ophelja
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Italy
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Inserito - 07/03/2011 : 22:21:30
I ragazzi hanno quasi tutti i capelli lunghi, i jeans d’ordinanza, i visi con l’acne e occhi luminosi. E parlano, ridono con un vocio rumoroso e insistente amplificato dall’acustica distorta del palazzetto dello sport. Questo è accaduto oggi a Vasto: la mia bella cittadina affacciata sulla costa adriatica ha ospitato l’incontro degli studenti vastesi con altri studenti, ragazzi della stessa età facenti parte del Teatro dell’Arcobaleno, testimoni coraggiosi del vivere insieme, nonostante differenti tradizioni, malgrado diverse religioni in una terra da sempre insaguinata da guerre e conflitti. I ragazzi di Angelica....Poi, una donna sorridente, con il viso incorniciato da riccioli neri, prende in mano il microfono:Angelica Edna Calò Livnè parla con semplicità, invita a guardare e capire quello che i suoi ragazzi racconteranno senza parlare, con la sola forza dei gesti e della musica: il linguaggio universale dell’uomo, quello più antico e meno condizionato. Si nasce uguali, tutti fratelli nell’umana avventura che è la vita di ognuno sulla terra. E infatti i cuccioli dell’uomo non conoscono la diffidenza verso l’altro. Non hanno pregiudizi e solo più tardi, con la consapevolezza dell’appartenenza a qualcosa o a qualcuno, si chiameranno nemici rendendosi complici di prevaricazioni e conflitti. Ognuno porterà la maschera che gli stereotipi culturali e sociali hanno generato nei tempi, ognuno si adeguerà ad interpretare un copione scritto dall’ignoranza e dal rifiuto precostituito. Sarà mai possibile gettare le maschere che soffocano i cuori e infine liberarci con la forza dell’amore e dell’amicizia delle negatività che continuano a generare morte e distruzione? Angelica ci crede. Angelica ci spera. Angelica opera in tal senso con buona volontà, con determinazione, con il cuore grande di mamma, con la forza dei sentimenti di una grande donna che non smetterà mai di lottare per far emergere il bene che è in ognuno di noi. E mentre assistiamo alla coinvolgente gioia di vivere espressa dai gesti di questi ragazzi, anche noi ci crediamo un po’ di più. E’ a lei che voglio dedicare l’8 marzo. Ophelja
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