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 5 Poesie / Poetry - Galleria artistica
 Ditirambo Di Una Notte D'Estate
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Domenico De Ferraro
Emerito


Italy
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Inserito - 26/07/2012 :  20:18:13  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Domenico De Ferraro
DITIRAMBO D’UNA NOTTE D’ESTATE

POEMA METROPOLITANO

Ascolta l’estate nell’eco dell’ onde mediterranee
nel caldo meriggio portando seco sussurri e suoni di lontane terre , voci diverse
tra confusi versi liberi che invadono all’unisono la mente .
Melodia disperata, accordata a mille strumenti musicali che trascendono l’angelico messaggio poesia scritta sui fogli di un taccuino stracciato.
Infingarda ,gagliarda esala l’intima strofa nel libero verso,lo stornello, la tarantella. Accompagnati da un contrabbasso , chitarra , volino elettrico.
L’ ode lunga breve puerile stornello ,ritornello allegro debole
si spegne, tremulo nell’umile canto.
Per l’aere puro , l’ode mediterranea ricordo di solstizio d’inverno
significato etereo mostro musicale che divora la sua metrica.
Appari sconvolta estate ,confusa al sole si stende e ignuda sulla calda sabbia ,
tra l’onde rabbiose , schiumose , schiaffeggiando sugli scogli assolati ove bagnanti appisolati ammirano l’orizzonte. Disteso sulla sdraio solo e stanco il giovane in riva al mare insegue la voluttà ,il piacere del vivere moderno tatuato da capo a piedi , impiegato modello in cerca di una facile avventura ti prego non ridere ascolta, lasciati andare.
Ascolta il canto lo strabotto hip pop suonato per strada
ed altre questione illogiche del caso metafisico
derivazione di una triste desinenza , confesso cretina
sermone popolare per essere ascoltato un po’ da tutti ,insieme
ad un gruppo di operai con in mano il capitale ed in tasca
una rata da pagare le regole economiche spiegate alla massa
dall’ illustre professore della Cattolica di Milano .
Ardevi ma non cessavi di sorridere , ti bagnavi ignara nell’acqua
gaia andavi a largo nuotavi libera , cheta, nera
rimuginando chi sa in te quale sconfitta , idee egocentriche
frutto di lirismi e quant’altro si voglia scoprire dietro
l’estetico giudizio . In attesa al semaforo con in mente
un libro esplosivo, espressione sublime , opera
orgiastica d’una grammatica sequenza dialettale
estrapolazione tipologica di frasi scurrili pronte per essere buttate
nel forno ,dolce fragranza la pizza fu subito cotta .
E dopo tutto ciò t’alzasti immemore, incurante del coito
e del torto di quel male antico portato chiuso in petto
per calli e viottoli nel profumo del mosto mentre
il mostro tramava dietro la vigna.
Grande eri lussuria ,bramando bellezza ,corpo voluttuoso avvolto
in mugoli di piacere , nascondevi il tuo sesso , sofferente dea del focolare.
Nell ‘ora che giungeva gemendo, candita anelando orge e genuflessioni
voltavi pagina approfondendo altre tematiche sessuali.
Menando a quel paese alfine l’autore di questo strambo ditirambo senza senso.
La mente s’elevava verso altre forme ed altre filosofie , simili nella logica
dello scrivere e del leggere dell’ essere padrone o servo , signore o dottore
malvagio maestro in bilico su d’un filo teso tra due steli.
E sulla sabbia disegnavi calligrammi ,immagine composte , piegavi in quattro
fogli di carta colorata per farne barchette per andare così a zonzo verso l’orizzonte
sul grande mare mediterraneo.
Meditando il nome tuo l’aspetto di te padre eterno
seduto sull’ altare della patria , semitica esistenza ,
forza e ragione in una volontà di potenza.
Fenomenologia e ontologia , Dark dalla cresta colorata
cinico esteta , scoppiato , depresso cresciuto in un misero sobborgo
conoscenza letteraria narrata in un poema metropolitano zibaldone di accidie ,
soprusi ,tormenti , trame d’erranti eroi amori mai vissuti , avventure
di un ora o due insieme ad una battona orba e zoppa.
Così il vento porta via il dolore donando melodie nuove
Un’ altra vacanza insieme sulle note d’una chitarra elettrica
d’un hippy ippocampo , ippocratico cantore dell’abisso
pesci e meduse , ossi di seppia raccolti sulla spiaggia .
Ragionando duole l’animo ed il ricordo tenero dei giorni addietro
oltre quello squallido muro di convenzioni
false ideologie che animano le diverse correnti politiche.
Demenziali emozioni ,lacrime scivolate sul pallido viso
d’una fanciulla in un buco profondo fino al centro della terra
li tirar per capelli demoni e dannati andare e orfico declamare ,
riportare indietro te amore per placare questo penoso verseggiare.
Tu languida , luminosa , seduta sotto l’ombrellone
maestra di seduzioni , emozioni erettile e contrattili
presagi oscuri dal vago nome ellenico
d’ermione dea della torrida estate romana.
Estate estetica , oltre il senso comune dell’esperienza.
Simulacri borghesi, cravatte e altri indumenti
pose ,aspetti ,cruciali circuite elucubrazioni
trasgressioni audaci matrimoniali.
Estate Selvaggia ella scese nell’acqua chiara,
sulla pelle morbida bagnata , provata dagli inverni trascorsi.
Fisiche congiunzioni , breve pennichelle
fatte nel caldo meriggio ascoltando
un concerto di cicale e di grilli canterini.
Ma tutto ciò poco s’accorda all’animo , alla favola antica
ricurvo sotto il peso degli anni ubriaco
di solfeggi rime e ritmi , villanelle e ritornelli
digrignando il muso l’aspetto offeso nel sole di giugno
fuggiva la speme, l’ itala semenza.
Ella venne dopo i messi , dopo gli anni trascorsi insieme.
Ella venne dopo il dolore dell’inverno dopo cupe etiche riflessioni.
Ella bella come il cielo limpida come le acque.
E mentre l’onda ritornava a riva, bianca e pallida
insieme a tante relitte ragioni , all’ombra dei gabbiani
scivolavano verso la deserta spiaggia vaghe promesse e mesti intendimenti,
credi diversi lasciati andare alla deriva verso
il breve sogno di questa altra estate.
Aspetti ignobili , volti e giorni e altre mimiche , rinasceva
il gusto di raccontare novelle nella fresca sera sotto le stelle
accanto al foco ,socchiudere gli occhi e lasciarsi andare, ascoltare
le voci del mare e della terra del cielo , ascoltare il canto degli eroi degli dei
partiti anche loro per le vacanza come il resto del genere umano
pagando il pedaggio autostradale , la discesa al lido, l’affitto dell’ ombrellone ,
mangiando sulla spiaggia , assaggiando angurie e panini senza mai togliere
lo sguardo sui bambini intenti a giocare sul bagnasciuga , con palettine e secchielli.
Laudata sii dolce estate.
Laudata sia il canto dei tuoi figli ,il mare , i monti la natura intera.
Laudata sia questa gioia questo amore terreno.
Laudata sia la fonte di questo bene profondo ,
olimpionico sogno fatto in una notte d’estate.


DOMENICO DE FERRARO

   
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