riccardo resconi
Senatore
Italy
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Inserito - 08/04/2009 : 18:17:56
Ernesta strega maldestra Il ritmo della musica era incalzante ed i fuochi quella notte erano alimentati da una leggera brezza che arrivava dalla gola denominata “del diavolo”. Accanto vi scorreva un piccolo fiume, ed al centro dello spiazzo un albero di noce secolare era saldamente piantato. Intorno ad esso un gruppo di donne danzavano un ballo ancestrale che sembra risalisse alle tradizioni dei tarantolati,dove si entrava in una forma di trance e il corpo veniva posseduto dal diavolo. Le luci non permettevano di vedere bene i volti delle donne, ma forse non era importante per quello che sarebbe accaduto poco dopo. Uno rumore di rami secchi mise in allarme le donne,che sapevano che ciò che stavano compiendo avrebbe portato loro dei guai. Si fermnarono ed attesero l’avvicinarsi di quelle due figure . -Signore streghe,non abbiate timore sono Besonzia. -Non sono sola, mi accompagna anche la strega Ernesta. -Quest’ultima è’ con me perché ha una richiesta da farvi; far parte della nostra congrega. -Vieni avanti, presentati! -Ehmm,ecco,si,insomma. -Salve! -Il mio nome e’ Ernesta. -La mia professione? Forse e’ meglio dire lavoro? hobby? -Oh mannaggia, insomma io sono una strega. -E sono qui per...per,chiedervi si, chiedervi di entrare nel vostro gruppo? Team? Congrega? si congrega! -Fiuuuuuuuuuu. La presentazione non si può certo dire che fu esemplare. Le altre streghe infatti si diedero delle occhiate interrogandosi e non solo. Chiesero lei se fosse veramente intenzionata a compiere quel passo. L’approvazione fu totale ma il modo per arrivarci lungo, molto lungo, e gli intoppi e dubbi notevoli. Salterei questa parte. La prima richiesta per poter entrare nella loro congrega, era quella di sacrificare un gatto nero bevendone il sangue. La maga Ernesta disse: - E qualè il problema? Ma quando l’animale le fu messo davanti per compiere l’atto, senza accorgersene gli schiacciò la coda con i suoi stivaletti e tacchi molto appuntiti. Il gatto dopo esser balzato in aria per diversi metri, soffiando a più non posso, sgranando gli occhi sparì via con tale velocità che neanche un radar lo avrebbe visualizzato sul monitor. Le streghe per l’ennesima volta si guardarono. Pur sconfortate, diedero ancora possibilità ad Ernesta d' essere una di loro. Iniziò ad albeggiare cosa non gradita dalle streghe che rimandarono il tutto alla sera successiva. Assegnarono però un compitino ad Ernesta; Preparare una pozione magica, con lo specifico incantesimo di trasformare la persona che la evesse in un maiale anche se per un periodo breve, ma doveva essere un maiale. Dopo essersi congedate dalle signore streghe, Besonzia ed Ernesta ritornarono da dove erano venute, inoltrandosi nel fitto bosco. Tornando verso casa la mente della strega, intanto, macinava idee sul come avrebbe potuto svolgere il compito datole. Giunta alla capanna in cui viveva,un corvo spennacchiato le intimò l’alt. -Chi sei? Cosa vuoi? - chiese il corvo. Lei rispose con un termine secco, - taci vecchio corvo o dovrò comperarti un paio di occhiali.Non vedi che sono io. Il vecchio corvo ripiegò la testa fra le ali vergognandosi e tacque per tutta la sera. L’interno della capanna era angusto e la luce assai fioca. Certo,una volta entrati gli occhi si abituavano a quell'oscurità. Meno sopportabile era la puzza al suo interno. Oltre ad essere maldestra Ernesta era anche disordinata. Sovente accadeva che resti di cibo o esperimenti mancati balzassero fuori all’improvviso. Ma le ore che la dividevano all’appuntamento più importante della sua carriera erano poche. Prese a frugare tra le ciotole, barili, insomma qualsiasi recipiente che potesse contenere gli ingredienti specifici per la richiesta fattale. Il libro di cuoio nero della magia occulta era aperto a pagina 1786 e diceva: La preparazione per un maleficio suino è la seguente: alcool, gocce di ebano, foglie di cipresso, bacche rosse con spine al seguito,essenza di corbezzolo e per ultimo ma non di meno,peli di codino del suddetto suino. Ma la sorte voltò le spalle anche questa volta ad Ernesta. I peli del suino caddero sull’imboccatura della fiala senza entrarvi ed al loro posto entrarono due dei suoi capelli. Chiusa la fiala con un piccolo tappo di sughero e dopo averla avvolta da un panno scuro, pose il tutto sul suo tavolone di legno e andò a coricarsi. Svegliatasi sul far della sera,si preparò di tutto punto, prendendo dall’armadio il suo abito migliore, che odorava in maniera intensa ed inebriante di naftalina. Sentì bussare. Era Besonzia. -Sei pronta? - Le chiese. -Dai andiamo,ci stanno attendendo. Uscita di casa e date le ultime direttive al vecchio corvo,si addentrarono nel fitto bosco. Dopo aver camminato per un po’ e visto che l’appuntamento non era nello stesso luogo della sera precedente, passarono dalla casa di Besonzia per prendere due scope in modo da abbreviare il tragitto. Montarono su di esse e partirono alla volta del Monte Spaccato. Le loro figure si stagliarono nel cielo, parandosi davanti alla luna. Lentamente Besonzia scese sullo spiazzo, e anche questa volta Ernesta non calcolò i tempi e velocità della scopa, atterrando con tale fragore che le streghe che la stavano aspettando si tolsero il cappello e si grattarono la testa sempre più dubbiose. Comunque dopo tutto quel baccano si giunse il momento solenne. La pozione doveva essere fatta bere a qualcuno. La maga Estrella si fece avanti come volontaria. Era tra tutte la più predisposta a favorire Ernesta, per permetterle di superare quel terribile esame, rammentansodi di quanto fosse difficile da sostenere. Prese dalle mani di Ernesta la fiala e tutto d'un fiato bevve la pozione. All’inizio il suo volto, tutt'altro che carino, non diede segni particolari di cambiamenti.
La potenza della pozione fu tale da far fare ad Estrella un vorticoso giro attorno a se stessa in maniera così rapida che anche le altre spettatrici rimasero sorprese, ed esclamarono, che quella magia era fra le più potenti che avessero mai visto. La stessa Ernesta, si gongolava del successo ottenuto. Troppo presto. Dopo il giro vorticoso, la strega atterrò, ma rialzatasi, un urlo disumano si levò al cielo. Estrella era diventata una donna così affascinante che qualsiasi uomo l'avrebbe voluta al suo fianco. Da brutta e arcigna che era,con il naso aquilino ed un foruncolone sul viso, si era trasformata in una donna dal viso color pesca,labbra carnose e due occhi d'un azzurro intenso, splendidi. Anche lei toccandosi notò la differenza, allora iniziò a versare lacrime con tale abbondanza che bagnarono la terra inumidendola. -Mah,mah,disse la più anziana delle streghe, e il maiale? dov'è il maiale che ti avevamo chiesto!Oh Per tutti i diavoli, oh per tutti i sortilegi. Ernestaaaaaaaaaa . . . . cosa e’ successo? Quest’ultima ormai, aveva poche speranze. Nessuna scusa! Si aspettava solo che le streghe la fulminassero con una scarica di maledizioni. Fortunatamente dopo pochi istanti, la strega Estrella ebbe un altro vorticoso giro su se stessa e tornò quella di prima. Ma questo non bastò! -Riunione generale,disse la strega anziana. Ora dovevano decidere della sorte di Ernesta e del suo futuro. Passarono molte ore, mentre Ernesta nell’attesa aveva staccato così tante code di lucertola, che si sarebbero potute fare altre mille pozioni. Poco prima del sorgere del sole, la decisione le fu annunciata. Esclusa! Si. Niente e nessuno avrebbe potuto farla ammettere alla congrega delle Streghe di Niardo. Ernesta,incassato il colpo e a capo chino, salutò ringraziando della opportunità avuta e sparì nel bosco, trascinando la scopa di saggina. Giunta alla curva dell’Alce Rossa,vide delle fiaccole avvicinarsi. Capii subito che il pericolo era imminente. La sua prima reazione fu quella di cambiare strada. Lei non era mai stata riconosciuta come una strega, quindi non le sarebbe accaduto nulla. Nel suo animo però si sentiva strega. Tornò rapidamente indietro e giunta di nuovo dalle streghe,le avvertì del pericolo e di abbandonare in fretta quel luogo. Anch’esse videro le fiaccole avvicinarsi e udirono il latrare dei cani. Tutte in fila ordinatamente, a cavalcioni delle loro scope se ne volarono verso oriente. Per poco scamparono al pericolo che le avrebbe portate dritte al rogo. Da quelle parti i contadini non scherzavano per niente. atterrarono nella pianura chiamata del “ Cane Pazzo”. Non avevano parole per ringraziare Ernesta. Estrella le si avvicinò. E disse - Sento di poter parlare a nome di tutte. -Ecco,insomma,non sei una strega da manuale e neanche tanta brava nelle pozioni, ma hai compiuto un gesto che non dimenticheremo mai. -Mi sono sicura di dire che ad Honorem puoi entrare a fa parte della nostra congrega. Tutte furono daccordo. La commozione era tale che Ernesta avvicinandosi ad ognuna di loro per abbracciarle, la gonna lunga del suo abito migliore si infilò sotto lo stivaletto e la fece decollare come un razzo facendola piombare in una pozzanghera . Inutile dire quali e quanti schizzi provocò, imbrattando i volti e gli abiti delle sue colleghe. Si trattennero a stento. L’idea di poter strangolare una strega appena insinuata nella mente di tutte. Ma non lo fecero. Ah, dimenticavo. Non le furono mai più assegnati compiti come, preparazione di pozioni o cose simili. Il suo compito? Pubbliche relazioni Ma mi giungono voci che anche in quel campo qualcosa accadde. Ernesta,dolce e maldestra strega. patapump
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