Suona l’onda del mare
il respiro mio che non può più fiatare,
suona il vento,
che, unico, sa del mio ultimo lamento…

Caro amico ho lasciato
tra pugni stretti la mia vita
per un attimo sperato
di un sogno già spaventato,
mentre piano già giù sono scivolato…
E non ero birbante
semplice temerario e forzato emigrante
che fuggiva dal rimpianto
di non avere mai potuto dare vanto
alla mia bella terra
persa nella fame e nella guerra,
ma ancor viva nel martirio di abbandono
che non ha conosciuto mai un giorno di condono.
Caro amico va l’onda in eterno a narrare
i miei sogni rimasti inabissati in un fondale,
e sai volevo semplicemente immaginare
il cammino che non voleva emigrare
ma solo di te il sorriso d’aiuto trovare
per un destino un po’ più felice da riordinare.

Suona l’onda del mare
il respiro mio che non può più fiatare,
suona il vento,
che unico sa del mio ultimo lamento.