luisa camponesco
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Italy
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Inserito - 12/02/2010 : 17:37:42
Dopo il tramonto
Quando c’è silenzio, pace, quando si gusta il frinire delle cicale e ci si mette comodi sulla sdraio, gli occhi si chiudono e i pensieri fluiscono, fluiscono. Così mi sono lasciata andare a ripercorrere la strada, a ricordare episodi e vicende che hanno segnato la mia storia e quella di coloro che hanno condiviso parte della mia vita. Qualcuno lo chiama destino, ma forse….. non è proprio così. °°°°
- Ehi, Tess, sei pronta? Un agosto torrido come lo è quasi sempre negli Stati del Sud soprattutto in Luisiana. Ero ospite dei nonni materni, mi sarei annoiata a trascorrere le giornate sul dondolo della veranda se non fosse stato per Pamela. C'eravamo conosciute anni prima, sempre in occasione delle vacanze estive. Pamela viveva con la famiglia nella tenuta confinante con quella dei miei nonni. - Allora! Ce l’hai il costume? Altrimenti non fa nulla. - Non so se posso Pam! Mio nonno è andato a Baton Rouge e non so quando torna. - risposi titubante - Ma dai, si tratta solo di fare un bagnetto, poi lo stagno è vicino, torneremo presto. Mio nonno, Theodor, mi aveva espressamente proibito di andare a nuotare nello stagno, ma il pensiero di immergermi nell’acqua fresca e trovare ristoro prevalse sul senso d’obbedienza, così, preso al volo un asciugamano, mi diressi con Pam sul sentiero per lo stagno. Pamela si tuffò subito sollevando una quantità notevole di spruzzi - Ehi Pam, ci sono alligatori qui? Ricorderò sempre la risata dell’amica mentre una coppia di anatre si levavano in volo spaventate. - Ma cosa dici Tess, qui puoi solo trovare delle rane. Mi immersi nell’acqua lentamente piena di sospetti, ma la vivacità di Pamela mi coinvolse e incominciammo a saltellare facendo ribollire lo stagno. - Stiamo facendo fuggire tutta la fauna locale. - Aspetta, aspetta, non muoviamoci. – Pamela mi fece segno di non parlare. Dopo qualche minuto, l’acqua tornò tranquilla, una rana fece capolino da sotto una foglia, un’anatra, seguita da sei anatroccoli tornò a nuotare nello stagno e poco lontano una garzetta zampettava in cercava cibo fra le alghe. Le mia dita sfioravano il pelo dell’acqua che pareva opporre una lieve resistenza, il limo s’ era depositato sul fondo rendendolo trasparente. Mi sentii parte di quel luogo e non mi sarei stupita se all’improvviso fosse apparso uno gnomo od una fata e invece….. - Ciao ragazze, com’è l’acqua? Ricky Jordan, foruncoloso e fastidioso figlio del pastore ruppe l’incanto e ci fece urlare. - Lo sai che non si spiano le signorine – Pamela era furiosa. - Ma se siete quasi vestite, e poi siete ancora ragazzine. - Girati mentre usciamo! – Ricky sbuffò, ma si girò. - Mi spiace Tess, ma quello ce lo troveremo sempre fra i piedi, credo che tu gli piaccia. Rabbrividii a quella rivelazione, ma solo allora mi accorsi di quanto fosse tardi quindi presi a correre sul sentiero. - Ciao Pam ci vediamo più tardi. - Tess, ricordati domani andiamo a cavallo. Nonno Theodor era già tornato, non fece caso ai miei capelli ancora bagnati, scuro in volto mi salutò a mala pena. Solo durante la cena compresi il motivo della sua preoccupazione. - Ci sono rampe di lancio missilistico a Cuba, è come avere una pistola puntata alla tempia, Kennedy dovrà prendere posizione. - Che il Signore ci protegga – rispose la nonna congiungendo le mani. Allora non colsi la gravità del momento, presa solo dal pensiero della cavalcata del giorno successivo, beata ed incosciente gioventù. Mi pareva tutto così, lontano volevo godermi quella vacanza poi sarei tornata a casa nell’Ohio e sarebbe stato tutto diverso dopo il divorzio dei miei genitori.Lo confesso, mi sarebbe piaciuto vivere con i nonni loro mi davano quel senso di solidità che mi era sempre mancata. Il sole era sulla linea dell’orizzonte quel mattino, l’aria ancora fresca, l’ideale per cavalcare. I cavalli, gia sellati e Pam accarezzava il muso di Sophie. - Ben alzata Tess, ti ho riservato Blois è tranquillo, vai sul sicuro. - Ragazze, tornate prima che faccia troppo caldo. – raccomandò il padre di Pamela. - Non preoccuparti papà. - Non è di voi che mi preoccupo, ma dei cavalli. Padre e figlia si abbracciarono ed io provai una stretta al cuore, era da tanto che mio padre non mi abbracciava, lui pensava solo al suo lavoro, avvocato di successo ma sempre assente per la famiglia. Blois trottava dietro Sophie e un vento leggero mi accarezzava, avrei voluto fermare il tempo. - Allora ci diamo una mossa! – Pamela premette i talloni contro il ventre della cavalla e questa partì al galoppo io rimasi indietro, non ero un gran che come cavallerizza, avevo paura e Blois lo aveva capito. Poco dopo Pam, tornò indietro alquanto agitata, fece cenno di seguirla, la cosa non mi piacque. Quando la raggiunsi era inginocchiata vicino ad una cavalla. - Cosa è successo Pam? Mi hai spaventato! - È Cloe sta per nascere il puledro. - Vado a chiamare aiuto. - Troppo tardi sta nascendo adesso, vieni ad aiutarmi! Ero impietrita mentre Pamela pareva posseduta da una energia incredibile, la stessa energia che avrebbe poi contraddistinto la sua vita futura; sapeva esattamente cosa fare. - Non ce la fa, dobbiamo tirarlo fuori o li perderemo entrambi. Mi si chiuse lo stomaco. - Come posso aiutarti? - Accarezzale il muso, cerca di tenerla tranquilla. - Ma non possiamo chiamare tuo padre? - NO! Sbrigati sta molto male. La mattinata che si faceva sempre più calda e non solo per la temperatura. Accarezzavo il muso di Cloe che ogni tanto scalciava e mentalmente pregavo che tutto finisse alla svelta. Non osavo guardare Pamela, anzi, tenevo gli occhi ben serrati e la mascella contratta. - ECCOLO! – il grido di Pam mi scosse dal torpore e quando aprii gli occhi vidi una piccola cosa umida agitarsi nell’erba. - È una femmina! Una femmina. – la voce di Pamela si smorzò mentre si sdraiava con le braccia spalancate. La piccola si drizzò barcollando e istintivamente si diresse verso la madre. Cloe sollevò un poco il capo ma non si mosse. Il padre di Pamela, seguito da alcuni mandriani, giunse al galoppo, si fermò subito accanto a Cloe. - Ce la farà? – chiese Pamela Suo padre la esaminò poi le accarezzò il ventre. - Ce la farà! – si avvicinò alla puledrina. – Le avete dato un nome? - Potremmo chiamarla Tess, ti va? - chiese rivolta a me. La puledrina mi guardò, sembrava aspettasse la mia risposta. - Tess andrà benissimo. – risposi mentre gli occhi mi si velavano di lacrime. Quella sera non riuscivo, a prendere sonno presa da una strana agitazione, camminavo lungo lo steccato quando il nonno mi raggiunse. - Questo è il momento della giornata che preferisco, così tranquillo, ci si prepara al riposo, dovresti farlo anche tu. Hai vissuto un’esperienza che non scorderai facilmente. Guarda bambina! – il nonno mi indicò il cielo. – Non avere mai paura della notte perché sai, dopo il tramonto si accendono le stelle. Rimasi a lungo a contemplare quello spazio che sembrava infinito e inconsapevolmente avevo dato una svolta alla mia vita. °°° Cosa sarebbe accaduto se quel giorno non avessi cavalcato con Pamela o non mi fossi fermata ad osservare il cielo in una notte d’agosto? Non ho ancora trovato una risposta, ma forse ce n’è più di una. Non tornai per molti anni alla fattoria dei nonni, Pamela si sposò e indovinate con chi? Ma si, proprio Ricky Jordan, senza più foruncoli e decisamente affascinante, così almeno mi apparve dalla fotografia che mi inviarono. Entrambi medici senza frontiere, partirono per l’India e non li rividi più. La lettera di quell’avvocato di Baton Rouge mi colse di sorpresa, mi chiedeva cosa intendessi fare della fattoria dei nonni essendo io l’unica nipote ed erede. Non avevo ancora pensato a questo evento ed ora mi trovavo a dover prendere una decisione. Non me la sentivo di liquidare la questione per telefono, così comunicai all’Istituto di ricerche Astronomiche presso cui lavoravo, che mi sarei presa un periodo di vacanza. Feci una breve sosta a Washington e sbrigai alcune faccende burocratiche legate a dei finanziamenti e ripresi il viaggio vero la Luisiana. Fui stupita nel trovare la fattoria in ordine, l’erba tagliata, la facciata dipinta, lo steccato riparato. Non riuscivo a credere. - Lei è Tess! Mi girai di scatto, l’uomo venne verso di me con passo deciso. - La stavo aspettando, mi chiamo Michel Fontain, ho promesso a suo nonno che avrei tenuto tutto in ordine, era sicuro che sarebbe tornata. Spero non le dispiaccia. Gli strinsi la mano imbarazzata e anche un po’ intimorita da quella presenza autorevole. - Anzi la ringrazio, come posso sdebitarmi? - Nessun debito, anzi sarei felice se accettasse di cenare con me, ho acquistato da poco la proprietà dalla sua amica Pamela e avrei qualcosa da mostrarle. L’aspetto. Non attese nemmeno la mia risposta, salì sulla jeep e imboccò il viale. Avevo bisogno di riprendermi, consapevole che le sorprese non sarebbero finite. Anche l’interno era in ordine, anzi mi pareva di sentire ancora l’odore di tabacco del nonno accarezzai le foto di famiglia allineate in ordine di grandezza. - Signorina Theresa, le serve qualcosa? La donna sulla porta aveva fra le braccia biancheria pulita. - Mi manda il signor Fontain mi ha detto di mettermi a sua disposizione. Non sapevo se sentirmi lusingata o seccata. - Ringrazio il signor Fontain ma non mi serve nulla. La donna depose la biancheria accanto al divano e se n’andò. Sembrava me ne fossi andata solo il giorno prima, rivedevo me e Pam correre sui prati. Non so come mi trovai sul sentiero per lo stagno e mi sedetti sulla riva, stavo bene e mi sentivo in pace. Verso le 7 di sera mi diressi nella tenuta che un tempo era stata della famiglia di Pamela, più per curiosità che per altro. Michel Fontain mi attendeva all’ingresso della casa padronale. - Sono contento che abbia accettato signorina Tess o Theresa come preferisce. - Va bene Tess – risposi. La cena fu perfetta e non mi sentii per nulla imbarazzata, al contrario Michel si rivelò un affabile padrone di casa. - Venga, come le ho detto ho qualcosa da mostrarle. Mi prese per un braccio e mi guidò verso le stalle, i cavalli erano ben tenuti e governati, si fermò davanti ad un box ed entrò. Il cavallo aveva il pelo lucido, alzò il muso verso di lui che lo accarezzò. - Signorina Tess, le presento Tess. All’inizio non compresi poi….. - Intende dire….. - Esattamente, la puledrina che lei e la sua amica Pamela avete fatto nascere. Non avevo parole ma in fondo non erano necessarie, il silenzio valeva molto di più.
°°°La vita è un’avventura stupenda, ci regala emozioni, gioie anche i dolori, perché anch’essi ne fanno parte in un ciclo che tende a rinnovarsi, ogni anno, ogni giorno, ogni momento, quello che conta è imparare cogliere la positività di ciò che ci circonda . Non è stato sempre facile e nemmeno scontato, la saggezza si raggiunge con l’età?Chissà poi se è vero. - Dottoressa Fontain – la voce del giovane mi distolse dai pensieri. Lo osservai non aveva più di vent’anni, un volto fresco e sereno. - Mi dica! - Ho le immagini della M87 come lei aveva chiesto. Le ho salvate in un file, posso mostrargliele? - Certo, ma mi farebbe un favore prima? Mi accompagni fino allo steccato. Il giovane offrì subito il braccio, non mi sentivo sicura ad usare solo il bastone. Dopo il matrimonio con Michel avevo riunito le due proprietà e creato un centro studi di astronomia. Da nessun’altra parte si vedeva un cielo così bello, gli studenti di tutto il paese e anche dall’estero venivano a fare stages estivi, qualcuno si innamorava del luogo e rimaneva a collaborare. Non mi sentivo sola anche se io e Michel non avevamo avuto figli nostri eravamo circondati da giovani ansiosi di imparare, abbiamo dato e anche ricevuto molto. Lo steccato era vicino, le anche mi facevano male, il tempo in cui correvo era solo un ricordo, ma invecchiare è un privilegio, privilegio che purtroppo molti non hanno. - Non abbia paura della notte. – dissi rivolta al ragazzo che mi guardava senza capire. – Perché dopo il tramonto si accendono le stelle. Osservai il cielo mentre si tingeva di blu e le prime costellazioni prendevano forma. Sentii la presenza di tutti coloro che avevo amato nella vita, ed ora ero più che mai sicura, il nonno sarebbe stato fiero di me.
Luisa Camponesco
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