luisa camponesco
Curatore
Italy
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Inserito - 20/01/2011 : 10:33:12
Interferenza L’inizio della partita era previsto per le ore 20, Luca Moretti doveva sbrigarsi se voleva godere in santa pace il derby di fine stagione. Il solo pensiero di concludere la giornata davanti alla tv sprofondato nella poltrona preferita lo rendeva stranamente euforico, il telefono squillò. - Si dottor Feltrini, sono ancora in ufficio. - Venga subito da me devo parlarle con urgenza. Più che una richiesta pareva una minaccia, Andrea Feltrini, direttore generale della società, gestiva gli affari con pugno di ferro, nel mondo della finanza era considerato uno squalo, ma le quotazioni in borsa erano triplicate e gli azionisti percepivano dividendi di tutto rispetto. Luca non presagiva nulla di buono, percorse il corridoio semibuio e silenzioso fino a giungere davanti alla porta del direttore. - Dottor Feltrini posso entrare? - Avanti, avanti Moretti s’accomodi. Luca apri con circospezione la porta. Attraverso la parete a vetrata, situata alle spalle della scrivania filtravano le luci multicolori della città, ma a parte questo tutto era in ombra. - Dottor Feltrini è qui? - Certo che sono qui, dove vuole che sia? - Ma non la vedo. - Beh allora si metta gli occhiali. Mi ha portato l’inventario del magazzino? - Veramente non me lo ha chiesto. - Certo che glielo ho chiesto non sono ancora rincitrullito. C’era qualcosa di strano nella voce del direttore, non si era mai espresso in quel modo, e poi l’ufficio così buio si vedevano a malapena i contorni degli oggetti. - Se è una cosa urgente…. - È urgente! - Torno subito. La risposta fu un mugugno. Luca imprecava contro la sua sfortuna, guardò l’orologio erano già le 19 e 30 e doveva tornare nell’ufficio del direttore con l’inventario. Addio partita. - Ehi Luca come mai non funziona la fotocopiatrice? Marisa Zanetti, la segretaria amministrativa, lo stava chiamando dall’ufficio accanto Questa si che era una sorpresa, Luca era convinto d’essere il solo impiegato rimasto nell’edificio. Poco male doveva fare una fotocopia dell’inventario tanto valeva dare una occhiata anche alla macchina. - Marisa sono qui che succede? Nessuna risposta, unico rumore quello della fotocopiatrice che gettava in continuazione fogli bianchi ricoprendo come un tappeto buona parte del pavimento. - Ma cosa sta succedendo stasera? Marisa dove sei? Che diav…. Qualcuno stava correndo nel corridoio. - C’è qualcuno? Insomma rispondete! Sto diventando paranoico. Luca premette il tasto del telefono interno collegato con la guardiola del portinaio. Il segnale dava occupato. Di sicuro aveva staccato la cornetta per vedere la partita, non era la prima volta che succedeva. Sospirò e con la cartelletta dell’inventario si diresse verso l’ufficio del direttore. - Dottor Feltrini ecco l’inventario. L’ufficio era vuoto, ma un led verde sul telefono personale del direttore lampeggiava. Luca, dopo essersi assicurato d’essere solo, prese la comunicazione. - Pronto! - Ma dov’è finito Moretti? È un ora che la sto aspettando? - Dottor Feltrini sono nel suo ufficio. - E cosa ci fa lì, venga giù in magazzino è qui che dobbiamo controllare. Non era possibile, quella sera si stava trasformando in un incubo. Il magazzino si trovava nell’interrato e lui era all’ottavo piano, l’ascensore era poco distante ma un cartello con la scritta “fuori servizio” pareva prendersi gioco di lui, doveva scendere dalle scale. Erano già le 20 e 45, Luca si domandò chi avesse segnato nel primo tempo e si rammaricò di non aver impostato il videoregistratore, non poteva certo immaginare quel fuori programma, si consolò pensando alle ore di straordinario che avrebbe messo in conto. Al sesto piano c’erano gli uffici di una compagnia di assicurazione, ovviamente data l’ora deserti, ma allora di chi erano quelle voci? Luca si fermò indeciso, poi la curiosità prese il sopravento. - C’è qualcuno? Sono Luca Moretti della Import-Export . - risate sommesse, un rumore di tacchi e un passo svelto lungo il corridoio. A Luca proprio non andava d’essere preso in giro, quindi, deciso a smascherare gli intrusi s’incamminò verso gli uffici della Life-Insurance. Aprì tutte le porte ma degli sconosciuti nessuna traccia. Un telefono squillò con insistenza, la targa sulla scrivania portava il nome di Gualtiero Sensi Consulente. Il led verde lampeggiante segnalava una linea interna, segno evidente che nel palazzo c’era qualcuno. - Pronto! - Morettiiii dov’è finito? Si è forse perso? - Dottor Feltrini ? - La pianti di far domande e mi raggiunga in magazzino. – clic comunicazione chiusa. Luca rimase inebetito con la cornetta ancora in mano improvvisamente assalito da un brivido di paura. Ancora risate nel corridoio. - Venite al piano di sotto – urlò una voce maschile. – e portate i bicchieri. Questa volta li avrebbe intercettati, avrebbe chiesto loro spiegazioni. Si precipitò nel corridoio, un uomo e una donna parlavano fra di loro. - Ehi voi aspettatemi! - La festa è al quinto piano, vieni! – scomparvero nell’ascensore, ma quando Luca lo raggiunse trovò nuovamente il cartello “fuori servizio” Ma com’era possibile se un attimo prima quei due vi erano entrati. Uno scherzo, ecco qualcuno si stava divertendo alle sue spalle, forse era quel burlone di Federico Bianchi suo collega, oppure….mah Stancamente si diresse nuovamente verso le scale, l’orologio da polso segnava le 22 ormai la partita era finita da un pezzo. Al quinto piano il rumore della festa si sentiva molto bene, voci confuse, stappi di bottiglie, tintinnio di bicchieri, Luca doveva trovare in quale stanza si stesse svolgendo quella specie di baldoria. Finalmente vide gente, cappellini in testa, coriandoli sul pavimento, una ragazza gli offrì delle tartine e un bicchiere di spumante. Luca si accorse di avere fame, in effetti non aveva cenato. - Come mai una festa a quest’ora. – chiese con la bocca piena. - Una festa è sempre una festa. – rispose la ragazza tornando subito dai suoi amici. Il tavolo del buffett era alquanto invitante, Luca afferrò una fetta di crostata e riempì di nuovo il bicchiere. Poi all’improvviso qualcuno urlò che al terzo piano stavano litigando e la cosa poteva degenerare. Tutti uscirono di corsa lasciano Luca solo soletto. Sul tavolo c’erano ancora un sacco di leccornie e Luca non resistette ai bignè al cioccolato, tanto cos’altro poteva ancora accadere. Ormai sazio si diresse verso le scale, l’orologio da polso segnava le 23 e 45. Si fermò all’altezza del terzo piano, voci alterate, una donna piangeva. - Fermatelo, per carità fermatelo. Due colpi di pistola, un’ombra gli passò accanto subito seguita da altre persone, le stesse che prima stavano festeggiando, qualcuno gli diede una spallata che lo spinse contro il muro, poi tutte scesero le scale correndo all’inseguimento di colui che aveva sparato. Luca si domandò cos’altro sarebbe successo nei piani inferiori. Cautamente riprese a scendere ed era l’una del mattino. Al secondo piano tutto era tranquillo, quindi scese al primo. Il rumore di un aspirapolvere attirò la sua attenzione, una donna stava pulendo. - Non le sembra un po’ presto per fare le pulizie? . chiese Luca, non tanto per curiosità ma solo per desiderio di normalità. - Non sto facendo nulla di illegale – ripose la donna che riprese con noncuranza il suo lavoro Luca guardò la cartelletta dell’inventario, ormai tutta spiegazzata e con qualche macchia di cioccolato, chissà cosa avrebbe detto il dottor Feltrini improvvisamente ricordò il motivo per cui si trovava ancora nel palazzo. Il direttore lo aspettava nel magazzino Scese volando le ultime scale e si trovò nell’interrato, mancavano cinque minuti alle 2. fece mentalmente un calcolo aveva impiegato quasi sette ore per raggiungere il magazzino. Sostò un attimo davanti alla porta metallica con la scritta Stock 24, indeciso se entrare o meno, probabilmente il direttore se n’era andato da tempo ma ormai era lì, tanto valeva proseguire. - Dottor Feltrini sono Moretti, scusi il ritardo. – Ma cosa stava dicendo? Sette ore non erano più un ritardo ma una catastrofe. Gli venne caldo e si senti molto teso, il magazzino era comunque ben illuminato. - Dottor Feltrini è ancora qui? – si addentrò nel locale colmo di scaffali, vecchi faldoni, computer rottamati, materiale di cancelleria e una serie di lampadine di varie forme e misure. Del direttore nessuna traccia, in fondo se lo aspettava. Stava per raggiungere la porta quando suonò l’allarme antincendio e la porta si bloccò automaticamente Questa volta la paura divenne terrore. Si guardò attorno nella speranza di trovare altre vie d’uscita. Nulla, Luca era come chiuso in una scatola di cemento. Un crepitio poco distante e alcune fiammelle presero vita. Il magazzino era pieno di materiale infiammabile e ben presto si sarebbe trasformato in un inferno. Il pensiero che il palazzo fosse collegato al 115 non lo consolò, nel frattempo l’incendio si estendeva. Prese l’estintore appeso alla parete, ruppe il sigillo e gettò la schiuma fino al suo esaurimento. Le fiamme si ridussero ma non si spensero, era solo questione di tempo prima che fuoco riprendesse vigore. E il tempo passava. Si ricordò di aver visto un citofono vicino alla porta sicuramente collegato con la portineria. - Portineria? Sono bloccato nel magazzino 24 ed è scoppiato un incendio. - Prego? Un incendio? Ma cosa dice, non c’è nessuna segnalazione di incendio. Senta vada in bagno e metta la testa sotto l’acqua vedrà che l’incendio si spegnerà. - Non chiuda la comunicazione – urlò Luca, troppo tardi il portinaio se n’era andato. Erano le 3 e 30 e il fuoco aveva ripreso vigore. Fosse bastato mettere la testa sotto il rubinetto dell’acqua…..un momento….un momento …un pensiero si materializzò nella mente aprì la cartelletta dell’inventario, scorse velocemente le voci finché trovò quello che cercava. Sul lato destro, proprio in fondo doveva esserci una presa d’acqua. Vincendo il calore che diventava sempre più intenso, con il fumo che rendeva l’aria irrespirabile raggiunse a fatica il rubinetto al quale era attaccata una lunga canna di gomma. Srotolò la canna e aprì tutto il rubinetto, la canna di gomma parve prendere vita e un getto d’acqua uscì con potenza. Il magazzino si trasformò in un acquitrino ma almeno l’incendio era domato, l’orologio da polso segnava le 4 e 45. La porta metallica però era ancora bloccata. Luca si lasciò cadere per terra esausto. Qualcuno si sarebbe accorto della sua presenza in magazzino? Doveva riflettere, non poteva rischiare di rimare chiuso in quel luogo per giorni o peggio per settimane. - Pensa Luca – disse ad alta voce parlando con se stesso. – Poiché la chiusura della porta è elettrica, provocando un corto circuito dovrebbe sbloccarsi. Il pannello elettrico era proprio sopra lo stipite, ma bagnato com’era rischiava di rimanere folgorato, e dopo le disavventure di quella notte non gli pareva proprio il caso. Cercò qualcosa che lo isolasse dal pavimento. Trovò del nailon e dei cartoni robusti. Stese i teli di nailon sul pavimento e sopra fece una piramide di cartoni. Arrivato all’altezza del pannello tolse il coperchio pensando di trovare solo un groviglio di fili, invece accanto ad essi c’era un pulsante rosso e una targhetta con scritto “Premere in caso di emergenza” fosse stato così fortunato? Chiuse gli occhi e pigiò il pulsante. Un clic e la porta si sbloccò, mancavano dieci minuti alle sette. Non sapeva se piangere o ridere, ma quando uscì da quel magazzino si sentì leggero come una piuma. Sulla porta dell’ascensore non c’era nessun cartello così provò a chiamarlo, si aprì come nulla fosse e la sua luce proveniente dall’altro a Luca parve bella come il sole. Pulsante otto e l’ascensore prese a salire. Il palazzo iniziava ad animarsi con l’arrivo dei primi impiegati, Luca, raggiunto il suo ufficio, si lasciò cadere sulla poltrona sfinito. Dal corridoio giungevano alcuni commenti di colleghi. - Era un fallo, non capisco perché l’arbitro non abbia concesso il rigore.. - Moretti! Già in ufficio a quest’ora? Hai un aspetto orribile, fatto bisboccia? Federico Bianchi lo stava osservando mentre Luca non aveva fiato per rispondere. - Permettimi un suggerimento Moretti, visto che Feltrini è ancora a Londra e ci resterà per tutta settimana, vai a casa e fatti una bella dormita. Mai consiglio fu più saggio, Luca, raccogliendo le ultime forze, decise di tornarsene a casa. Passando davanti alla portineria prese il giornale e si diresse nel parcheggio. La sua macchina era ancora lì dove l’aveva lasciata il giorno prima. Gettò il giornale sul sedile accanto e mise in moto, lo avrebbe letto più tardi.
In prima pagina a caratteri cubitali “STRANE INTERFERENZE” seguiva l’articolo: “Strane interferenze sono accadute ieri nel corso della serata, provocando allucinazioni e malori. Per alcune persone è stato necessario il ricovero ospedaliero. Ancora sconosciute le cause ma l’ipotesi più accreditata è che si sia trattato di una tempesta magnetica che ha influito su apparecchiature telefoniche ed elettriche. Un team di esperti è già stato convocato dalle autorità competenti. Ora si attendono i risultati .”
Luisa Camponesco
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