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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 DOVE OSA L'ARCOBALENO
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zanin roberto
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Italy
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Inserito - 12/10/2009 :  23:57:22  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
Il sole era alto, sovrano d'un giorno senza nubi, in un cielo terso e ancora pigro a inscenare un autunno lento e impacciato, l'azzurro che si perdeva nell'infinito rapiva lo sguardo e le limpide Alpi Giulie si esibivano in uno scenario fiabesco. L'auto procedeva veloce a scalare le colline del Collio, di quel lembo del Friuli che fa da porta e da cerniera all'est europeo, cosi silenzioso, discreto, a tratti severo. La strada stretta e a chiocciola non consentiva distrazioni, il primissimo pomeriggio era un lungo preludio al rapimento bucolico che ci attendeva, sicuri che quelle terre hanno reso giustizia al creatore. Salivamo, ed io guidavo con estrema serenità, catturando immagini di fossi, alberi, case coloniche, alla ricerca nella mia memoria di quando ventenne prestavo servizio militare nella caserma di Ipplis, poco lontano da Rocca Bernarda e mia moglie mi assecondava nel trovare i riferimenti, mentre sua sorella e la sua amica, si lasciavano cullare dal sempre variegato paesaggio.
I colori erano l'esatta scomposizione dell'arcobaleno, quando decisi di fermare l'auto in un dosso dolce e accativante, scendendo in un punto che dominava l'orizzonte a trecentosessanta gradi. L'odore del foraggio ancora madido di recenti piogge, saliva a sprazzi, gaie farfalle dalle ali azzurre e gialle si posavano a intermittenza sui fiori di campo e a degradare un grande anfiteatro semicircolare di viti appena vendemmiate ricamava lo spazio, colmandoci la vista.
Vigne che disegnavano terrazze e coni che abbellivano i contorni delle colline in un susseguirsi di pizzi e di cornici, degni di un artista valente, quando meno te l'aspetti finita la vigna, ecco un fazzoletto di fresca erba verde che si contrapponeva all'iniziale ingiallimento delle foglie di vite, poi un gruppo d'alberi di cako esplodevano l'arancio dei loro frutti, punteggiati di lontano da macchie di olivi che non ti sembra vero essere ricolmi di olive. Senza un preciso scopo, senza una meta definita, le tre donne lasciandosi abbracciare da quell'incantevole atmosfera magica, si incamminarono in direzioni diverse, assaporando il caldo irragiamento solare, immerse in una silente natura che nulla ricordava aver incontrato l'uomo.
Presa la macchina fotografica, mi precipitai sul punto più alto di quello straordinario belvedere, ma fui vinto dalla insoluta questione di dove guardare, non c'era un bello e un brutto, per la prima volta in vita mia, non avevo scelta, se non di guardare tutto. Mia cognata trovò dei grappoli dimenticati di verduzzo, ed iniziò a mangiare acini che viravano dal giallo oro al giallo verde, mentre mia moglie si era lasciata condurre lungo un filare che scendeva un pò ma che regalava dell'uva rossa, del merlot che si ingentiliva di riflessi indaco e che colorava le mani riccamente tannico, ma non erano fameliche affamate di cibo, non erano curiose di assaggiare la manna del Collio Friulano, erano intente a cercare inconsciamente un contatto fisico con quel momento quasi mistico.
Inquadravo nel mirino della macchina fotografica i volti delle tre donne e i loro occhi ridevano, si lasciavano rapire in una onirica simbiosi, non parlavano ma si sentiva il loro gradimento evaporare dai pori della pelle. In un momento di assoluta pace, con lo sguardo che scivolava nei labirinti delle vigne sparse, i riflessi argentei della luce, la leggera brezza che muoveva le foglie, ringraziavamo Dio di esistere, di essere vivi.
Lo spettacolo non era solo un bel giorno di sole, in una bella terra, ma era il fatto di poter godere una rinnovata maturità, mi avvicinai a un olivo e toccai un frutto, nella speranza di determinarne la maturazione ma ne fui deluso, risalimmo in auto sospirando, lasciandoci ondeggiare per le stradine sterrate di quelle colline che regalano tra i più buoni vini d'Italia, felici di assaporare nel nostro umano autunno, questa continua estate di emozioni dove l'arcobaleno osa esplodere i suoi colori.

zanin roberto

   
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