Renato Attolini
Senatore
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Inserito - 09/09/2007 : 17:27:19
CAPITOLO 1° Basta! Ho deciso di farla finita, non è più vita! Come se non bastasse lo stress del lavoro, dei problemi in famiglia, di tutto quello che mi circonda, ci mancava anche questa! I foschi e cupi pensieri uniti fra loro alla guisa di una micidiale bomba esplodono con violenza nella mia mente intanto che osservo il piatto di cavoli e carote bollite, squallido contorno di una misera fetta di fesa di tacchino. La punizione per chi ha ecceduto negli stravizi. Fisso il vuoto davanti a me e intravedo un’immaginaria giuria che ha emesso la sua sentenza: “Per il reato di cui agli art….etc.etc. del codice di Procedura Alimentare l’imputato è stato riconosciuto colpevole e pertanto è condannato alla pena di mesi 5 di dieta ferrea. La seduta è tolta.” “Vostro Onore, Signori Giurati, Vi prego ascoltatemi! Fu vera colpa la mia?” sto implorando a mani giunte “Mettetevi la mano sul cuore! Ebbene si, non ne ho fatta una giusta in vita mia, ma proprio per questo mi son tuffato fra le braccia dell’amico Cibo, unica vera consolazione ad un’esistenza piatta e contrassegnata da errori su errori. Quale altro mai piacere potrò provare altrove che mi soddisfi in uguale misura! L’arte, la cultura? E’ vero, ma quelle appagano lo spirito non lo stomaco! Il sesso? Suvvia Signori, guardatemi, ho oltrepassato la cinquantina, non sono mica Richard Gere che “cuccherebbe” anche a novant’anni e se per caso una donna mi guarda la prima cosa che mi viene in mente e che ho qualcosa di sbagliato addosso. Come dite? Mia moglie? Si, d’accordo, ma dopo mi viene sempre fame, quindi vi prego non privatemi di questa gioia!” “Imputato, silenzio! Questa è la sentenza e se non volete scontare la pena, avete solo un’alternativa: continuare come volete voi e morire! E va bene, allora! Meglio la morte! La raggiungerò tornando ad assaporare delizie gastronomiche senza alcun freno inibitorio e poi sarà quello che sarà. Come in quel film di Marco Ferreri di 30 anni fa “La Grande Abbuffata” nel quale i protagonisti decidono di suicidarsi ingoiando prelibatezze di ogni specie in quantità industriale. Farò lo stesso! Allontano con ribrezzo il piatto davanti a me e mi dirigo al frigorifero: ahimè! Verdure, frutta, yogurt e poi…ah no! Seminascosta vedo una bella confezione di wurstel giganti! Non faccio in tempo a prenderla che già moglie e figlia me la strappano di mano. “Vergognati!” urlano all’unisono “Sei a dieta! Quelli li mangiamo noi!” Eh, già, loro non la fanno la dieta, neanche per solidarietà! Figuriamoci! Guardo l’orologio: sono le otto di sera. Splendido! I supermercati chiudono alle nove e qualcuno anche alle dieci. Quanto li odio il sabato e nel periodo natalizio ma quanto li benedico, quando hai un bisogno improvviso! Esco di corsa, incurante delle proteste e mi dirigo velocemente ad uno dei tanti grandi magazzini della zona. E’ ovviamente aperto, non c’è neanche tanta gente e compro di tutto, saziandomi già solo con gli occhi. Mentre molto soddisfatto mi dirigo all’uscita i crampi mi prendono allo stomaco: non posso aspettare di arrivare a casa. Prendo da uno dei numerosi sacchetti con i quali ho riempito il carrello un paio di salamini, quelli tanto morbidi e gustosi, facili da togliere la pelle, oltretutto. Ho sempre detestato la gente che mangia per strada, mi dà il voltastomaco vedere quelle facce di beoti ingurgitare pizze, sandwich, mentre camminano. Morti di fame che non siete altro, non potete consumarli a casa vostra, o dove li avete comprati? Che edificante spettacolo vedervi ruminare in mezzo alla strada! Adesso però mi sto comportando come loro, né più né meno. Sgranocchio questi saporiti salamini ed un senso d’estasi mi pervade, sto quasi toccando lo stato di grazia! Potrei tornare a casa e cucinarmi qualcosa di quello che ho appena acquistato, ma per evitare discussioni e soprattutto per guadagnare tempo (lo stomaco ormai miagola come un gatto in calore) mi fermo ad una trattoria nelle vicinanze. Menu: antipasto di affettati, cetriolini e cipolline, pasta al ragù, involtini con patate al forno, birra media, gelato, caffè e per finire “Kill-coffee” come lo chiamo io, cioè “ammazza-caffè” l’amaro per intenderci, il digestivo, anche se servirebbe di più l’acido muriatico per digerire, ma tant’è. Sinceramente non so se ho mangiato bene o no (sicuramente tanto), ma dopo le restrizioni passate mi va bene, anzi più che bene così, penso intanto che mi sparo una bella “svapora” (in italiano: sigaretta).CAPITOLO 2°Posseggo delle discrete capacità culinarie e le ho esibite nel corso dei giorni seguenti alla mia decisione, perdurante la disapprovazione della moglie che si rifiuta di cucinare e della figlia che si limita a scuotere il capo. Posso solo dire che tagliatelle alla bolognese, penne all’amatriciana o con pesto e pomodoro, risotto ai funghi o con salsiccia, cotolette con prosciutto e formaggio, unite con bottiglie di spumante brut e torte al cioccolato (queste poi le preparo con libidine gastronomica soprattutto quando vedo la crema al cacao rassodarsi sul fuoco e poi scendere soavemente sul pan di Spagna inzuppato di rum cubano) mi fanno compagnia quotidianamente. Sto ingrassando alla media di 4 chili la settimana, non ci sto più negli abiti e in famiglia regna il gelo, ma poco m’importa. La sera crollo addormentato profondamente davanti alla televisione e se fossi un cartone animato mi si vedrebbe attorniato da bollicine, mentre un fumetto campeggerebbe con la scritta: “BURP!”. Mi sento goffo, faccio fatica anche ad allacciarmi le scarpe, ma non demordo dalla decisione presa. EPILOGOE’ notte fonda, sto dormendo un sogno agitato. Sogni, ma meglio sarebbe dire incubi mi stanno tormentando. Un senso di nausea mi sta sovrastando, ma all’improvviso un dolore fortissimo al braccio sinistro ed un’immane oppressione al petto mi svegliano. Cerco di gridare, ma dalla bocca non esce che un suono gutturale. Mia moglie dorme profondamente, cerco di svegliarla, ma è inutile non mi sente. Con l’altro braccio la scuoto con forza, la poca che mi riesce di esprimere, ma lei mi risponde con un grugnito. Insisto ed alla fine finalmente dopo aver bofonchiato qualcosa d’irripetibile al mio indirizzo s’accorge della situazione. Balza a sedere sul letto e mi dice qualcosa con voce concitata, ma io sento pochissimo. Riesco a intuire un “Lo sapevo che doveva succedere…” o qualcosa di simile. Poi sento che chiama mia figlia e dopo, ma non so quanto dopo, sento un suono debole, molto debole, sembra una sirena. Delle mani mi sollevano, dove mi stanno portando? Ah, ecco, dove mi portano: allo stadio. Ho dieci anni e sono con mio papà, a quell’età andavo sempre con lui a san Siro a vedere le partite. Quel giorno si giocava Milan-Fiorentina e il Milan vinse 5-2. Sono passati 45 anni e il mio amore per i colori rossoneri è sempre più vivo che mai. E adesso? Ma sì questo è l’ospedale militare di Torino, ma è meglio che me ne vada tanto so già che la licenza non me la daranno, anche se sono stato male veramente. Chi è che parla? Intravedo un camice bianco, sta gridando…ah si, riesco a udirlo appena: “INFERMIERA SVELTA CON QUELLA C…O DI FLEBO, LO STIAMO PERDENDO! ”Perdendo? Ma se abbiamo vinto 5-2, che diavolo dice? Sento una cosa che mi stringe il braccio e intravedo un ago che mi punge e poi percepisco una voce di donna allarmata e piagnucolante: “DOTTORE NON RIESCO AD INFILARE L’AGO NELLA VENA! E’ TROPPO PIENA DI GRASSI!” “SI SBRIGHI, CHE DIAMINE!” replica il medico “LO INFILI CON FORZA!” L’infermiera prende l’ago della flebo e me lo ficca come se fosse un coltello nelle mie vene. Lancio un urlo terrificante e prolungato che non so quanto dura! Apro gli occhi e vedo lo sguardo scocciato di mia moglie che mi dice: “Ancora quell’incubo?” “Si, amore. Ho sognato che mangiavo..” riesco a balbettare madido di sudore freddo “Non proseguire, me l’hai già raccontato un sacco di volte, tanto è sempre lo stesso tutte le notti e tutte le notti mi devo svegliare per colpa tua.”. “Signori, questa è mia moglie, l’amore della mia vita!” faccio, io ormai ripresomi completamente. “Ascolta” dice lei stavolta con dolcezza “Se la dieta che stai facendo ti crea questi problemi, lascia stare.”. “No, cara, meglio avere gli incubi di notte che stare male di giorno. La salute è troppo importante!
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