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 LA DONNA ALLA FINESTRA
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cuocoligure
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Inserito - 27/10/2007 :  18:37:57  Mostra Profilo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a cuocoligure
LA DONNA ALLA FINESTRA


Ho conosciuto Amos Oz, lo scrittore ebreo che da anni si batte per la pace nel suo paese. Ho apprezzato le sue parole con cui spiegava, in una conferenza stampa, che gli uomini quando si conoscono non possono odiarsi. Mi ha colpito molto quando descrivendo la sua giornata, raccontó che si sveglia alle cinque tutte le mattine e passeggia per un’ora nel deserto, giacché vive in un “kibutz” al margine del deserto appunto. Passeggiando nel deserto, si impara a conoscersi meglio attraverso la meditazione, il silenzio e la contemplazione della natura. Si impara che il deserto vive, che il deserto cambia. Il deserto ci insegna che tutto puó mutare, come mutano le dune e le pietre, che a noi sembrano immutabili. Se mutano le dune e le pietre, perché non pensare che possono mutare anche gli atteggiamenti umani? Perché non pensare che si puó essere rispettosi delle idee degli altri anche quando non le condividiamo?
Ieri, quando in un teatro di Oviedo ha ricevuto l’alta onoreficenza del premio Principe d’Asturias per le lettere, Amos Oz ha pronunciato un discorso bellissimo e che vorrei condividere con gli amici di Concerto di sogni.

Se compri un biglietto e viaggi per un altro paese, é possibile che tu veda le montagne, i palazzi e le piazze, il paesaggio e i centri storici. Se la fortuna ti sorriderá, forse avrai la opportunitá di parlare con qualche abitante del posto. Poi tornerai a casa pieno di foto e ricordi.
Peró se leggi un racconto, avrai l’accesso agli anfratti piú remoti dell’altro paese e dell’altro popolo. La lettura di un racconto é l’invito a visitare le case di altre persone e conoscere le loro abitudine piú intime.
Se non sei un turista frettoloso, chissa avrai l’occasione di fermarti nella strada, osservare una vecchia casa del quartiere antico della cittá e vedere una donna affacciata ad una finestra. Poi ti riprenderai e proseguirai il tuo cammino.
Peró come lettore non solo osserverai la donna affacciata alla finestra, ma perfino starai con lei, nella sua casa, e dentro la sua testa.
Quando leggi un racconto di un altro paese, ti si invita ad entrar nel salotto di altre persone, alla stanza dei bambini, nello studio, e perfino nella camera da letto. Ti si invita ad entrare nei loro affanni segreti, nelle loro allegrie familiari, nei loro sogni.
E per questo credo nella letteratura come ponte tra i popoli. Credo che la curiositá ha infatti una dimensione morale. Credo che la capacitá di immaginare il prossimo é un modo di immunizzarsi contro il fanatismo. La capacitá di immaginare il prossimo non solo ti trasforma in una persona di piú sucesso e in miglior amante, ma anche in una persona piú umana.
Parte della tragedia araba-israeliana é dovuta anche all’incapacitá di molti di noi, giudei ed arabi, di immaginarci gli uni agli altri. Di immaginare realmente gli amori, le paure terribili, la ira, gli istinti. Tra di noi regna troppa ostilitá e poca curiositá.
Gli ebrei e gli arabi hanno qualcosa in comune: entrambi hanno sofferto sotto la violenta e pesante mano dell’Europa. Gli arabi sono stati vittime dell’imperialismo, del colonialismo, della spogliazione e dell' uniliazione. Gli ebrei sono stati vittime di persecuzioni, discriminazioni, espulsioni e, alla fine, dell’eccido di un terzo del suo popolo.
Verrebbe da pensare che due vittime, soprattutto due vittime dello stesso persecutore, sviluppassero una certa solidarietá tra di loro. Disgraziatamente le cose non stanno cosí, né nei romanzi né nella vita reale. Al contrario, alcuni dei conflitti piú terribili sono quelli che si verificano tra vittime dello stesso carnefice. I due figli di un padre violento non hanno necessariamente di che amarsi. Molto spesso vedono riflessa uno nell’altro la immagine del padre crudele.
Esattamente cosí é la situazione tra ebrei ed arabi in medio oriente: mentre gli arabi vedono gli israeliani come nuovi crociati, la nuova reincarnazione dell’Europa colonialista, molti israeliani vedono negli arabi la nuova personificazione dei nostri persecutori del passato: i responasabili dei “progroms” e i nazisti.
Questa realtá impone all’Europa una speciale responsabiltá nella soluzione del conflitto
arabo-israeliano: invece di alzare il dito accusatorio all’una o all’atra parte, gli europei dovrebbero mostrare affetto e comprensione e prestare aiuti ad entranbo le parti.
Voi non avete motivo di continuare a scegliere tra essere pro-israele o pro-arabi.
Dovete stare a fovore della pace.
La donna alla finestra puó essere una donna palestinese di Nablus e puó essere una donna israeliana di Te Aviv. Se desiderate aiutare le due donne a vivere in pace tra di loro, vi conviene leggere di piú sul loro conto. Leggete racconti, cari amici, apprenderete molto.
Le cose andrebbero meglio se anche ciascuna delle due donne leggesse qualcosa l’una dell’altra per sapere, al meno, cosa fa la donna dell’altra finestra, se ha paura o se é arrabbiata, e che cosa le infonde speranza.
Non sono venuto qui questa sera a dirvi che leggere libri cambia il mondo. Quello che ho suggerito é che credo che leggere libri é uno dei migliori modi per comprendere che, in definitiva, tutte le donne di tutte le finestre necessitano della pace.
Molte grazie. Shalom u-brajá.

Il discorso di Amos Oz, é stato ancora piú toccante perché nella stessa cerimonia il premio per la concordia é stato assegnato a Ya Yashem, Museo della memoria dell’olocausto di Gerusalemme. A ritirare questo ambito premio internazionale, oltre al presidente del Museo Avnev Shalev, erano presenti alcuni sopravvisuti all’olocausto.
(foto e traduzione di G.Gatto)


cuocoligure

   
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