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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 I racconti del Pontile
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luisa camponesco
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Inserito - 05/09/2010 :  16:58:12  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco

Racconti del pontile

Il vecchio pontile si protendeva sulle acque del lago: le mie travi scricchiolano caro amico
- Stai invecchiando – rispose il lago.
- Però ho tante storie da narrare. Storie di donne, felici, disperate, sognatrici, che si sono appoggiate al mio parapetto.
- Allora raccontale, io le porterò al fiume che attraversa la valle, così tutti sapranno.

°°°

Lara

Lara, guardava il mondo con gli occhi innocenti che solo un bimbo può avere. Famiglia tranquilla la sua, padre, madre e un fratellino dispettoso che amava moltissimo. Le giornate trascorrevano serenamente, nulla che potesse turbare gli animi dei bambini.
Il vicolo era come un piccolo paese, i suoi abitanti spesso sostavano sulla porta in attesa di scambiare due parole col vicino o con la gente di passaggio. Il nonno, seduto davanti al portone con l’immancabile sigaro fra i denti, sonnecchiava nell’attesa che i nipoti, due baldi giovanotti, lo portassero a braccia, sedia inclusa, in casa per il sonnellino pomeridiano.
Da qualche giorno però Lara notò che i genitori parlavano fra loro sommessamente e subito tacevano non appena lei li sorprendeva.
- E’ successo qualcosa?
- Niente bambina tutto a posto.
Ma Lara non era tranquilla e presto ebbe la conferma che qualcosa era cambiato.
L’arrivo di una nuova famiglia suscitò interesse e curiosità e sopratutto qualcosa di nuovo di cui parlare.
Lui, un uomo grande e grosso venuto dall’est, un profugo, lei un donnino minuto con tanto di occhiali, i loro figli non si vedevano mai, non uscivano in strada a giocare con gli altri bambini. Nella loro bottega si riparava di tutto, dalle biciclette ai piccoli elettrodomestici.
Tutte le volte che Lara passava davanti al loro portone la signora le porgeva una caramella o il più delle volte una carezza una parole gentile. A Lara piaceva quella signora non altrettanto il marito che le incuteva soggezione.
Un giorno passeggiando con suo padre passarono davanti alla bottega; come sempre la donna uscì per salutare, ma il padre di Lara passò oltre allungando il passo.
- Non devi mai fermarti davanti alla bottega, intesi? – Lara non capì almeno non subito
Trascorsero alcuni giorni e la mamma di Lara chiamò la figlia.
- Sono finiti i biscotti, ecco i soldi vai dal fornaio e mi raccomando torna presto.
La bambina si sentì importante, aveva un incarico di fiducia ed era la prima volta.. Con i soldi ben stretti nel pugnetto scese in strada.
Vide l’uomo accucciato davanti alla bottega, Lara rallentò il passo, quell’uomo le faceva paura. Poco dopo uscì la moglie sferruzzando con gli aghi da maglia..
- Ho bruciato le cipolle, non picchiarmi!- sussurrò col capo chino
Il marito al momento non disse nulla ma lei capì e corse all’intermo della bottega, lui, brandendo una chiave inglese, la seguì.
Lamenti soffocati giungevano dal retrobottega, Lara, ferma ed impietrita, lasciò cadere le monete che rotolarono sul selciato.

Ci sono eventi od esperienze che rimangono indelebile nella mente delle persone, Lara non seppe più nulla di quella famiglia che lasciò il vicolo in tutta fretta, ma ciò che accadde quel giorno, quell’episodio così crudo, determinò una ben precisa scelta di vita.
Lo studio legale si affacciava sui giardini pubblici e sull’elegante portone una targhetta dorata un nome inciso: Avv. Lara Debiasi.
Un leggero bussare alla porta dello studio. La segretaria, una bionda ossigenata, ma molto efficiente si affacciò e disse con tono professionale:- La cliente è arrivata.
- La faccia entrare.
Qualche istante dopo entrò una donna, gli enormi occhiali scuri non riuscivano a nascondere il vistoso ematoma che le ricopriva parte del viso.
- E’ pronta? – chiese Lara
La donna rispose con cenno del capo.
- Ho richiesto un’ ordinanza restrittiva, andiamo, il giudice ci aspetta, ce la faremo.
Messi alcuni documenti in una valigetta, Lara e la sua cliente si diressero con passo deciso verso il tribunale.
Non era la prima volta che Lara Debiasi., avvocato penalista, calcava le aule del palazzo di giustizia.
Una vita dedicata in difesa delle donne maltrattate. “io sarò l’urlo di chi non può urlare, la voce di chi non può parlare” diceva in continuazione e, ad ogni causa vinta, rivedeva il volto sorridente di una gentile e fragile donna in un giorno lontano, in quella bottega che gli era rimasta impressa come un chiodo e anche se la città era cambiata, Lara Debiasi non aveva dimenticato.


°°°

Maria



La famiglia riunita nella sala da pranzo della nonna, si preparava a festeggiare la laurea di Maria.
Maria, ultima delle tre figlie, la “piccolina” come la chiamavano tutti, ma ora “dottoressa” un titolo ottenuto con un impegno costante e faticoso.
- I veri esami incominciano ora - disse uno zio – ma per oggi non pensarci e goditi la festa.
Nei giorni seguenti Maria iniziò a leggere annunci economici e a scrivere lettere da inviare alla varie aziende allegando il curriculum, che a dire il vero era piuttosto breve.
- Vorrei che qualcuno mi spiegasse come si può iniziare a lavorare se tutti richiedono esperienze precedenti. – Maria era piuttosto avvilita non volendo pesare sulla famiglia che già aveva fatto sacrifici per mantenerla agli studi.
Per un po’ di tempo si dedicò alla vendita di enciclopedie porta a porta. Pochi guadagni e molte umiliazioni finchè…..
- Che succede? – Maria osservava i genitori che avevano uno strano sorriso.
- Domani hai un colloquio di lavoro, un’azienda seria, un amico ha messo una buon parola, adesso tocca a te.
Inutile dire che quella notte Maria non dormì. Mille pensieri si affollavano nella mente. Avrebbe saputo dire la cosa giusta? avrebbe fatto bella figura? Sarebbe piaciuta? e poi, e poi….
Finalmente il mattino, con tanto di batticuore scelse l’abito, un trucco leggero e preso un bel respiro scese le scale di casa.

L’ufficio del direttore amministrativo si trovava al secondo piano, alle sue spalle una vetrata dava sul giardino condominiale. L’uomo, inforcati gli occhiali, prese a leggere la lettera di presentazione.
Un silenzio pesante come un macinio, con le mani artigliate sulla borsetta Maria attendeva il verdetto.
- Bene signorina, ha intenzione di sposarsi presto?
Maria non si aspettava una simile domanda e balbettò un no poco convinta.
- Mi segua! – il direttore la condusse in un ufficio più grande dove alcune impiegate la guardarono incuriosite.
- Vi presento una nuova collega occuperà la scrivania della signora Marini fate in modo che si ambienti. Buon lavoro.
Una presentazione brusca e sbrigativa che lasciò Maria in grande imbarazzo. Dopo alcuni minuti che parevano una eternità, una delle impiegate si diresse verso di lei con la mano tesa.
- Molto lieta, io sono Marilena, quella è Carla e la bionda svampita è Patrizia. Non fare caso al direttore è un po’ rude ma è una brava persona. Questa è la tua scrivania, nel cassetto troverai una dispensa che tratta dell’azienda, della sua storia, eccetera, eccetera. Tanto per darti un’ idea.
Maria, ancora frastornata sedette ed iniziò a sfogliare il fascicolo mentre subiva gli sguardi indagatori delle impiegate che, dall’ufficio accanto, si affacciavano alla porta.

- Allora come è andata? – I suoi genitori la guardavano con ansia.
- Non saprei, ma credo d’essere in prova.
Iniziò così una nuova fase della vita, sicuramente diversa, una vita da ufficio forse un po’ monotona ma le colleghe parevano simpatiche, e poi Maria socializzava facilmente.
- Non capisco perché il direttore, il primo giorno, mi ha chiesto se intendessi sposarmi presto.
- Davvero non lo intuisci? – esclamarono Carla e Marilena.
- Il matrimonio comporterebbe giorni di aspettativa, per non parlare del caso di maternità. Ma tu intendi sposarti presto?
- Nooo – Maria arrossì –Non sono nemmeno fidanzata.
Le colleghe scherzarono un po’
- Cosa avete da ridere? – Angela una addetta agli sportelli aveva fatto capolino – Su, su ditelo anche a me.
Carla e Marilena non risposero e si immersero nel lavoro.
- Guardati da quella – disse Carla poco dopo – è una vipera, voleva il tuo posto ma non aveva i titoli.
Col trascorrere dei giorni Maria avvertiva un senso di disagio, nessuno le spiegava i compiti che doveva svolgere, davano per scontato che lei sapesse già cosa fare.
L’inesperienza giocò a suo sfavore e nel frattempo Angela la osservava.
Passarono mesi e un po’ alla volta Maria si ambientò anzi ci furono giorni lieti e pieni di soddisfazione, ma il destino le stava preparando un brutto tiro.
La sua fiducia nel prossimo le costò caro.
Tutto ebbe inizio un po’ alla volta senza che se ne accorgesse mentre le sue difese erano abbassate. Angela entrava ed usciva dall’ufficio del direttore in continuazione mentre Carla e Marilena evitavano di guardarla. Piccoli dispetti, come le chiavi dell’archivio nascoste sotto le fatture già registrate.
- Ma cosa mi succede?
- Devi stare più attenta – suggerì Marilena – tieni gli occhi aperti.
E così fra alti e bassi trascorse un anno, poi un giorno sparirono le chiavi della cassaforte, Maria era disperata, cercò dappertutto, nessuno ma proprio nessuno si offrì di aiutarla e Angela rideva.
Le trovò a sera inoltrata, nell’ultimo cassetto della scrivania, dentro una busta gialla, sulla quale c’era scritto a stampatello la parola M….. .
- Cosa ci fa qui a quest’ora? – le chiese il direttore stupito di trovarla ancora in ufficio.
- Devo parlarle signor direttore.
E così Maria si preparò al discorso più difficile della sua vita. Parlò della mancanza di collaborazione da parte delle colleghe, del suo difficile vivere ogni giorno e non mancò di assumersi le responsabilità per gli errori commessi.
Il direttore ascoltò col capo chino e promise che avrebbe preso provvedimenti, infatti la mattina seguente chiamò ad una ad una le impiegate.
La vita di Maria non migliorò al contrario si creò nemici, la tensione e lo stress la portarono sull’orlo del crollo fisico.
- Non puoi continuare così, ti ammalerai. – le disse un giorno suo padre preoccupato nel vederla sempre più pallida.
Un giorno il direttore la trattò male e non era da lui, ma la decisione maturava da tempo, la misura era colma.
La lettera era pronta e quando la consegnò fu come se un enorme macinio le fosse scivolato dalle spalle.
- Lascerò tutto ordine, farò in modo che chi verrà dopo di me trovi ogni cosa al suo posto
Il direttore mostrò un certo imbarazzo.
- Se è questo quello che vuole per me va bene, non si preoccupi per il periodo di preavviso, glielo pagherò, quando è pronta può andare.
Nei giorni che seguirono un silenzio innaturale regnò nell’ufficio. Maria mise in ordine l’archivio i documenti, lasciò le chiavi dei cassetti sulla scrivania, un cenno di saluto a Carla e Marilena e poi se ne andò.
Dalla strada osservò per l’ultima volta il portone che non avrebbe più varcato.
Il pensiero di cosa le avrebbe riservato il futuro la sfiorò solo per un attimo.
Maria chiuse gli occhi e respirò profondamente e mai l’aria della sera le parve così dolce.

°°°
Gloria

La serata si preannunciava interessante, lo erano sempre le festa in casa di Gloria. La cucina sembrava un campo di battaglia fra tartine e antipasti vari, una cena a buffet con piatti e bicchieri rigorosamente “usa e getta”.
Uno squillo al cellulare.
- Possibile sia sempre tutto sulle mie spalle! – esclamò spazientita
- Vengo e porto degli aiuti, tra mezz’ora sono da te. – le rispose l’amica
Anna era sempre disponibile, vulcanica, portava sempre gente divertente, ma per quanto riguardava la puntualità lasciava molto a desiderare.
Arrivò dopo un ora abbondante, entrò in casa brandendo un bottiglia di spumante come una mazza da baseball.
- Da mettere in frigo, at once! Guarda chi ho portato con me!
Alle sue spalle apparvero due giovanotti.
- Questo dalle spalle larghe si chiama Gregory è americano….
- E io sono Giancarlo …italianissimo.
Gloria si sentì imbarazzata, le succedeva sempre quando incontrava persone nuove, ma stavolta era diverso si accorse di arrossire
- Siete in anticipo di poco, gli altri saranno qui presto. – riuscì a balbettare poi Anna accese lo stereo a tutto volume.
Davvero una bella festa, si ballò, si cantò e si raccontarono barzellette.
- Mi sono davvero divertito stasera- disse Giancarlo accomiatandosi e trattenendo la mano di Gloria più del necessario.
- Rimango ad aiutarti! – si offrì Anna e Gloria accettò con piacere
Finalmente la casa silenziosa, le due ragazze sedettero sul divano col bicchiere della staffa.
- Come li hai conosciuti? Gregory e Giancarlo
- Carini vero, lavorano alla base americana.
- Militari?
- Solo Gregory, Giancarlo è un suo amico, ma lavora lì. Li conosciuti una sera ad una festa al circolo ufficiali della base una parola tira l’altra e sai com’è.
Gloria sapeva com’era, ma Giancarlo l’aveva colpita e in cuor sperava di rivederlo.
Passò quasi un mese, poi una sera, mentre usciva dall’ufficio, una Alfa Romeo Suv di colore scuro accostò al marciapiede.
- Ciao straniera, ti ricordi di me?
Gloria si mese sulle difensive, si guardò attorno poi riconobbe Giancarlo ed ebbe un tuffo al cuore.
Un caffè nel vicino bar e Giancarlo le raccontò ciò che aveva fatto durante quel mese. Gloria pendeva dalle sue labbra.
- Senti, mi piacerebbe continuare la conversazione ma devo rientrare alla base.
- Oh cielo, hai ragione il tempo è volato devo tornare a casa, mia madre mi starà aspettando.
- Hai impegni particolari per domani sera?
La domanda colse Gloria di sorpresa .
- Passo a prenderti alle 9.
Andò alla cassa a pagare le consumazioni fece un baciamano da perfetto gentiluomo e salì in macchina.

- Anna sapessi cosa mi è successo! – Gloria raccontò tutto all’amica
- Mi fa piacere, ma stai attenta non lo conosco molto bene.
Gloria era talmente presa che non ascoltò le raccomandazioni di nessuno.
Iniziarono a frequentarsi, all’inizio sporadicamente poi quasi ogni giorno.
- Hai preso informazioni su di lui, sulla sua famiglia. – sua madre aveva parecchie riserve in proposito, ma si sa le mamme sono sempre protettive con i propri figli.
- Per l’amor del cielo, non vado ad investigare, ci vogliamo bene anzi ci amiamo è questo quello che conta.
Impossibile farla ragionare anche Anna la invitava alla prudenza e per tutta risposta Gloria chiuse con l’amica.
Giancarlo prese l’abitudine di salire in casa, di aprire il frigorifero e servirsi da bere come fosse in casa sua.
- Non piaccio a tua madre. – esclamò un giorno – anzi credo mi detesti, ma la capisco le sto portando via la sua bambina. – la prese fra le braccia e la baciò con passione.
Essere amata e desiderata da un uomo come Giancarlo era un sogno che si era avverato.
Ci furono giorni felici ed altri un po’ meno, poi venne il tempo dei dubbi e delle domande che rimanevano puntualmente senza risposta.
Si frequentavano già da un anno e Giancarlo non aveva mai fatto cenno alla sua famiglia, ne tanto meno al fatto di fargliela conoscere. Gloria si accorse di non saperne nulla e poi c’era il mistero delle domeniche sempre impegnate. La scusa era sempre la stessa, nessuno poteva sostituirlo alla base.
La verità emerse improvvisa e brutale. La madre di Gloria sempre più turbata e preoccupata fece ricerche all’insaputa della figlia.
- Gloria devi lasciare subito Giancarlo. –
- Ma cosa dici?
- Leggi!
Il foglio le tremava fra le mani e gli occhi le si riempirono di lacrime, un grido le uscì dalle labbra socchiuse.
Giancarlo era sposato e non solo, c’era anche un figlio in arrivo.
- Cosa pensi di fare?
- Non ho scelta mamma, ma per favore lascia che ci pensi io.
Quella sera si preparò come di consueto, un abito sobrio, un trucco leggero proprio come piaceva a lui.
- Come sei silenziosa stasera! A cosa pensi?
- Penso alla lealtà, alla sincerità, sai in una coppia sono cose importanti. Un rapporto solido si basa su questo. Non credi?
Giancarlo contrasse la mascella.
- Cosa stai cercando di dirmi.
- Veramente sei tu che dovresti dirmi qualcosa.
- Esempio?
- Per esempio che sei sposato e me lo hai tenuto nascosto.
Frenò la macchina bruscamente.
- Se lo avessi saputo cosa avresti fatto?
- Non avrei mai cominciato una storia con te.
- E adesso cosa intendi fare?
- Adesso devo chiudere un rapporto che non avrebbe dovuto cominciare.
La reazione di Giancarlo fu spaventosa. Ripartì in velocità sembrava impazzito.
- Nessuna donna può lasciarmi senza che io lo voglia.
- Per favore rallenta ci ammazzeremo.
- E allora???
Il panico prese la ragazza e le strinse la gola. Ad un semaforo fu costretto a fermarsi, Gloria ne approfittò, ma appena aperta la portiera lui la prese per i capelli e la trattenne.
Gloria iniziò a divincolarsi mentre l’auto aumentava la velocità.
Fu costretto a rallentare nuovamente, un’auto della polizia pattugliava il quartiere e Gloria tentò nuovamente la fuga.
Si slogò una caviglia e si strappò il vestito ma riuscì a raggiungere il marciapiede.
Sola e nel cuore della notte prese a percorrere strade che non conosceva, cercò di orientarsi col nome delle vie. Scorse la macchina di Giancarlo che la stava cercando si rifugiò in un portone semi aperto, sedette sui gradini della scale e pianse.
Le faceva male il polso della mano sinistra e si accorse che il cordoncino della borsetta gli si era attorcigliato e la mano era diventata blu.
Presa da un nuovo pensiero frugò nella borsa e trovò il cellulare, lo accese solo per il tempo necessario a chiamare un taxi.
Casa, la sua casa, finalmente si sentì al sicuro, sua madre era alla finestra e non appena la vide le aprì la porta.
Non ci furono parole ma solo abbracci e tante lacrime, poi….il telefono di casa prese a squillare, a squillare, a squillare.

°°°

- Che storie terribili sono queste. Ma dimmi vecchio pontile che ne è stato di Gloria?
- Gloria e sua madre lasciarono la città fecero perdere le loro tracce e Giancarlo fu arrestato per aver percosso la moglie fino a ridurla in fin di vita. Però ogni tanto rivedo, Lara, Maria, Gloria e mi raccontano di come è cambiata la loro vita
Il lago mandò piccole onde ad accarezzare l’amico.
- Ho anche storie liete e divertenti da narrare ma non stasera. Adesso devo risposare, domattina attracca il piroscafo e devo essere in forma. Buonanotte lago
- Buonanotte pontile a presto
La luna continuò il suo percorso, le cicale smisero di frinire e tutto fu silenzio.

Silenzio in attesa di un giorno nuovo.







Luisa Camponesco

   
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