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 TRASIMENO IL CUORE
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zanin roberto
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Inserito - 17/10/2009 :  22:53:44  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
CASTIGLIONE SUL TRASIMENO

Il lago Trasimeno rifletteva la luce lunare come uno specchio di casa appeso alla parete, le dolci colline che scendevano da Castiglione si vestivano di olivi e scendevano fino ad immergersi nelle sue placide acque limacciose. Un venticello leggero alietava il belvedere della piazza Ospedale, proprio sotto alle alte mura del castello con quella sua torre triangolare, in un'estate calda e afosa come si conviene in vacanza, le luci da presepio dei paesi rivieraschi brillavano specchiandosi nella superficie del lago, e la calma della conca, nella tarda ora notturna, spegneva ogni agitazione. Il sapore piccante della cena, consumata al vicino ristorante, rimbalzava con i suoi aromi mediterranei alla memoria e si fondeva con l'odore inebriante della lavanda che a chiazze fioriva nelle aiuole intorno, la gente passeggiava senza meta, scendendo e salendo le mosse vie del centro storico, sussurrando frasi e alternando risatine irriverenti. Gli stranieri, olandesi e inglesi, si fermavano nelle vinerie, agli angoli della via principale e si lasciavano conquistare dal sapore d'antico di vini ormai nella storia. Non si aspettava che il fresco della notte calasse e che dal lago salisse l'umida foschia, ci si ritirava in albergo consapevoli che l'indomani avremmo camminato in altre contrade nobili e stimolanti come solo queste regioni sanno regalare, Toscana ed Umbria, toni diversi d'una nobile sinfonia di cultura e folclore. Il lago pulsava presente, attento e discreto, guardiano d'un addivenire nobile e schietto, cosi raccolto in quella sua caldera scura e rotonda, con la innata capacità di trasmettere pace e serenità. L'immagine lasciata la notte si rinnovava al mattino, quando aperto il balcone della camera d'albergo, appariva azzurro e dorato dal sole, rinvigorito e rigenerato con lo specchio d'acqua mosso a bisbigliare un saluto sincero di buon mattino, che metteva il buon umore.
Dovevamo incontrarlo per l'ennesima volta, ma davvero intimammente, per carpirne i segreti, per ringraziarlo del suo esistere, per condividere il suo ritmo vitale, il suo respiro bucolico.
Sullo sfondo la sagoma verde dell'isola Polvese sembrava una sirena che ci invitava all'approdo, misteriosa e timida come una collegiale non avezza alla mondanità. La motonave fendeva l'acqua spostando onde vigorose, gli spruzzi d'acqua salivano a sfidare la gravità, con il sole insolente a bruciare la pelle, noi rapiti a prua ad ammirare il volo di uccelli palustri, il lento scivolare di quella nave sul lago, i ruderi di un castello ci riportavano al tempo in cui era rifugio alle tante scorrerie barbariche e casa per esuli senza patria. Scesi a terra ci si incamminava in un periplo che ci proponeva una varietà ampia di vegetazione che aveva negli oleandri rosati, bianchi e rossi il più delicato benvenuto floreale al visitatore, si alternavano gli olivi bassi e dalla corteccia tormentata, i roseti selvatici e profumati, i salici che si bagnavano sulle rive, punteggiate da massi calcarei come una spruzzata di pepe, casuale e rada. Il sole, certo, non concedeva tegua ma l'ombra degli alberi e il silenzio sacro, l'odore di muschio e il fine paesaggio svelavano nuovi segreti sul Trasimeno, su un cuore che pulsava al centro del suo cono vulcanico, al centro della regione Umbria, al centro del Bel Paese, splendido custode d'altri tempi, quello strano bisbiglio che saliva dalle sponde fangose era il suo riverente messaggio di custode di intramontabili sentimenti.
Risalendo in motonave, ancora dalle lontane rive arrivava l'eco di umane frenesie, ma in fondo il lago s'era abituato a condividere con l'uomo un pò di modernità, rinunciando a qualche privilegio, non senza malinconici sospiri che buone orecchie colgono in particolari momenti, in cui l'animo si nutre di sentimenti.

zanin roberto

   
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