alcuni punti.
Facilmente, negli ambiti familiari che ne costituiscono la stragrande maggioranza, convivono forzatamente due tipologie di giudizio: l'attribuzione di genialità ad oltranza, spesso ingiustificata, per una parte della famiglia, contrapposta ad un "quasi disprezzo" per riconosciuta "tonteria", per l'altra parte.
E' la storia di Caino e Abele, Guelfi e Ghibellini, Nordisti e Sudisti, che riesce sempre a rinnovarsi, secondo tenebrose tradizioni, che non riescono a scaricare le loro trame tribali, a dispetto del progresso democratico e dell'evoluzione sociale.
Anche se può apparire una visione alquanto paradossale, dobbiamo purtroppo riconoscerne la reale esistenza, ipocritamente rinnegata o quanto meno mascherata, ma presente a tal punto, da riconoscerne gli effetti, valutando con maggiore obiettività, gli squilibri che gestiscono gli affetti e la considerazione, all'interno delle nostre famiglie.
Tutto ciò con "beneficio d'inventario", visto che qualche famiglia fa eccezione, ma questo "qualche", purtroppo, rappresenta una percentuale che non può neppure gridare al "diritto al ballottaggio".
Ne deriva che è difficile che proprio noi, non si faccia parte di quella rarefatta pattuglia, che è cresciuta mai troppo esaltata, né poco vilipesa, per cui, presentando tale progetto in famiglia, l'essere ripagato con una glaciale indifferenza, potrebbe già rappresentare l'accreditato paragone con una vincita alla lotteria.
A questo punto, il quadro comincia a delineare le sue forme "finite", e permette quindi, anche la lettura dell'infinità di sfumature che le evidenziano, diventandone parte integrante e dichiarando la ricchezza della immagine stessa, che senza di esse non riuscirebbe a risultare completa.
Grazie a questo paragone, nella nostra analisi, dobbiamo individuare gli sviluppi naturali di una struttura così impostata, e prevenirne l'evoluzione, per non farcela sfuggire di mano.


(continua)

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Luigi Mannori
Senatore


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Inserito - 11/07/2007 :  23:01:25  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori
Come previsto, il prodotto continua ad essere lo strumento innominato, sott'inteso nella descrizione delle priorità, che accentrano l'attenzione sulla crescita del gruppo.
La ragione ci indica che quest'ultima, in fin dei conti, collima perfettamente con la crescita delle vendite, poiché, per la natura dei nostri distributori, non può prescindere dalla loro moltiplicazione.
Continuiamo quindi a dedicarci allo sviluppo del gruppo, poiché solo da lì dipenderà lo sviluppo delle vendite e dei conseguenti guadagni.
Dobbiamo considerare, proprio in riferimento alle sfumature, che il nostro gruppo è composto prevalentemente da dopolavoristi e nullafacenti, persone quindi già impegnate in attività più o meno pesanti, di conseguenza psicologicamente provati, comunque stanchi, anche se motivati e determinati, oppure privi di abitudine al lavoro ed a qualsiasi fatica.
Queste caratteristiche, in una molteplicità di comportamenti, fra i più disparati, si manifestano già dai primi colloqui, quelli indirizzati all'acquisizione di un nuovo elemento.
Vi troverete di fronte a persone decise a guadagnare in ogni modo, altre timorose della propria incapacità, ma desiderose di provare, quindi soggetti convinti di spaccare il mondo, per altri che hanno addirittura paura a sottoscrivere il mandato per l'incarico, senza contare la molteplicità di persone che s’informa e sparisce, per timore di coinvolgimenti che ancora non conosce e non ha voluto conoscere, riuscendo a non farsi rintracciare più, neppure con il cellulare.
Per far fronte a tutto ciò, c’è solo un metodo: proporre con semplicità, senza esagerare nulla, senza promesse di stravolgimenti, facendo attenzione a quanto delimitato dai parametri posti dalla società, a difesa delle reali caratteristiche del nostro prodotto.
Non si deve sottovalutare lo studio di settore condotto dall’azienda per la definizione del prodotto e l’individuazione del territorio e delle categorie da rifornire.
Tutto questo è stato progettato e realizzato da “equipes” di esperti programmatori, e l’unica veste che lo può calzare senza alterarlo, è la più semplice sincerità ed il coerente rispetto delle istruzioni ricevute: solo con una presentazione costruita su questi motivi, riusciremo a liberare l’eccezionale capacità di penetrazione del mercato, di un prodotto impacchettato appositamente per perseguire questo obiettivo.
Parallelamente, la semplicità di esposizione, tenderà a rilassare gli interlocutori, perché stimolerà in loro il giudizio di un altrettanto semplice impegno per la diffusione.
Certamente bisognerà adeguare l’approccio, alle esigenze delle diverse tipologie di comportamento con cui andremo a confrontarci, ma sempre con la sicurezza di un’evidente semplicità, che scopre la sua forza nel coinvolgimento di una moltitudine, sicuramente interessata.
In questa fase, per le matricole, sarà necessario, a maggior ragione, praticare l’affiancamento, per assorbire i parametri fondamentali per aggiustare il punto di vista della nostra esposizione dell’attività, al fine di assecondare le necessità dei nostri interlocutori, ma senza alterarne natura e concetti.
Per l’unico caso un po’ al di “fuori del coro”, sarà opportuno lasciargli copia di ogni contratto e materiale illustrativo, perché lo sottoponga all’esame di un professionista si sua fiducia, e torni con la serenità indispensabile, per avviare un rapporto di lavoro, basato sulla coerenza reciproca, viceversa, il non rivederlo, può rappresentare un guadagno ancor più sicuro.

Sorvolando col pensiero quanto sin qui esaminato, non possiamo non riconoscere, tra le necessità di base del capogruppo, la disponibilità totale all’istruzione ed all’assistenza dei nuovi entrati.
E’ questa un’esigenza che viaggia su due binari paralleli, reciprocamente indispensabili, per la stabilità del lavoro, che non possiamo limitarci a valutare per quanto stiamo vivendo, bensì proiettandoli nel futuro, molto probabilmente prossimo, per non farci cogliere impreparati dal naturale sviluppo di una struttura Network, che può vantare la concomitanza di molteplici fattori positivi, e produrre spinte esponenzialmente efficaci, al proprio sviluppo, sovente in modi imprevedibili.
In funzione di ciò, ci dobbiamo riconoscere tempi molto brevi, per una serie di tappe obbligatorie, che non possiamo evitare, se tutto funziona per il verso giusto, pena la disgregazione del nostro lavoro, svolto sino a quel momento.
Ed è solo l’ipotesi di uno sviluppo favorevole, per la quale dobbiamo premurarci di impostare la nostra azione, in “primis” perché porterebbe le conseguenze più impegnative, ed inoltre, per due motivi molto semplici acuti, partoriti dalla logica più disarmante: pensare proiezioni positive, è di per sé una positività, capace di alleggerire qualsiasi fatica ed è generatrice di entusiasmo, quindi creatività; ritrovarsi di fronte ad un inatteso insuccesso, vi farà riscoprire un’enorme quantità di tempo libero, a disposizione, per la ricerca degli errori commessi, ed una ripartenza per la prova successiva,
Fra l’altro, cercare subito i motivi di un insuccesso, permette di dimensionarlo e limitarne quindi gli effetti negativi, per la sovrapposizione di un nuovo impegno, ed anche questa è un’azione decisamente generatrice di positività, capace di annullare completamente gli effetti dell’insuccesso stesso.
Tornando allo sviluppo in senso positivo, provate a pensare, in quanto possibile, cosa accadrebbe se le vostre cinque file si sviluppassero nel tempo logico di cinque sole settimane! Vi trovereste a dover comunicare con 100.000 persone, e non è uno scherzo da poco, il poterlo, e saperlo fare.
Per capire come arrivarci, torniamo all’origine del discorso sulla duplicazione, per scoprire che avevamo indicato di cercare i nostri primi dieci, aiutarli a svilupparsi come noi, e prepararsi ad assisterli per fare altrettanto: è proprio qui il nodo del successo.
All’origine, sono solo dieci che voi, con l’esempio della vostra totale disponibilità, abituerete ad un identico comportamento.
Se valutate con attenzione, per ogni nuovo entrato, ci saranno solo dieci persone da seguire, che in quattro colpi vi porteranno ai risultati sbalorditivi, nominati poch’anzi.
Quando i vostri primi dieci si saranno avviati alla duplicazione, per voi sarà passata la prima ondata di lavoro, e dovrete disporvi a intervenire, con la vostra assistenza, solo dove si troverà un elemento particolarmente debole, bisognoso quindi di cure più prolungate.
Nel frattempo, dovete preparare i vostri primi dieci, ad organizzarsi per alleggerire a sua volta l’impegno, esattamente nel modo che avete usato voi.
In questa fase, vi dedicherete maggiormente alla gestione burocratica del gruppo, curandone le attivazioni e l’approvvigionamento della merce ( cose che comunque fanno parte della vostra assistenza alla prima fila).
Sarà indispensabile allestire sul vostro PC, fogli di lavoro con griglie estensibili ai numeri che si verificheranno a progetto finito, perché più aumenta il numero degli ingressi, più difficile sarà per voi, se non provvedete sin dall’inizio con elenchi flessibili, riuscire a mantenere il controllo di una massa che cresce in misura esponenziale: il continuo aggiornamento di un archivio che includa tutti i dati identificativi della vostra down line, vi permetterà in ogni momento, un qualsiasi intervento, sia di supporto, che a correzione d’errore, che di assistenza, ed è uno strumento indispensabile, soprattutto perché, in fin dei conti, voi conoscerete personalmente le persone della vostra prima linea, e poche altre, che in breve rappresenteranno un pugnetto di sabbia, adagiato sopra una duna.

Per gestire una formazione così imponente, senza trovarsi coinvolti ed invischiati in consuntivi di spesa non, o mal preventivati, c’è solo un sistema: abituare la vostra prima linea a frequentare meeting periodici (almeno settimanali) e soprattutto, a tramandare questa necessità alle loro future down lines.
Il meeting deve diventare il riferimento irrinunciabile, per tutti gli iscritti, poiché in esso si può trovare l’istruzione necessaria ed al tempo stesso il nostro campo di prova per l’insegnamento e la comunicazione, senza contare che l’esistenza di un centro di raduno stabile, semplifica l’accostamento di terze persone all’attività della struttura e ne incentiva la crescita.
Anche dal punto di vista personale, il meeting rappresenta comunque un buon momento di aggregazione, quindi, di socializzazione, fattore fortemente positivo, sia dal punto di vista personale, che professionale.
Il meeting presuppone la scelta di un luogo adeguato, che abbia un costo contenuto e che sia attrezzabile con programmabilità progressiva, condizionata chiaramente dalla potenzialità economica del gruppo.
Poiché “disadorno” viaggia a braccetto con “inospitale”, le prime riunioni sarà bene organizzarle in un locale pubblico disponibile alla nostra periodica invasione, poiché ci aiuterà, grazie alla sua immagine già rodata, a rendere accoglienti le nostre prime riunioni.
Il capogruppo dovrà fare attenzione che, all’interno del gruppo, chi non ha disponibilità economiche per il superfluo, possa non essere assillato dall’obbligo della consumazione, per evitargli inutili mortificazioni, quindi un allontanamento dal gruppo, quasi scontato.
Dovrà altresì organizzare più meeting, in orari diversi, per dare a tutti la possibilità di partecipare, senza dover compiere sacrifici eccessivi per la routine di impegni personali.
Le presentazioni di carattere tecnico e illustrativo, devono essere molto sintetiche, per non stancare gli intervenuti, per dare più spazio al dialogo, che è indicativo per la partecipazione, ma soprattutto, deve incoronare, quale motivo dominante, l’allegria.
Una conversazione simpaticamente allegra, invoglia chiunque a partecipare e ritornare, il più spesso possibile, e crea un clima di condivisione collettiva, che permette di analizzare senza prevenzione i fattori positivi e negativi degli impegni da affrontare, senza distinzione ma predisposti alla comune ricerca di un ragionamento costruttivo.
Con l’espandersi del gruppo, sarà necessario disporre di un locale che permetta l’avvicendamento di gruppetti frazionati, con criteri adeguabili alle esigenze generali ( orarie, per capigruppo, per etnie, ecc…..) e periodicamente, il ricongiungimento degli stessi in una riunione dell’intera collettività o della sua maggioranza possibile, per rinnovare o scoprire il gusto della considerazione, “quanto siamo cresciuti!”
I meeting, oltre che in momento di applicazione delle teorie, o di accostamento alle stesse, ha la capacità di fornire parametri personalizzabili, di grande aiuto per la maturazione individuale, offrendo per sua naturale impostazione, i vantaggi e le caratteristiche di assemblea costituente e vera e propria terapia di gruppo, riunite in un’unica combinazione, che bisogna solo imparare a gestire, a suggerirne la frequentazione, ma usufruirne a sua volta, senza pregiudizi, né ipocrite o egoistiche interpretazioni, perché per chi è già attivo, può rappresentare un motivo d’orgoglio, e per i nuovi, un punto di riferimento stimolatore di un maggior senso di sicurezza.
Proprio grazie ai meeting, ogni capogruppo acquisire e raffinare nuove conoscenze e sperimentarsi, anche con i principi psicologici che riterrà voler sviluppare, indispensabile bagaglio che non può mancare nella cultura di chi intende dirigere, per lo meno in misura contenuta, e riservata a quei pochi dogmi, fondamentali piloti per la vita di un gruppo, la sua sopravvivenza ed il sua sicuro e stabile progresso.
Il tempo insegnerà a diffondere, nella struttura, principalmente il confronto con queste materie, ma è un obiettivo che si può intravvedere e raggiungere, solo attraverso la semina della “cultura del meeting”, l’invito alla partecipazione, ma soprattutto, ciò che può veramente rappresentare l’arma vincente e coinvolgente, l’esempio personale, che in chi è a capo di qualsiasi cosa, non può prescindere in quanto “prima rappresentazione” a sostegno dell’insegnamento.

Per sommi capi, siamo arrivati a ipotizzare la crescita di una struttura che, nel tempo, ha bisogno di aggiustamenti continui, per i parametri della sua azione, e vediamo, al raggiungimento dei nostri obiettivi, se possa essere fondamentale, o quanto meno utile, il prevederne possibili riduzioni di spinta se non addirittura il disfacimento, e per quali motivi.
Una precisa legge di mercato detta la tendenza di ogni azione, finalizzata a scopi commerciali, in base alla quale, l’uscita di un prodotto, supportato da una perfetta promozione e diffusione, su un mercato dato, disegna una curva ascendente piuttosto netta, che va ad ammorbidirsi in un secondo periodo, per raggiungere una condotta normale, in una terza fase, mista di alti e bassi, secondo la reazione dei consumatori.
Traducendo questo ideologico grafico in sensazioni, possiamo così spiegare il percorso che ha disegnato il nostro prodotto, per capire le prossime tendense.
La netta impennata iniziale, è data dall’intervento di consumatori fortemente interessati, per motivi propri, al consumo di quello specifico prodotto e degli speculatori, che vedono in questa fase, una reale possibilità di beneficio economico.
Una struttura Network non è esente da questa meccanica, infatti, al vertice di una struttura troviamo i professionisti, che hanno dato ampio valore alla peculiarità del prodotto ( gli speculatori) e i consumatori abituali del prodotto stesso.
La seconda fase, successiva all’uscita del prodotto, è la risultante dell’azione pubblicitaria, che convince una parte di consumatori sull’utilità di un prodotto che conosceva poco e che non consumava per non conoscenza, e nel nostro caso, corrisponde alla fase in cui il prodotto comincia a dimostrare che è capace di portare a casa moneta contante, oltre alla qualità che dichiara.
La terza fase, rinforza l’affermazione sul mercato stesso, supportata dall’abitudine al consumo e dalle prosecuzioni delle azioni di promozione che l’aiutano a superare la tendenza all’inflazione, che per noi si può rapportare alle dilatazioni eccessive delle file terminali delle sue molteplici strutture, che stentano quindi a moltiplicarsi ulteriormente.
Ne deriva quindi, che se una ditta produttrice deve rinnovare periodicamente il proprio catalogo per combattere l’abitudine al prodotto stesso, ed il rilassamento del bisogno di possederlo, in modelli più aggiornati, la struttura Network, vivendo di riflesso questa fase della diffusione, tende a perdere spinta, con l’allontanamento dai vertici generatori della stessa, e il graduale esaurimento di motivazione nei confronti del prodotto medesimo, a quel punto talmente diffuso, da cominciare a denunciare un inizio di saturazione del mercato.
La difficoltà di duplicazione, conferma il suo stretto legame con il fatturato che, pur avendo raffigurato un picco, se riferito ai dati globali dell’azienda, produce redditi sempre più bassi per le nuove file, che, non incentivate economicamente, abbandonano l’attività in tempi molto brevi, che producono forti ripercussioni di flusso sulle file immediatamente superiori, che di conseguenza tenderanno a seguire la stessa sorte.
Ne deriva un’azione a fisarmonica, che coinvolgendo un numero sempre più alto di file inferiori, invita a sfiduciare tutto il programma aziendale, poiché dette file, sono quelle che raccolgono le più grosse quantità di clienti/distributori.
Unico rimedio a questo inevitabile declino, è la capacità di rinnovamento dell’amministrazione del Network al vertice, che con l’ampiamento ragionato dei servizi da distribuire, può rallentarne la demotivazione, fornendo soluzioni adeguate, soprattutto a soddisfare le esigenze dello zoccolo della struttura.


Per quanto si è avvicendato sino ad oggi nei mercati, in fatto di Network, l’argomento potrebbe considerarsi esaurito, pronto per essere ampliato e discusso, ma potenzialmente completo.
Chi è arrivato fin qui, comunque, non può non rendersi conto, che tutti questi elementi, tracciano intorno al nostro panorama di ragionamenti, una seria di confini netti, chiaramente delimitanti una struttura che, con tutti i difetti e le imperfezioni che le si volessero attribuire, rappresenta un valore molto più elevato di quanto non appaia negli esami più frazionati, che ne hanno costituito il percorso evolutivo.
Una struttura di questo tipo, ha un valore commerciale e commerciabile, molto al di sopra della copertina che offre, e si chiama “Potere di contrattazione”.
Per dare una risposta esauriente a questa definizione, occorrerebbe, più che una pubblicazione formativa, una vera e propria enciclopedia di concetti, progetti e risoluzioni, ma vogliamo stimolatre anche in tutti voi, il dialogo verso il fine del nostro progetto iniziale, che potrebbe diventare disegno comune, con un’opportuna prosecuzione del confronto, per una ulteriore ricerca di collaborazione, partecipazione e condivisione, chiudendo il nostro esame con alcune domande, che intendono sottolineare l’importanza di quest’ultima definizione:

a) Riuscite a pensare, per una struttura di questo tipo, cosa potrebbe rappresentare il restare compatta e riproporsi a qualsiasi imprenditore?!
b) Cosa accadrebbe se con piccoli investimenti, sottratti a un guadagno straordinario, si potesse accedere a servizi essenziali, alternativi?!
c) Un simile potere di contrattazione, potrebbe essere ignorato dal mondo politico e dalle pubbliche amministrazioni?!
d) …..e dalle Banche, dalle Finanziarie, dalle Assicurazioni?!

C’è solo un modo per saperlo: parliamone!




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Luigi Mannori
Senatore


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Inserito - 12/09/2007 :  00:04:33  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Luigi Mannori  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Luigi Mannori
Come tutti i settori dell’attività umana, anche il Network Marketing è in continua evoluzione, ha sposato le più avanzate tecnologie e si ripropone con nuove strutture, sempre più dinamiche ed appetibili nei risultati, esasperatamente indirizzate a sostenere la meritocrazia pura.
Per poter capire la direzione e la fattibilità dei risultati del nuovo Network, è necessario formulare un giudizio sui sistemi tradizionali e quindi, con una attenta analisi delle regole indicate nei corsi di formazione del vecchio corso, sintetizzare quelle che possono avvalorare le nuove strutture e liminare quelle legate a preconcetti e distorsioni, tipiche delle fasi primarie, nella diffusione di qualsiasi disciplina.
Nel vecchio sistema il successo dell’attività era concentrato nel “meeting”, punto focale imprescindibile per lo sviluppo della struttura e quindi per il raggiungimento del risultato economico e la soddisfazione nella scalata alla carriera.
Quest’ultima era anche il catalizzatore del successo e della sua durata, quindi della stabilità dell’intera attività lavorativa.
Chi pensa che il Network Marketing fosse una attività per fannulloni e perditempo, ha emesso un giudizio superficiale ed inconsapevole, tipico di chi non ha mai provato a sperimentarlo o, se lo ha fatto, lo ha affrontato nel peggiore dei modi, con insegnamenti ed indirizzo completamente errati.
Essendo il meeting lo strumento rappresentativo essenziale per lo sviluppo di qualsiasi programma in Network Marketing, salta subito in evidenza che non tutti erano in grado di riuscire a svilupparsi poiché dalla completezza dell’immagine e dei contenuti del meeting dipendeva totalmente la possibilità di espansione, quindi il raggiungimento del risultato economico.
E’ evidente che la meritocrazia trovava spazio in misura marginale e consequenziale, mentre era necessario, meglio, fondamentale una forte capacità economica per esprimere un’immagine migliore, capace di accentrare curiosità e partecipazione e dare al meeting il suo necessario carattere di pilota ed interprete della figura del “testimonial”.
Conseguenza logica, anche nel Network la carriera privilegiava i capitalisti e i benestanti: certamente anche gli economicamente disagiati avrebbero potuto “partecipare al sogno” ma previa accettazione di tempi di realizzo lunghissimi e sacrifici economici pari a qualsiasi altro tipo di carriera.
Essendo l’emulazione del riferimento diretto la linea di approccio suggerita, per chi non disponeva di sufficienti mezzi da investire nell’attività, diventava difficile immaginare “il sogno” quale obiettivo immediato e realizzabile in tempi accettabili, per chi dal lavoro si aspettava anche i mezzi di sostentamento.
E’ così che il progetto, comunque fosse presentato, appariva distorto dalla concomitanza di elementi eterogenei, spesso economicamente e socialmente distanti, tendenti a divergere ulteriormente per effetto dei tempi di concretizzazione necessari.
Chi si incaricava della formazione faceva leva principalmente sull’individuazione ed il riconoscimento dell’autostima, considerata chiave di una motivazione indispensabile ma quasi mai indicata con totale perizia per l’avvicendarsi rapido di classi di istruttori a sua volta istruiti in tempi estremamente brevi, privi quindi di quella sperimentazione necessaria all’evoluzione di chi si dedica ad attività tanto delicata, quanto complessa.
Il risultato, ovvio, era denunciato dalla capacità di sviluppo dei rami nati dagli istruttori “istituzionali”, saturi di esperienza, capaci ed ancora vogliosi di presenziare ai meeting di tutte le squadre nate sotto di loro, in contrapposizione a nuovi gruppi, sbandati in quanto mal guidati, soggetti ad un ricambio vertiginoso tra gli affiliati, quindi nessuna capacità di sviluppo verticale, in profondità o quanto meno a livelli minimi indispensabili a ricreare i presupposti capaci di evidenziare il beneficio dell’azione di una struttura Network.
Il risultato, partorito da fatica gratuita e delusione, era il rapido abbandono dell’esperienza e la pesante critica negativa, inevitabile giustificazione di una tendenza generale a riversare sul sistema colpe assolutamente individuali, attribuibili più agli sponsor che ai cadetti, comunque spesso non riconosciute se non addirittura non individuate.
Altri elementi importanti erano la frequenza e la continuità del meeting, poiché rappresentavano la stabilità dell’assistenza, importante soprattutto per chi attendeva dal proprio impegno risultati concreti.
Non si può non considerare che i meeting frequenti obbligavano ad altrettanto frequenti spostamenti, quindi alla disponibilità di mezzi di trasporto adeguati, anch’essi strumenti delimitatori di ostacoli, a causa delle conseguenti spese di gestione collaterali, contribuenti ad ampliare le difficoltà a carico degli operatori meno abbienti.
Ultima considerazione ma non certo per importanza, i fattori psicologici frutto delle combinazioni degli elementi su esposti, assolutamente capaci di condizionare gli umori di ogni operatore, evidenziando le sensazioni di disagio e le apprensioni per ogni incertezza, o gonfiando eccessi di ottimismo, alterando comunque gli equilibri nella logica e nel raziocinio che, al contrario, necessitano di essere sperimentati con serenità e concretezza, per convertirsi in risultati acquisiti.


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