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 Una fiaba moderna
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 20/11/2009 :  16:47:46  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Una fiaba moderna

Viveva a Londra da quando era stato adottato. Connor era di origine polacca, ma abbandonato dalla madre, era finito in un orfanotrofio. A quei tempi in Polonia, l’indigenza era diffusa e gli orfanotrofi pullulavano numerosi. Alcuni trovatelli non sopravvivevano alla fame e agli stenti. I più fortunati riuscivano a trovare una famiglia che li adottasse. Connor era stato uno di quei fortunati e all’età di un anno, aveva trovato dei genitori adottivi. In un primo tempo era stato assegnato ad una famiglia siciliana, poi invece era stato assegnato a dei genitori londinesi. Questo perché la prima mamma aveva scoperto improvvisamente d’essere incinta. Siccome per avere assegnato un bambino, era necessario presentare un certificato di sterilità, quella signora non aveva più potuto presentarlo e Connor aveva cambiato famiglia assegnataria. La signora in questione si chiamava Eliana ed era sposata da sette anni. Aveva fatto tutto il possibile per rimanere incinta senza mai riuscirci. Un ginecologo le aveva detto che sia lei che il marito non avevano nulla che impedisse la procreazione. Allora si era rivolta ad altri specialisti i quali si erano pronunciati allo stesso modo. Alla fine si era rivolta ad un grande luminare in campo ginecologico, il quale dopo vari esami, analisi, accertamenti e visite ad entrambi, aveva sentenziato che lei e il marito, come coppia, non avrebbero mai potuto procreare.
La delusione ed il dolore dei due aspiranti genitori erano stati enormi e non si davano pace. Dovettero però rassegnarsi e decisero di ricorrere all’adozione internazionale. Ben presto furono contattati da un avvocato del consolato polacco che propose loro l’adozione di Connor, un bimbo di pochi mesi. Eliana e Marco ne furono entusiasti e cominciarono a preparare la cameretta, il corredino, i giocattoli per il figlio adottivo. Lei andava al lavoro e si sentiva felice, aveva voglia di gridare la sua gioia. Immaginava Connor piccolo e dolcissimo, un frugoletto di neppure un anno cui avrebbe regalato tutto il suo cuore. Marco già si sentiva padre a tutti gli effetti, pensava al momento in cui avrebbe potuto giocare con il figlio adottivo o al momento in cui avrebbe potuto insegnargli a suonare la chitarra.
Un giorno però, quando mancava poco all’arrivo di Connor in Italia, Eliana cominciò a sentirsi male, aveva delle nausee improvvise e vomitava. Al mattino quando si svegliava le girava la testa. Si fece visitare dal proprio medico di famiglia il quale non tardò a diagnosticare che aspettava un figlio. Restò a bocca aperta a guardare il medico. Questi si preoccupò perché la vide impallidire e barcollare. Allora la fece sdraiare. Quando si riprese, si mise a ridere in modo isterico e il medico si preoccupò ancora di più. Alla fine telefonò al marito affinché venisse a prenderla. Marco quando sentì al telefono la diagnosi del medico, pensò che stesse scherzando, ma quello insistette che era necessaria la sua presenza perché la moglie pareva sull’orlo di un collasso. Comunque i due neo genitori dovettero convincersi che non si trattava di un sogno ma che ben presto lei avrebbe partorito un figlio. L’unico grosso rammarico fu di dover rinunciare a Connor. Eliana rimpiangeva quel bimbo che aveva tanto sognato. Quel bimbo che già amava e che avrebbe egualmente voluto adottare, solo che non era più possibile. Si augurava in cuor suo che trovasse una mamma e un papà migliori di loro.
Ebbero un figlio stupendo cui diedero nome Renato. Sei anni dopo, inaspettatamente lei fu di nuovo incinta e nacque Fernanda, una bambina tutta riccioli neri, dalla carnagione bianchissima e con due occhi enormi. Divenne una splendida ragazza, alta e slanciata, con folti capelli neri e sempre pronta al buon umore. Sin da piccola aveva praticato molti sport e si laureò in scienze motorie. Volle poi frequentare un master sulle distrofie miotoniche infantili per poter lavorare con i bambini affetti da quel disturbo. Si recò dunque a Londra dove, in un ospedale, avrebbe frequentato quel corso. Fernanda aveva sempre studiato l’inglese sia a scuola, sia per conto proprio, e lo parlava correttamente. Partì e andò ad alloggiare in un residence non lontano dall’ospedale, abitato quasi tutto da giovani.
A Londra, Fernanda vide e conobbe luoghi e realtà incantevoli. Le sembrò una città particolare, ove le tentazioni seducono, le anime sono avviluppate da strani desideri. Viveva gioiosamente, quando poteva e non studiava, era sempre in giro per la città, alla scoperta di quella splendida metropoli.
Nel suo residence, alloggiava un giovane medico che esercitava
la professione nel medesimo ospedale dove lei frequentava i corsi.
Lo incontrò spesso e non tardò a innamorarsi di lui. Era un bell’uomo alto e aitante, bruno, con occhi incantatori ed un sorriso smagliante.
La ragazza lo guardava di sottecchi e quello era perfettamente consapevole di aver fatto colpo su di lei. Però si mostrava schivo, per conservare il suo carisma di medico integerrimo. Ma l’amore segue le strade del cuore e il dottore, suo malgrado, s’era invaghito di Fernanda, che era proprio una bella ragazza, semplice, non appariscente, aggraziata, sempre sorridente e garbata.
Il dottore si chiamava Connor Cantor ed era restio a farsi avanti facilmente con le ragazze. Ciononostante non poteva impedirsi di essere affascinato da lei e la guardava furtivamente, provando uno struggente sentimento d’amore. Poi distoglieva lo sguardo e faceva finta di niente.
Fernanda a sua volta, aveva capito che il medico aveva simpatia per lei e il cuore le balzava in petto quando l’incontrava. Insomma erano affetti entrambi da una sorta di pudore dei sentimenti più forti. Cosa che, al giorno d’oggi, sembrerebbe anacronistica.
Ma un bel giorno la ragazza in questione si trovava nei corridoi dell’ospedale con le braccia piene di libri e con la testa fra le nuvole. Non si accorse di un medico che correva precipitosamente in senso contrario, essendo stato chiamato d’urgenza. Si scontrarono e le caddero tutti i libri a terra.
-Oh! Scusi, - fece lui. Si squadrarono e si riconobbero. -Mi spiace ma ho una fretta del diavolo! M’hanno chiamato d’urgenza.-
- Io sono Fernanda, - fece lei - non si preoccupi dottore.-
- Connor- ribatté lui- sono Connor Cantor e sono sicuro che ci rivedremo. -
Filò via come un razzo e come l’urgenza richiedeva.
Quella stessa sera si rividero al residence e si sorrisero.
- Tel’avevo detto che ci saremmo rivisti!- esclamò lui. -
- Già, - rispose lei impacciata- sembra proprio di sì e sembra che abitiamo molto vicino. -
- Senti Fernanda, mi permetti d’invitarti a cena?-
Le sembrò d’aver toccato il cielo con un dito: - Se te lo permetto? Caspita! Certo! Ehm, ehm, voglio dire che accetto volentieri. -
Si conobbero e s’innamorarono.
Bisogna per altro aggiungere che Fernanda sapeva tutto sulle peripezie di sua madre per avere un figlio. Quando, mentre cenavano, Connor cominciò a raccontare d’essere figlio adottivo e di avere circa l’età di suo fratello Renato, la ragazza pensò di avere capito male e che tutto ciò era inverosimile. Che fosse il famoso figlio adottivo che sua madre aveva tanto sognato? No, non era possibile. Certe cose succedono solo nei romanzi o nelle fiabe. Connor si chiamava così solo casualmente e le altre cose coincidevano anch’esse fortuitamente. Mah! Ne avrebbe parlato al telefono con sua madre.
-Di dove sei? - le chiese il giovane medico, – da come parli, si capisce che non sei di Londra.-
- Sì, infatti, – rispose Fernanda, - sono italiana. Precisamente di Palermo in Sicilia. Ci sei mai stato?-
- No. Dell’Italia conosco solo Roma e Venezia.-
- Avresti dovuto visitare pure la Sicilia.-
- Ma parlando d’altro, Fernanda, ti sarai accorta di quanto mi piaci; non mi sono voluto sbilanciare prima, perché non ti conoscevo e non sapevo come avresti reagito ad un mio approccio.-
- Sì, ho capito che ti facevo simpatia, ma mi vergognavo. Non sapevo neppure se fossi sposato o meno. -
- No, non sono sposato ed ho avuto poche ragazze, in quanto ho sempre pensato a studiare come un matto per diventare medico e vincere il concorso all’ospedale. Ma tu non hai un ragazzo? Non hai qualcuno che ti aspetta a Palermo?-
- No, non mi aspetta nessuno, tranne i miei genitori e mio fratello.-
- Allora, se ricambi i miei sentimenti, vuoi diventare la mia ragazza? Io mi sono innamorato di te.-
- Anche io credo di essermi innamorata e sono felice di diventare la tua ragazza.-
Iniziò così una storia che non doveva più finire.
Quando Eliana seppe di Connor, indagò attentamente e scoprì che si trattava proprio del figlio adottivo che aveva tanto sognato. Stentava a crederci e suo marito era esterrefatto.
Connor, informato della cosa, ne fu sbalordito pure lui. Pensava che si trattasse di un equivoco. Eppure tutto coincideva e dovette convincersi. Conobbe i suoi mancati genitori adottivi, quando Eliana e Marco andarono a trovare la figlia a Londra. Anziché genitori erano diventati suoceri. Connor, per Eliana e Marco divenne un altro figlio.
Il destino alla fine s’era compiuto.



Gabriella Cuscinà

   
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