zanin roberto
Senatore
Italy
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Inserito - 27/12/2007 : 22:54:16
IL FASCINO INQUIETANTE DEL VENTOFuori l'inverno imbriglia il tempo, leggero e pungente il freddo si fa imperatore di tutto il territorio, banchi di nebbioline sparse vagano nelle campagne vedove di verde e alitano malinconie struggenti, si ferma il ritmo delle altre stagioni, ora il bianco padrone impone le sue regole e si oblia la speranza. Sale, ora, il vento con un abbraccio appena percepibile, si fa evidente la sua forza, ora arpeggia note ritmate, fendendo la pianura con arroganza, si erge protagonista sibilando e fischiando. Alza le foglie morte e le disperde e le cartacce si fanno strapazzare, oltre la finestra di casa m'affascina quello spettacolo e mi attira il vento, con quel suo vocione cupo e impertinente, invisibile ma palpabile, ipnotico e accativante. Mi metto una sciarpa scozzese, dai quadroni blu cobalto e grigio di Londra, un paio di guanti e il giaccone ed esco all'aperto, tuffandomi nella sua furia, cammino nel parco, supero la quercia impassibile e lui a soffiarmi dispettoso e irriverente ma misterioso e intrigante. Un suo acuto mi strappa una lacrima e contento d'avermi rapito qualche cosa fugge tra i rami di alti cipressi e si attenua, si placa per poi riesplodere tra i cespugli di roselline semispoglie. Magnetico, magico, ondeggia fluido, s'infrange, rimbalza, scivola, alternando folate violente a dolci carezze, me ne sto rapito a decifrare il sibilo del suo cuore, sorrido divertito, resto a giocare con il vento, non mi arriccio in me stesso, non oppongo resistenza, non mi arrabbio, mi lascio avvolgere dal suo focoso turbinare. Non ho segreti e lui mi penetra ovunque con tempismo e precisione. La voce ora si fa coro, mi par di distinguere lamenti ed esclamazioni colorite, quanta umanità ha stimolato, quanti uomini ha conosciuto, ecco i frammenti di sogno svaporati, frasi spezzate, pensieri che solo a lui possiamo confidare e io sono immerso in questo vocio vagheggiato che non può essere interpretato ma che aggiunge al suo stordimento un'estasi nuova che appaga il mio uzzolo. Vento che dondola le antenne, solleva le gonne, rovescia i vasi di fiori, sbatacchia le porte, sbuffa nella polvere come un ragazzino, vento che flette i rami degli alberi, che ora increspa del rio le basse pozze, di colpo si placa, esausto, esaurito il suo affanno se n'è andato proprio mentre mi ero convinto di consegnarli in segreto un peccato. Che calma, che pace, nel parco l'inverno ora scende senza clamore, io mi sento più solo, aspetto del vento un nuovo copione, sempre diverso, sempre variato. Ritorno sui miei passi, pensieroso, do un calcio a un barattolo di latta vuoto che di colpo, uno sbuffo di vento improvviso, porta lontano e gli grido rassegnato: - " Non vale, vento animale! " zanin roberto
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