Capinera
Senatore
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Inserito - 15/11/2007 : 22:50:37
Dopo la lunga corsa, la grande fatica e l’affanno le avevano seccato la gola. Il piccolo corpo grassoccio provò un forte brivido, gli occhietti rotondi e poco espressivi si guardarono attorno dubbiosi, poi con un tonfo sordo sembrò la conclusione di tutto. Quando Anna si voltò indietro, il grande cancello arrugginito stava ancora vibrando come preso dagli ultimi fremiti di una lunga tremenda agonia. Il muro di cinta, vecchio di svariati decenni, aveva di moderno solo delle grandi scritte insensate e disegni volgari. Tutto dietro a quel muro sembrava essere stato ostile a lei ed a chiunque in quegli anni, avesse varcato quel cancello. Anna silenziosa e in cuor suo preoccupata, stava osservando la grande strada bianca quasi sconosciuta mentre la sua piccola ombra, si stava allungando così tanto a farle credere fosse l’ombra di un'altra persona. Mentre con le piccole mani tozze si tormentava il viso provava un grande desiderio di piangere, ma non ci riusciva, poi avrebbe voluto ridere ma qualcosa glielo impediva. Tutto era così strano che non riusciva minimamente a pensare. Dopo tanti anni trascorsi in quel luogo come prigioniera degli altri e del tempo, nella sua testa già di sé un po’ confusa e difettosa, non erano balenate mai idee diverse da quella di non porre o porsi domande. Aveva subito svariate violenze senza probabilmente capire mai completamente che ciò che stava capitandole giorno dopo giorno, non era altro che una grande ingiustizia. L’unica cosa della quale Anna era certa, era quella di essere completamente sola e che al di là di quel recinto, nessuno si sarebbe mai occupato di lei. Quindi visto che la situazione era fin troppo complicata, meglio era starsene tranquilla. E sino a quel momento Anna ci era riuscita fin troppo bene. Quel giorno però era accaduto qualcosa di diverso, qualcosa che le era difficile identificare perché da sempre l’avevano offesa per il suo buffo corpo, per il suo cervello strano e per i suoi piccoli occhi rotondi. All’improvviso Anna, per un qualcosa che non avrebbe saputo spiegare a nessuno si era sentita offesa a morte. Quei lunghi anni vissuti in quel luogo erano trascorsi senza che lei forse, si mai resa veramente conto di quanto tempo era passato da quando l’avevano condotta da bambina. Lei aveva sempre ubbidito senza ribellarsi mai a niente e nessuno, anche perché forse, nulla riusciva a scuoterla dal suo quasi costante torpore. Al momento che aveva preso a correre lungo il parco non aveva minimamente pensato a ciò che sarebbe stato il dopo e cosa le sarebbe potuto accadere fuori da quel recinto. L’impulso per la prima volta in vita sua era stato motivo prevalente e nello stesso momento che aveva afferrata la sua vecchia, logora borsetta nera e si era messa a correre lungo il viale, non solo si era sentita come pervasa da un bene insolito, ma aveva provato anche la certezza di potercela fare da sola. Giunta però fuori da tutto e da tutti, si sentì come stordita. Provò a respirare a lungo inalando aria dal naso per poi farla uscire dalla bocca così come le era sembrato capire facesse bene. Per alcuni istanti provò le più svariate sensazioni, senza però che nessuna la facesse sentire su quell’onda desiderata, era come se non riuscisse a trovare o ritrovare, il giusto equilibrio con se stessa. Poi finalmente all’improvviso, voltandosi nuovamente verso il vecchio cancello, la consapevolezza di stare dall’altra parte le fece provare una gioia infinita che provocò in lei una sorta di strana, sfrenata allegria. La gola secca, il cuore che batteva come impazzito e lei felice per quella libertà momentanea. L’eccitazione era così tanta che prese a ridere forte e in modo isterico, mentre chinata su se stessa continuava a battere ripetutamente l’interno delle mani sulle ginocchia. Non è facile trovare di notte cosa non si è capaci trovare di giorno. Anzi, la notte riesce a rendere tutto ancora più difficile e pericoloso e tutto diventa realmente più precario e vulnerabile. Anna si sentiva stanca. Aveva vagato per ore come alla ricerca di conclusioni logiche senza riuscire però a trovare alcune soluzioni, Con la paura che stava crescendo aveva vagato nei dintorni parlando ad alta voce forse per farsi compagnia. Nella sua mente già tormentata da grossi problemi, le domande si accavallavano alla ricerca di risposte che non avrebbe avuto mai. Sentendosi derisa come da sempre era avvenuto in quel luogo, Anna stranamente quel giorno si era sentita offesa e umiliata così come altrettanto stranamente, aveva avuto una reazione coerente e intelligente. Ma non era raro che Anna sfruttasse la situazione a fondo quella che gli altri pensavano fosse solo stupida Solo che adesso il buio, le cose si stavano veramente complicando. “Che notte strana!...” Esclamò ad alta voce osservando la luna che gigantesca sembrava offrirle tutta la protezione, con una luce meravigliosa che la metteva quasi a disagio Poco distante tra gli alberi, un’auto ferma con il motore spento e lo stereo acceso che diffondeva una musica dolcissima. Anna sorrise e si fermò un attimo tendendo l’orecchio con attenzione verso quelle note quasi magiche che in quella notte strana, sembravano diffondersi esclusivamente per lei. Come per non farla sentire sola. Per più volte in segno di allegria sbatté le mani tra di loro mentre dalla bocca usciva un ridere convulso. Poi improvvisamente, forte forse di quel connubio luna-musica, prese a danzare girando sempre più su se stessa, mentre dalla vecchia borsetta nera che stringeva al petto e che durante il suo danzare si era aperta, le poche cose in essa contenute stavano cadendo tutte quante a terra .La musica cessò all’improvviso e solo allora Anna si avvide che la borsetta si era completamente svuotata. Confare premuroso e un po’ goffo, si chinò e in fretta raccolse tutti i suoi piccoli preziosi oggetti sparsi tra l’erba bagnata di rugiada. “E adesso?....” Sussurrò con un timore che stava ma mano crescendo. “E adesso cosa faccio?....” Un lungo forte sospiro che quasi la fece sussultare come se a produrre quel suono angoscioso fosse stato qualcuno nascosto nell’ombra. Si guardò attorno con fare interrogativo. Il suo pensiero di nuovo corse alla villa ed a chi l’abitava e mentre un senso di ribellione stava provocando in lei come uno stimolo verso la trasgressione, una paura forte e crescente la faceva dubitare sempre più delle possibilità. Era tremendamente sola con tutte le sue angosce; a farle compagnia, solo quella luna gigantesca che sembrava una torcia immensa proiettata su di lei come per illuminarle il cammino. Anna quasi senza rendersene conto, prese a percorrere a ritroso la strada che l’aveva condotta fino a quel luogo sconosciuto. Ogni passo diventava sempre più pesante. Con fare incerto si diresse verso un punto del recinto della villa in cui sapeva vi fosse un varco, si abbassò per passare dal buco che qualcuno aveva provocato nella rete metallica, facendo attenzione a non farsi male. Giunta all’interno del parco, con molta premura mise in ordine il suo vecchio abito ormai passato di moda e logoro per troppo uso. Si osservò nuovamente e poi prese a camminare con passo titubante lungo quel viale che avrebbe potuto percorrere anche ad occhi chiusi e senza alcun aiuto di quella luna splendida, che imperterrita continuava a farle luce. Si fermò sotto il gazebo come per riposarsi un istante o forse, solo per radunare le idee. La paura sembrava abbandonarla mentre al suo posto si faceva vivo un sonno prepotente e sempre più pesante. Ma proprio nello stesso momento in cui si sedette sotto il gazebo udì di nuovo la stessa musica di prima e più tendeva l’orecchio, più la sentiva vicina. Sorrise serena sotto quella luna gigantesca che sembrava ormai volerla accompagnare fino alla fine di quella sua strana avventura. Raccolse le forze e le idee e di nuovo si sentì allegra. Con mano tremante cercò qualcosa nella borsetta, poco dopo estrasse un piccolo specchio che con minuziosa cura portò accosto al suo viso, poi per più volte piegando la testa prima da un lato e poi dall’altro sorrise compiaciuta a quegli occhietti rotondi riflessi sul vetro. E mentre la musica sembrava entrare dentro di lei e la luna le offriva la possibilità di osservare ancora una volta il suo volto. Con sguardo languido e tenero continuava a guardare il suo viso un po’ buffo. Sorrise di nuovo chinando timidamente la testa, mentre i piccoli occhi rotondi e si troppi stanchi. Attraverso lo specchio continuavano ad osservare incuriositi le piccole dita grassocce che si muovevano un po’ goffe tra i pochi capelli. Capinera
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