Renato Attolini
Senatore
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Inserito - 22/08/2007 : 23:17:34
Se anche non fosse stato un film incentrato su fatti realmente accaduti, l’impatto emotivo sarebbe stato comunque fortissimo. Il sapere che trattasi di storie vere lo rende addirittura angosciante. Jennifer Lopez è una giornalista rampante che viene inviata a Juaréz città di confine (Bordertown appunto) fra il Messico e gli USA per scrivere un articolo su dei numerosi omicidi che si stanno verificando a danno di giovani operaie di fabbriche che producono in serie televisori ed altri elettrodomestici. Con l’aiuto di un collega all’inizio recalcitrante (Antonio Banderàs) viene a contatto di una realtà agghiacciante: il numero delle donne stuprate ed uccise che ufficialmente è indicato in poco meno di 400 in realtà sfiora i 5.000. Oltretutto nessuno, né i due governi né la polizia locale, pare intenzionato a collaborare in quanto l’accordo che prevede l’impiego di questa manodopera a bassissimo costo fa comodo a molta gente. Jennifer Lopéz ha ricevuto un riconoscimento per l’impegno profuso a favore delle vittime di questa cittadina messicana, ma come attrice (mio parere personalissimo) continua a non entusiasmarmi come invece fa nelle vesti di cantante. Non è che non la ritenga brava, ma non riesce a trasmettermi alcuna emozione al contrario di tante sue colleghe/i. Ottima interpretazione di Antonio Banderàs e semplicemente appassionata e drammatica quella di Maya Zapata, vera protagonista della pellicola nella parte di Eva, una delle tante vittime che riesce a sfuggire ai suoi aguzzini. Bellissima la canzone finale di Jennifer Lopèz (Porqué la vida es asì) e qui la cantante dà il meglio di se fornendo un’interpretazione struggente, accorata e straboccante di sentimento ferito.
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