Serepta
Esploratore
Italy
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Inserito - 12/05/2011 : 14:03:32
Nel mio paese la strada è fatta di vento. La gente è così abituata a camminare sul vento che ormai sembra aver completamente dimenticato di essere sospesa. Il vento di cui la strada è fatta soffia così velocemente da riuscire a sostenere tutti noi senza mai farci cadere, facendoci vivere nella perenne illusione che i nostri piedi viaggino su qualcosa di solido, consistente, reale. Ma in fondo cosa è reale? Gli abitanti del mio paese sono ancorati da sempre a questo finto senso di realtà, vi si aggrappano con tutte le forze, a tal punto che arrivano a dimenticare completamente che la strada su cui poggiano i piedi è fatta di vento, inconsistente e in perenne movimento. Gli abitanti del mio paese non calano mai lo sguardo, per il timore di dover affrontare il fatto che la strada su cui camminano ogni giorno sia fatta di vento. Da queste parti corrono tutti; hanno fretta di arrivare al lavoro in orario, fretta di tornare a casa per piazzarsi davanti alla televisione con lo sguardo perso nel vuoto, fretta di non perdere tempo. Vi starete a questo punto chiedendo cosa mai possa esserci al di sotto della strada fatta di vento. In realtà non ne ho proprio idea, qui nessuno se lo è mai chiesto, nessuno si è mai posto il problema. D’altronde, come ho già detto, quel vento soffia velocemente, ma la gente corre a tal punto da avere ormai l’illusione della sensazione di camminare su un qualcosa di solido e stabile. Invero, la domanda che mi tormenta è un’altra: perché la gente del mio paese avverte con tanta urgenza la necessità di ingannare la propria mente fino a convincerla che i propri piedi stiano poggiando sulla terra? Sono tutti così assuefatti alla realtà prestabilita che hanno definito, che per loro la strada potrebbe anche essere di fuoco: pur di illudersi e di non vedere, sarebbero pronti a giurare sulle proprie madri che le loro scarpe continuano a bruciare per via del troppo attrito con l’asfalto ormai vecchio o del cattivo materiale di cui sono fatte, imprecando contro l’azienda che le ha prodotte o il negoziante che gliele ha vendute. Per la gente del mio paese incolpare gli altri è la via più facile, come è più facile costruire una realtà in cui c’è la terra sotto ai piedi e tutto scorre ordinariamente e senza interferenze. Nulla da fare, dunque. Nessuno, vi giuro, nessuno nel mio paese accetta che la strada su cui cammina sia fatta di vento. Tutto scorre troppo in fretta, e non c’è tempo per porsi domande che verrebbero soffocate ancor prima di essere formulate nella propria mente. Ah, dimenticavo un particolare: il mio paese non esiste più. La strada fatta di vento si stancò di essere ignorata e scambiata per volgare asfalto. Durante un Lunedì mattina, approfittando della passività e della profonda noia delle persone tipica dell’inizio di settimana, la strada di vento si sollevò perpendicolarmente rispetto a come si trovava un attimo prima, iniziando poi a muoversi in senso orario ad una velocità mai raggiunta fino ad allora, prendendo la forma di un enorme tornado in cui inglobò i singoli abitanti, che, troppo assennati e razionali per accettare lo strano accadimento, morirono urlando: “Aiuto! Il terremoto!”.Non esiste la normalità, esiste solo la mancanza di fantasia.
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