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 Il futurologo
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luisa camponesco
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Il futurologo


Dal Nuovo Dizionario Gallariano

Futurologo= (definizione) laureato in futurologia. Attraverso proiezioni matematiche su di un sistema di assi taylloriani, prevede eventi futuri plausibili tenendo conto di errori accidentali, considerati accettabili e misurabili da equazioni asimmetriche.

°°°

Il tramonto aveva incendiato l’orizzonte, la ragazza, stregata da questa visione, stava immobile sul balcone.
-Vanessa! Eilà Vanessa! Ti sei addormentata?
- Chissà cosa se un giorno riuscirò ad andare oltre il sole.
- Per il momento devi pensare solo a terminare il corso di matematica infinitesimale.
-Tutte uguali le mamme! – sbottò Vanessa
- Cosa vuoi per cena?
Vanessa sospirò, inutile discutere con sua madre, lei aveva sempre l’ultima parola. Con i gomiti appoggiati sul tavolo era ancora pensierosa quando sua madre la scosse.
- Allora ti decidi?
- Pizza con doppio formaggio e mozzarella.
Il piatto comparve all’istante.
- Tè verde di Cyland e….. gelato all’amarena.
Cenarono in silenzio ciascuna presa dai propri pensieri.
- Vado a studiare mamma!
I resti della cena scomparvero, assorbiti dal tavolo stesso. Vanessa salì in camera senza usare la scala-mobile e il fatto stupì sua madre che ben conosceva la pigrizia della figlia.
I giovani spesso attraversano periodi particolari, una normale fase della crescita, ma Vanessa viveva queste situazioni sempre con una inusuale tensione. La signora Marisa pensava alla figlia che si stava facendo donna, ma soprattutto al carattere forte e determinato che metteva spesso in difficoltà le persona che la circondavano.
“Non troverà mai il ragazzo giusto per lei” Pensava la donna mentre digitava sul pannello di programmazione le istruzioni per il giorno seguente.

L’Istituto Gallariano, la cui costruzione a forma conica risaliva alla metà del 24esimo secolo, si ergeva nella zona ovest della città. Il campus di vaste dimensioni fungeva da parco nonché da polmone verde. Nonostante la crescita demografica controllata e la colonizzazione dei pianeti del sistema solare, nell’ultimo secolo si era verificato un ritorno sulla Terra, un po’ perché era divenuta sede di rappresentanze planetarie ma soprattutto perché il vivere sulla Terra era considerato un privilegio, uno status simbol di cui andare fieri.
Hopeland City ospitava centri culturali e universitari di grande prestigio, vi si accedeva solo dopo selezioni accurate e durissime.
Saltare da un marcia-mobile all’altro era un divertimento per Vanessa. Quello blu portava al centro commerciale, quello giallo alla City Hall e quello verde al campus universitario.
L’equilibrio era fondamentale, infatti i ruzzoloni erano all’ordine del giorno soprattutto dai visitatori proveniente dalle colonie esterne, non allenati a questo modo di spostarsi.

Il campus era già affollato, studenti e docenti chiacchieravano ad alta voce, i dialoghi si confondeva e si intrecciavano.
- Ciao Vanessa! - Flora White e Kate Donovan le facevano cenni con la mano invitandola ad unirsi a loro.
- Novità ragazze!
- Una sola, ma sensazionale! – rispose Flora.
- Vedi l’uomo che sta parlando col Rettore? Ecco quello è il nuovo docente di futurologia.
- Futurologia! - esclamò Vanessa sorpresa.
- Non lo sapevi? È una nuova specializzazione, oggi ci sarà la presentazione, arrivi giusto in tempo. – concluse Kate

L’aula conferenze era gremita, il nuovo attrae sempre anche solo per curiosità e nell’attesa i giovani scommettevano sul contenuto della nuova facoltà.
- Sfera di cristallo…. carte zen….. gli antichi ching…..
L’ingresso del Rettore seguito dal nuovo insegnante pose fine ai mormorii.
- Buona giornata a tutti voi. – esordì il rettore – Ed è davvero una buona giornata per il nostro centro universitario, poiché saremo i primi ad introdurre una nuova disciplina e quando dico nuova non ho detto nemmeno la metà, ma non voglio annoiarvi con un lungo discorso anche se so bene qual è il soprannome che mi avete affibbiato. Sappiate però che “barbagianni” era il nome di un nobile rapace notturno ormai estinto da secoli quindi mi ritengo onorato che voi mi consideriate tale. Il fatto che io mi chiami Gianni è puramente casuale.
Il Rettore era un uomo di spirito e l’assemblea sottolineò la battuta con un applauso.
- Vi ringrazio e spero manteniate questo senso d’umorismo anche per la prossima sessione d’esame. - Risate si levarono da ogni angolo dell’aula conferenze.
- Comunque oggi sono qui per presentarvi un personaggio che mi auguro impariate ad apprezzare non solo da punto di vista umano ma per quello che potreste imparare dalle sue lezioni. Lascio la parola al professor. Gustav Johnson
Gli studenti si fecero subito silenziosi
All’apparenza imbarazzato Gustav s’accostò al microfono.
- In genere non ho ascoltatori così numerosi e non sono abituato a parlare in pubblico, sono a mio agio solamente quando studio e faccio calcoli.
- Legge i fondi di caffè? - la battuta suscitò qualche sghignazzo subito placato.
- È una domanda interessante potrei lavorarci su magari col vostro aiuto, ma la futurologia non ha nulla di esoterico, è una scienza quasi esatta. -
- Allora se non è esatta a cosa serve?
- Venite alle mie lezioni e lo scoprirete!
Le domande si susseguirono, incalzanti, mani alzate, tutti volevano una risposta. Gustav sorrise, il sassolino era stato gettato e lui lo aveva previsto.

Due pagine fitte di nomi, era stato messo un limite al numero delle iscrizioni, gli esclusi sarebbero stato ammessi nel semestre successivo, cinquanta alla volta, non uno di più, non uno di meno.
Gustav osservava, da un monitor del suo studio, i volti degli studenti, mentre prendevano posto negli pseudo-banchi . Espressioni scettiche, alcune divertite, poi la vide, seria compassata, esprimeva desiderio ed attesa di imparare, forse…..forse era lei quella che cercava, forse…..
Attese quattordici minuti prima di entrare in aula.
- Salve ragazzi, vorrei vi avvicinaste, accomodatevi pure nei primi banchi, vi assicuro che non sono pericoloso. So esattamente cosa pensate in questo momento, vi domandate che genere di insegnante io sia e in cosa consista la futurologia. Il termine è sicuramente moderno ma le radici sono antiche, molto antiche. La futurologia si basa sui numeri e i numeri hanno contraddistinto la storia della razza umana e non solo. La nostra vita è basata sui numeri, l’universo stesso è basato suoi numeri. Se un giorno dovessimo incontrare altre forme di vita, quasi sicuramente i numeri sarebbero un modo per comunicare.
- D’accordo ma cosa c’entrano i numeri con il futuro? – Vanessa si accorse di aver pensato ad alta voce.
- I numeri in se stessi non predicono il futuro, ma se li mettessimo in una particolare sequenza creeremmo proiezioni tali da indicarci il probabile futuro. Nei secoli passati questa tecnica, anche se in maniera empirica, era già stata applicata. Oggi possiamo andare oltre, oggi possiamo anche vederlo, il futuro possibile.
- Scusi, ma non ho capito, cosa intende quando parla di futuro probabile ?
- Esistono variabili non ponderabili che lo possono influenzare.
- Quindi esiste più d’un futuro!
Gustav fece un cenno di assenso col capo, quella ragazza aveva talento, era la variabile che gli serviva.

Vanessa aveva parecchio su cui riflettere e tornando a casa si chiedeva cosa l’avesse spinta ad iscriversi alle lezioni del prof Johnson. Innegabilmente subiva il fascino dell’ignoto, ma il motivo principale era stata la curiosità e qualcos’altro non ancora bene definito.

- Mamma! Pensi anche tu che i numeri abbiano segnato la storia umana?
La domanda stupì Marisa, ma essendo lei insegnante di antropologia la risposta le venne spontanea.
- I libri degli antichi fanno spesso riferimento a numeri, alcuni sono ricorrenti, come il 7, 9, 10, 40 il 6 ripetuto più volte il 12 e il 13 che era il numero della fortuna. Questo solo per fare alcuni esempi.
- E hanno un significato?
- Certamente, a volte religioso e a volte magico.
- L’universo ha dei numeri?
- Non è il mio campo, ma credo proprio di si, pensa al significato del numero 8 adagiato, ma da quando ti interessi a questo argomento?
- Da quando mi sono iscritta al corso di futurologia.
Vanessa spiegò brevemente quanto era accaduto nella mattinata.
- Ho sentito parlare di questo professor Johnson in un seminario tenuto l’anno scorso, ma non avrei mai immaginato che avesse messo in pratica le sue teorie.
- Mamma, tu lo hai conosciuto?
- Non proprio, non di persona. Un anno fa durante un seminario sulla possibilità di viaggi spazio-tempo era stato fatto il nome di Gustav Johnson, ma non si era parlato di futurologia., questa deve essere una scienza d’avanguardia, una nuova frontiera. Hai fatto bene ad iscriverti, tienimi informata.
Vanessa, si senti sollevata, l’approvazione della mamma la rassicurava, il suo carattere impulsivo la portata spesso a fare scelte inopportune delle quali si pentiva, qualcosa però le dice che questa volta era diverso. Strana sensazione, un miscuglio fra timore e voglia di sapere e non vedeva l’ora di assistere ad una dimostrazione pratica.

La lezione successiva si tenne ancora in aula, Johnson attivò la oleo-lavagna sulla quale apparvero una serie di numeri apparentemente senza significato.
- Chiameremo ETA il fattore accidentale dopo di che inseriremo una sequenza casuale di numeri da uno a nove, anche ripetuti. Esempio: 33 – 99 --- E’ possibile un’alternanza di serie costituite da numeri pari e dispari. Le combinazioni sono pressoché infinite.
- Qual è il significato di questa operazione e dove ci porterebbe? – chiese Vanessa un po’ scettica.
- Giusta osservazione. Apparentemente l’operazione, nel modo in cui ve l’ho esposta, non ci porta da nessuna parte. La differenza sta nelle combinazioni numeriche e soprattutto dove si posizionerà fra di esse il fattore ETA
- Ma come, non possiamo decidere noi dove posizionarlo?
- No, non abbiamo nessun controllo sui fattori accidentali. ETA, però, è fondamentale nella proiezione futurologica .

Vanessa, più che mai dubbiosa, stava lasciando l’aula al termine della lezione quando Johnson la chiamò.
- Vanessa Barnes, se non sbaglio!
La ragazza lo guardò con aria interrogativa.
- Si, sono io!
- Si è domandata come mai ha deciso di seguire il mio corso.
- Credo lo abbiano fatto tutti i presenti.
- Mi riferivo al modo in cui uno se lo chiede. Vede Vanessa, io non sono qui per caso, io lo avevo previsto.
- Mi permetta di dissentire …….
- Un momento, mi faccia finire. – interruppe Johnson - Non è il fatto di venire qui che ho previsto, ma sapevo di incontrare proprio lei. Vanessa Barnes.

Sorrise Gustav nel vedere gli occhi sgranati di Vanessa..
- Capirà, presto capirà.
Si allontanò lasciando la giovane con la sensazione di trovarsi dinnanzi ad una porta che s’apriva sull’ignoto.

Vanessa e sua madre si godevano il silenzio della sera, sdraiate sul terrazzo. Momenti rari questi in cui madre e figlia potevano conversare, parlare delle vicende quotidiane, dei loro problemi e come risolverli.
- La relazione spazio-tempo è stata dimostrata, l’universo si può piegare, quindi non mi meraviglierei se si potesse prevedere anche ciò che accadrà fra uno, due o dieci anni.
- Si , ma vedi mamma, quello che mi riesce difficile da credere è che il professor Johnson abbia previsto di incontrare proprio me.
- Ammetto che è piuttosto strano, ma se esiste una spiegazione sono sicura, lui te la darà.

Si ritrovarono in cinque, nella grande aula, solo in cinque. Si guardavano con aria stupita quando Gustav li chiamò.
- Bene vedo che ci siete tutti.
- Scusi professore ma non capisco. Siamo solo in cinque.
- Appunto! Avete superato il primo test. Un test un po’ particolare lo ammetto, come è particolare ciò che ora vi mostrerò.
Li condusse in laboratorio e ciò che videro li lasciò ancor più stupiti. Al centro della stanza, una poltrona in metallo argenteo, un casco sopra di essa sulla cui visiera lampeggiavano led rossi e verdi, in un angolo un tavolo sempre in metallo con tastiera incorporata e uno schermo collegato sia al tavolo che al casco.
- Una stanza ologrammi?
- In un certo senso, ma si tratta di ologrammi particolari. Qui non visualizziamo solamente immagini, ma proiezioni virtuali future.
Gustav, fece una pausa per osservare, sui loro volti, l’impatto della sua affermazione.
- Vi state domandando come questo sia possibile. Ebbe oggi faremo un piccolo esperimento. Avvicinatevi al tavolo. Prego Vanessa inizi lei; digiti sulla tastiera l’anno in cui siamo, il giorno e l’ora, poi inserisca i dati atmosferici di questo preciso istante; prema “inserimento” Molto bene ora digiti la sequenza numerica del suo anno di nascita, giorno e ora, minuti e secondi. Questo è il presente, ma cosa farà e soprattutto dove sarà Vanessa domani a quest’ora? Volete saperlo?- chiese rivolto a tutti gli studenti – Adesso Vanessa inserisca ancora l’anno, la stessa ora ma con la data di domani. La precisione è fondamentale per ottenere risultati attendibili. Ora prema il tasto verde sulla sinistra , sieda sulla poltrona e si metta il casco.

Una luce gialle iniziò a percorrere i bordi del tavolo, andava e tornava, a volte velocemente e volte soffermandosi, istanti, microsecondi, sempre in posizioni diverse.
- E questo cosa sarebbe? – chiese Vanessa palesando un live timore.
- Questo è il fattore ETA. Si fermerà in un punto preciso per mostrarle ciò che farà domani.. Adesso è pronta? Poi toccherà a ciascuno di voi. – disse rivolgendosi agli altri. - Ma state tranquilli sarà una bella esperienza.
Vanessa calò la visiera, pose le mani sui braccioli e attese. Trascorsero alcuni minuti senza che nulla accadesse. Stava per rinunciare quando all’improvviso si trovò a passeggiare nel parco in compagnia di Steve il ragazzo che viveva da pochi mesi nella casa accanto. Non si erano mai incontrati fisicamente e nemmeno parlati. L guardava da lontano e sperava che un giorno, lui s’accorgesse di lei, ma era solo una sua fantasia.
- Allora com’è andata? – chiese Gustav ponendo fine alla prova. – Ha visto qualcosa?
- Si, dicci come è andata – chiesero i compagni.visibilmente curiosi
- In effetti qualcosa ho visto, ma potrebbe essere solo una proiezione dei miei desideri, comunque è stato interessante.
- Domani me lo saprà dire.
Uno alla volta anche gli altri studenti si sottomisero all’esperimento ma con esiti completamente diversi.

Marisa guardò la figlia stranamente taciturna.
- Qualcosa non va?
- Credo che la futurologia sia solo una perdita di tempo, mamma ! Oggi dirò al professor Johnson che lascio le lezioni e farò qualcosa di più costruttivo.
Vanessa stava uscendo di casa pensierosa cercando le parole più adatte e diplomatiche per annunciare il suo ritiro dal corso.
- Buon giorno!
La ragazza si girò sorpresa .
- Sono Steve Cox, non ci siamo ancora presentati. – il ragazzo le tendeva la mano sorridente.- Avrei voluto farlo prima, ma aspettavo la giusta occasione.
Vanessa rimase senza parole.
- T’ho forse importunata? – chiese Steve preoccupato
- No al contrario ero soprapensiero. Comunque piacere di conoscerti.
- Sono arrivato da poco dalle colonie esterne e non so praticamente nulla di Hopeland City. Magari tu potresti aiutarmi.
E così Vanessa si trovò a passeggiare nel parco e a chiacchierare in compagnia di Steve.

Le lezioni di Gustav Johnson si facevano sempre più interessanti. L’applicazione della matematica con i calcoli delle probabilità, la legge dei grandi numeri, intricati sistemi di equazioni, poi il fattore accidentale con le sue infinite proiezioni. Facevano di ogni giorno una vera avventura.

Erano rimasti in tre, tre studenti che avevano superato anche l’ultimo test e per questo motivo si applicavano con maggior entusiasmo, Gustav li guardava soddisfatto, il corso volgeva al termine e ognuno di loro avrebbe percorso la propria strada.
- Avete fatto un ottimo lavoro, sono fiero di voi, avete dimostrato volontà costanza e soprattutto fiducia nei miei confronti. Vi auguro un futuro radioso, ma cosa dico, quello lo avete già scelto.
Si strinsero le mani con un pizzico di commozione.
- Vanessa a lei lascio l’incarico di chiudere il laboratorio.

Le pareva strano vedere il laboratorio deserto, le mancavano già le esclamazioni di meraviglia dei compagni, le loro risate e la complicità che si era creata fra loro.
La strumentazione era ancora lì davanti a lei, doveva resettare e spegnere tutto.
La tentazione di fece forte, anzi di più. Il pensiero si era insinuato fin nel profondo e non se ne voleva andare.
Aveva fatto previsioni futurologiche circoscritte nell’arco di pochi mesi, ma non aveva mai sfiorato l’anno.
Ma ……quale futuro l’attendeva fra dieci anni?
Le dita accarezzavano i tasti e senza rendersene conto aveva impostato i dati necessari. Sedersi sulla poltrona ed abbassare la visiera fu la conseguenza.

°°°

“Contenitore antimateria OK, energia nei limiti. Schermatura OK. Primo ufficiale atteso in plancia. Tutti ai vostri posti. Astronave Alliance pronta per balzo. “

Il primo ufficiale Vanessa Barnes, ritta sul ponte di comando osservava il sole allontanarsi e farsi sempre più piccolo, mentre la galassia di Orione, con la sua forma a spirale, riempiva man mano lo schermo. L’Alliance e il suo equipaggio ora correvano verso un futuro tutto da scoprire.


Luisa Camponesco

   
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