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 Tutta colpa della "i"
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ophelja
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Inserito - 21/05/2012 :  17:48:09  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a ophelja

Tutta colpa della “i”

Ogni mattina, dopo la colazione del figlio che usciva di corsa per andare a scuola, Adele si concedeva un momento per se stessa.
Si versava il caffè nella tazzina preferita, aggiungeva due cucchiaini di zucchero, e lo sorseggiava guardando fuori dalla finestra.
Quella mattina, però, qualcosa attirò la sua attenzione.
Vicino al cancello, appena dentro il vialetto della casa c'era qualcosa che somigliava ad una piccola agenda.
“Sarà di Stefano” fu il suo primo pensiero, mentre lasciava la tazzina nel lavandino e si accingeva ad andare a vedere cosa fosse.
“Sempre di corsa e così stonato “ si ripeteva Adele mentre raccoglieva un piccolo quaderno, tenuto insieme da un elastico nero.
Senza nessun segno sulla copertina, aveva una decina di pagine fittamente riempite da una scrittura minuta, elegante, che certamente non era di Stefano, il cui carattere in formazione era ben espresso dalla sua scrittura diseguale e disordinata.
“Ma è di una donna” si stupì Adele, che istintivamente si era guardata intorno, quasi a cercare chi l'avesse perduto.
Poi, rientrò in casa e cominciò a leggere.
“Caro Dario...” c'era scritto sulla prima riga.
“Che strano, come mio marito” e una sottile agitazione cominciò a farle battere più forte il cuore.
“..non posso evitarmi di scriverti e, al tempo stesso, di scrivermi.
Sono già passati tre mesi e ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, sono stati vissuti per te. Il ricordo degli incontri passati è la sola cosa che mi permette di andare avanti, e la speranza di vederti è la sola gioia della mia vita. Amami come io ti amo. Per sempre tua. Eva”
Adele non riusciva a continuare perchè gli occhi le si erano riempiti di lacrime
e un dolore lancinante le chiudeva la bocca dello stomaco.
“Dario, come hai potuto?” si chiedeva pensando alla dedizione per quell'uomo che aveva sposato da sedici anni, all'amore gioioso e totale che gli aveva donato ogni giorno.
E si che ne aveva avuta di forza a rimanergli fedele, quando persino il suo amico più caro le aveva fatto la corte.
Così pensava Adele.
Così piangeva Adele che non si accorse della porta che si apriva.
“Che hai fatto?” le domandò un allarmato Dario, inaspettatamente rientrato a casa.
Adele alzò il viso verso il marito ma non riuscì a dire nulla. Gli tese il quaderno e ricominciò a piangere singhiozzando.
Dario prese il quaderno, lesse la prima pagina e, con un'espressione di stupore sul volto domandò: “e allora?”
Adele a quella domanda, a quell'espressione non seppe più contenersi e, come una furia, disse: “Hai anche il coraggio, la sfacciataggine di chiedermi cos'è. Non ti vergogni di essere un traditore. Fingi di essere innocente e di non sapere. Vigliacco!”
Dario era sempre più stupito. “Adele, cosa vuoi che c'entri. Non so proprio di cosa stai parlando” si scusava.
“Leggi, bugiardo, leggi” gli rispose Adele, strappandogli il quaderno e puntando il dito sull'intestazione.
“Caro Dario...e non sono io che mi chiamo Dario” l'aggredì Adele con voce alterata.
“Adele, tesoro mio, leggi bene” le rispose il marito, ora quasi ridendo.
“C'è scritto: “Caro Diario” capito? Diario, non Dario!”
Adele, ancora sconvolta dalla sua crisi isterica, prese il quaderno e, cercando di rimanere calma, rilesse l'intestazione: “Caro Diario”
“ Si, in effetti era scritto Diario.. “ pensò Adele. “Eppure mi sembrava di aver letto proprio Dario.” Scorse in fretta le altre pagine e dovette ammettere che effettivamente tutte cominciavano con “Caro o Carissimo Diario”.
“Non sei tu allora?” chiese al marito.
“Non sono io. Lo sai che ti voglio bene e che non potrei amare nessun'altra.
E non mi hai nemmeno chiesto perchè sono tornato a casa così all'improvviso.
Forse non t'importa sapere che ho avuto una proposta di lavoro fantastica e che, prima di impegnare i nostri prossimi vent'anni di vita, volevo conoscere la tua opinione.”
Adele non capì bene cosa suo marito le stesse illustrando con tanta enfasi, disse soltanto fra sè: “ e tutto questo per una piccola, insignificante “i”.
Forse dovrei comprarmi in paio di occhiali.”
E baciò il marito con tutto il suo amore.


Ophelja

   
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