luisa camponesco
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Italy
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Inserito - 21/10/2008 : 19:16:15
Nebulosa 406Nella stazione orbitante Eco11, Ronda Peper si godeva la sua meritata pausa dopo il lungo turno nell’osservatorio “Cupola3 “. Ronda era l’unica scienziata ad essere nata sulla Terra, gli altri provenivano quasi tutti da Deneb e quattro da Capella. La stazione era stata costruita per ospitare cinquantasette persone, tra osservatori, scienziati e tecnici ma in quel momento erano solo una trentina. Ronda distese le gambe assaporando il silenzio e le palpebre si fecero pesanti. Non si rese conto del tempo trascorso e soprattutto di quanto avesse dormito; il segnale acustico di chiamata la svegliò da un sonno profondo, ci mise alcuni istanti per realizzare il fatto che doveva recarsi al consueto “daily summary “. L’orologio atomico incorporato nella paratia segnava le 3 a.m. ora terrestre. Troppo presto per l’incontro periodico quindi doveva essere accaduto qualcosa di nuovo. Quando Ronda giunse nella sala riunioni tutti gli altri erano già li domandandosi il motivo di quella chiamata fuori orario. Gilbert Grignèè, anche lui originario della Terra ma cresciuto su Regolo1, fece il suo ingresso nella sala; il volto scuro preannunciava brutte notizie; due colpi di tosse prima di iniziare a parlare. - Signori! Mi è giunta poco fa la notizia che la Conferenza dei Pianeti Uniti ha avuto una battuta di arresto. I delegati di Deneb si sono ritirati ed hanno richiamato sul pianeta tutto il personale di rappresentanza, compreso quello su questa base, e tra poco anche Capella seguirà il suo esempio. Quindi i denebiani e i capellani devono lasciare la stazione entro le prossime due ore terrestri. Un mormorio si sorpresa si levò ovunque. - Calma signori, sono sicuro si tratti di uno stop momentaneo e mi auguro che presto tutti voi possiate tornare al vostro lavoro. - Ma come faremo a gestire la stazione se non rimane più nessuno? – Ronda non si accorse di avere alzato la voce. - Chiederò alla Terra di mandare qualcuno, Eco11 deve continuare ad essere operativa- - Io intendo restare, non sarà la decisione di qualche burocrate fuori di testa a farmi lasciare le mie ricerche. –A parlare era stato Gunther di Capella e il suo esempio fu seguito da tre denebiani. - Non posso chiedervi questo, anzi, devo insistere affinché voi partiate. Conoscete le conseguenze del vostro gesto, sarete considerati traditori. - Tu non devi chiederci nulla Gilbert, in quanto ad essere considerati traditori è tutto da vedere. – rispose Halahan di Deneb L’evacuazione fu completata nei tempi previsti e sulla stazione rimasero in sei. Si riunirono in sala mensa per discutere la nuova situazione. - Ho chiesto rimpiazzi alla Terra, ma per almeno sei mesi non potranno mandare nessuno. – Gilbert osservava i volti dei cinque collaboratori cercando di capire cosa pensassero e soprattutto cosa li aveva indotti a rimanere. - Per quanto riguarda l’approvvigionamento di viveri possiamo stare tranquilli, abbiamo una buona autonomia e non dobbiamo preoccuparci nemmeno per l’energia, i pannelli solari funzionano perfettamente. Il problema è circoscritto al reparto manutenzione e alle Cupole Uno e Due che dovranno rimanere chiuse. In quanto a voi se vi dicessi che dovete farvi in quattro sarebbe un eufemismo. - La battuta fece sorridere tutti - Io rimarrò in sala comando per eventuali correzioni di rotta. Voi dovrete occuparvi, oltre al lavoro di vostra competenza, anche dei supporti vitali dei settori che vi assegnerò, poiché quelli ritenuti non essenziali verranno sigillati. Gilbert distribuì i nuovi incarichi e, prima di accomiatarsi augurò a tutti buona fortuna. Brenda guardò i suoi compagni, poi le poltrone vuote. - Lo spazio non sarà un problema. – - Non si può dire. – soggiunse Gunther – siamo circondati dallo spazio e sono ancora molte le domande senza risposta. - È il motivo che ci ha indotto a rimanere, quello di andare oltre l’attuale conoscenza. - disse un denebiano guardando dall’oblò la nebulosa 406. Brenda prese nota dell’incarico affidatale da Gilbert e si diresse verso Cupola3. Mentre ruotava, seduta nella postazione telescopica, avvertì un brivido lungo la schiena. Controllò la temperatura ambientale, 22 gradi centigradi, leggermente al di sopra della norma ma la il fatto era facilmente spiegabile; essendo chiuse parecchie sezione il calore si concentrava in quelle operative. Inspiegabile era, invece, il freddo che percepiva, accompagnato da una sensazione di disagio. Il pensiero corse alla Terra, alla sua storia millenaria. Ricordava poco della sua infanzia, della casa nella quale viveva, ma di una cosa era certa, era stata felice almeno fino a quel giorno, quel terribile giorno in cui perse i genitori, esperti subacquei, nei fondali dell’oceano Atlantico. - Brenda, in sala controllo! - Ora? Ma non ho terminato il turno! - Ora! – la voce di Gilbert era talmente forte che Brenda si strappò l’auricolare. Corse lungo i corridoi, saltellando ogni tanto; la gravità artificiale era minore rispetto a quella della Terra e di molti altri pianeti di classe M, in questo modo si limitava la dispersione di energie. Li trovò già riuniti e chini su alcune immagini 3D. - E’ successo qualcosa? Notizie dalla Terra? - Non proprio, ma c’è qualcosa di nuovo- disse Gilbert. – Dicci cos’hai scoperto Gunther! - Il mio rivelatore Q, ha segnalato l’emissione di una notevole quantità di neutrini e di onde gravitazionali, queste onde d’urto non hanno ancora raggiunto la superficie della stella che noi conosciamo come alfa406; questa è la prima volta che registriamo un fenomeno di questa portata. - Questo significa che ….. – Brenda lasciò la frase in sospeso. - Esatto Brenda, là, proprio al centro della nebulosa una stella è al collasso. Se non fossimo così vicini ci accorgeremmo di quanto sta accadendo solo quando la temperatura della fotosfera stellare ha raggiunto il settimo grado della scala Kroker, che in parole povere corrisponderebbe a decine di migliaia di Kelvin., la cosa straordinaria è la rapidità con la quale si sta evolvendo. - Eco11 corre qualche pericolo? – chiese Gilbert. - Non so che dire, non è mai successo prima, ma sarei senz’altro più tranquillo se fossimo più lontani. - Vedrò cosa posso fare. – disse Gilbert – nel frattempo voi monitorate la nebulosa. - Cupola3 è attrezzata al caso, posso iniziare subito l’osservazione. - Bene Brenda, faremo i turni, comincia tu, poi ti sostituirà Halahan . Gunther parlava con autorevolezza, le supernove erano il suo campo di specializzazione, ma la 406 presentava peculiarità mai riscontrate prima. - Come procede? Gunther non si aspettava una risposta, era solo un modo per iniziare una conversazione. Le immagini del telescopio atomico venivano convogliate in un ricettore che le trasformava in 3D e si materializzavano nell’aria con un realismo impressionante. - Questo puoi dirlo solo tu! – Rispose Brenda senza distogliere l’attenzione dalla sua analisi. - Fammi vedere! Ecco vedi! È una stella massiva e sta mutando più rapidamente di quanto mi aspettassi.. - In che senso? - Le stelle di questo tipo, prima di trasformasi in supernove seguono una schema ben preciso, ed è quello che sta facendo la nostra stella, la sola differenza sono i tempi. La temperatura si innalza troppo velocemente, il che significa che non potendo più produrre energia il nucleo interno si contrarrà fino all’esplosione. Protoni ed elettroni si fonderanno e ….noi saremo investiti da un’onda d’urto di incredibile potenza. - A che velocità? – La voce di Brenda si fece tremula. - 15.000km/s - E dopo che accadrà? - Le possibilità sono due: o la stella si trasforma in una pulsar, oppure diventa un buco nero. Ma cosa accadrà ad Eco11 non sono in grado di dirlo. Gilbert riunì tutti in sala controllo per valutare la situazione e prendere provvedimenti. - Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime ore? - È la prima volta che si verifica un evento simile, la sola cosa certa è che saremo investiti da un’onda di neutrini, la temperatura interna alla stazione aumenterà fino a raggiungere il punto di fusione. - Potremmo usare le capsule di salvataggio? - Non credo servirebbero, l’onda ci raggiungerebbe. - Allora siamo spacciati! - Forse, ma non è detto. La sala macchine è l’ambiente più schermato di Eco11 dovremo rifugiarci lì ed indossare le tute antiradiazione, quelle che usiamo per le uscite esterne. - Questo ci salverà? - Non lo so, ma non possiamo fare altro, oltre che pregare. Il tempo stringeva ed i preparativi frenetici; portare in sala macchina il necessario alla sopravvivenza, acqua e viveri. Predisporre la strumentazione per la chiusura automatica delle porte stagne, trasferire la memoria centrale in una cellula portatile; nel frattempo la temperatura all’interno della stazione cominciava a salire. - Preparatevi ad entrare in sala macchine, io intanto convoglierò là tutta l’energia possibile sperando sia sufficiente. - È rischioso Gilbert lascia sia io a farlo - Il gruppo avrà bisogno più di te che di me Gunther e poi questo è un mio ordine. - Sii prudente Gilbert abbiamo bisogno anche di te! Gilbert si allontanò velocemente mentre i cinque, indossate le tute termiche, entravano in sala macchine. - Sessanta gradi centigradi, la temperatura è in aumento, regolate la refrigerazione delle tute a 35° anche di più se riuscite a sopportare il calore, in questo modo risparmieremo energia - A meno che non esplodiamo prima. – soggiunse un denebiano. - Vi dirò quando mettervi il casco, per il momento l’aria è ancora respirabile. – disse Gunther ignorando la battuta del collega e mentre parlava teneva d’occhio la porta stagna nella speranza di vedere apparire Gilbert. Ottanta gradi ed era ancora in aumento, il gruppo si mise il casco protettivo e le porte stagne iniziarono a chiudersi e di Gilbert nessuna traccia. Mancava poco più di mezzo metro alla chiusura totale della porta quando apparve un braccio. L’uomo era in difficoltà e solo con l’aiuto del gruppo riuscì ad entrare. Ora il calore era insopportabile e Gilbert portava sul volto tracce di ustione. Si accasciò al suolo mentre Brenda gli avvitava il casco. L’attesa ebbe inizio ed ognuno, a modo suo, si preparava alla fine. Brenda si sdraiò sul pavimento, cercando di regolare il respiro, anche all’interno della tuta il calore aveva raggiunto i 40° . Chiuse gli occhi, pensò alla sua infanzia trascorsa sulla Terra; alle serate accanto a suo padre che le narrava le storie dei grandi condottieri, da Giulio Cesare a Gengis Kan e lei, inconsapevolmente, ne subiva il fascino. Si accorse di galleggiare, per qualche ragione la gravità artificiale aveva cessato di funzionare, vide anche i suoi compagni annaspare nell’aria e poi quel frastuono. Le pareti della sala macchina si dissolsero in una nebbiolina grigia, Brenda fece appena in tempo a spostarsi prima che un’orda di cavalieri al galoppo la investissero. Cavalieri mongoli. Il loro nemico era più in là, soldati romani che avanzavano in formazione a tartaruga. Nel cielo uno stormo di Hurricane e Stukas si fronteggiavano. La storia della Terra, inverosimilmente mescolata scorreva sotto i suoi occhi. Brenda guardò i suoi compagni, anche loro lottavano contro qualcosa o qualcuno, ma in ogni caso doveva essere spaventoso. Contaminazione - contaminazione –sequenza di autodistruzione attivata – contaminazione – contaminazione - sequenza di autodistruzione attivata – Meno 10 – 9 - 8 - ……. Silenzio Stupenda sensazione, pace, tepore, nessun dolore. Possibile sia così dolce morire? La domanda sfumò così com’era stata formulata Brenda ebbe timore di aprire gli occhi, cosa avrebbe visto? Un’altra dimensione? Un universo parallelo? Oppure il paradiso….. Nulla di tutto questo, la donna si trovò sdraiata sul pavimento della sala macchine. Incredula si sedette, la temperatura era nella norma. Controllò la composizione dell’aria, nessun elemento radioattivo. Con cautela si tolse il casco, anche i suoi compagni stavano facendo la medesima cosa. - Che diamine è successo? State tutti bene? - Pare di si Gilbert anche se non so descrivere quanto mi è accaduto. – rispose Gunther. - Che ne sarà stato del resto della stazione? – chiese Halahan. - Lo sapremo presto. Rimettetevi i caschi, apro la porta stagna. La tensione del gruppo era papabile ognuno si aspettava di venire proiettato nello spazio. La porta si aprì con una lentezza esasperante, mostrando un corridoio intatto. Lo percorsero con trepidazione, in apparenza nulla era cambiato. Eco11 era intatta. In infermeria lo scanner medico non evidenziò nessuna anomalia, i sei erano in perfetta salute. - Andiamo in sala controllo e cerchiamo di dare una spiegazione a quanto ci è accaduto: - Siamo stati bombardati da un’onda radioattiva di enorme intensità avremmo dovuto ardere come legna secca eppure siamo qui ! E’incredibile. - Sempre che si trattasse di un’onda radioattiva. – Gunther scuoteva la testa ed il dubbio di insinuò nella mente di ciascuno. - Vado a Cupola3 – disse Brenda – voglio vedere cosa è successo alla nebulosa 406. La seguirono anche gli altri. - Non c’è più! Guardate! La nebulosa è scomparsa. - Cos’è un buco nero? Una pulsar? - Niente di tutto questo, è qualcosa di completamente nuovo. - Fammi vedere! – Gunther prese posto al telescopio atomico. – Meraviglioso – mormorò a bocca aperta. Mentre i compagni gli si accostavano. C’era un piccolo sole attorno al quale ruotavano tre pianeti appena formati ma in rapida evoluzione. - Stiamo assistendo alla nascita di un nuovo sistema solare. - Ma l’onda d’urto che ci ha investito? Che fine ha fatto? - La sto registrando è dietro di noi. Tra non molto investirà Deneb, Capella ed in fine la Terra. – precisò Halahan - Subiranno il nostro medesimo effetto? - Credo di si Brenda. Miliardi di individui faranno i conti con le proprie paure, e chissà che da questo evento nasca qualcosa di nuovo, abbiamo molto da imparare. – concluse Gilbert. E così, mentre il tempo scorreva ineluttabile con il suo carico di eventi, sei esseri umani sospesi nello spazio, osservavano stupiti quella che un tempo era stata la Nebulosa 406.
Luisa Camponesco
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