Renato Attolini
Senatore
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Inserito - 22/08/2012 : 17:02:07
L’olocausto è stata una tragedia di una portata tale che molti episodi non sono molto noti soprattutto per via di una certa omertà che ha preferito il comodo silenzio a una divulgazione che avrebbe fatto chinare il capo a molti per la vergogna. A rendere giustizia alla Verità ci hanno pensato la letteratura e soprattutto il Cinema che spesso si è trasformato in una sorta di megafono della Storia. Esempio ne è questo bellissimo film, dove è descritto uno dei più odiosi crimini della 2° Guerra Mondiale, ovverossia il rastrellamento di 13.000 ebrei francesi nel Luglio del 1942 che furono rinchiusi nel Velodrome d’Hiver di Parigi e successivamente smistati verso i campi di concentramento nazisti reso ancora più orrendo (se umanamente possibile) dal fatto che fu perpetrato per mano dagli stessi francesi, collaborazionisti dei tedeschi. Molti in Francia voltarono la faccia dall’altra parte facendo finta di non vedere o non sapere e contro costoro l’allora presidente Jacques Chirac nel 1995, durante un famoso discorso (ricordato nella pellicola), puntò l’indice, chiamando in causa anche le responsabilità dello Stato francese, accusando anche e soprattutto chi a distanza di tanti anni ha preferito rifugiarsi in “vuoti di memoria” che confrontarsi con una delle pagine più dolorose e abiette di tutta la Storia del Paese. In questa terribile vicenda s’innesta la storia di Sara, una bambina ebrea deportata insieme ai genitori, ricostruita attraverso minuziose indagini da Julia una giornalista americana residente a Parigi da più di venti anni cui presta il volto e la voce l’ottima Kristin Scott Thomas in una sofferta interpretazione. “Quando s’indaga su queste cose, non se ne esce indenni” si sente dire Julia da una persona alla quale si era rivolta per le sue ricerche. Credo lo stesso anche per quando si vedono film che provocano turbamenti come questo. Il film con la sua trama angosciante avvince fin dalle prime battute e oltre alla protagonista già citata si segnala la semisconosciuta Mélusine Mayance nella parte della piccola Sara in un’interpretazione carica di emotività mentre all’altrettanto sconosciuta Charlotte Poutrel (Sara da grande) non occorre quasi mai aprire bocca, nelle sue breve apparizioni, per manifestare con tanta intensità il dolore che la tormenta fin da bambina. Il finale all’insegna de “L’amore per la vita trionfa sempre”, seppure prevedibile e scontato, non è per questo meno commovente e coinvolgente come del resto tutta la pellicola.
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