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luisa camponesco
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Inserito - 02/09/2012 :  12:25:34  Mostra Profilo  Visita la Homepage di luisa camponesco Invia un Messaggio Privato a luisa camponesco


Sincronia

Non ho mai fatto caso, d'altronde non avrei potuto, vendo orologi d’ogni tipo, dimensione e caratteristiche, ad alcuni clienti infastidisce il loro ticchettio, ma per me è solo musica.
Questo negozio rappresenta la mia vita e non solo, ma anche quella di mio padre, del nonno e non ricordo più quale altro antenato, sta di fatto che alcuni pezzi sono molto, molto antichi e quando domandavo a mio padre come fossero venuti in nostro possesso, diceva di non saperlo e cambiava subito discorso, ora non potrò più chiederlo, mio padre è morto da vent’anni ed io ho superato da poco i settanta . Sono un vecchio brontolone, parlo da solo e non ascolto nessuno. Solo Anna poteva sopportarmi. Anna la mia adorata moglie che mi ha lasciato troppo presto e una parte di me, forse la migliore, se n’è andata con lei.
Mi soffermo spesso davanti alla pendola da tavolo Luigi XVI, la sua preferita, proprio per questo motivo non l’ho mai venduta nonostante le numerose richieste di facoltosi intenditori e collezionisti.
La mia vita scorre tranquilla meglio dire scorreva, perché oggi è entrato un cliente alquanto strano, si è guardato attorno, ha osservato con attenzione ogni singolo pezzo.
-Posso esserle utile?
L’uomo alza un dito per zittirmi, la cosa mi sorprende.
- Lo sente?
- Sentire cosa?
- Ma come! Lei praticamente vive nel suo negozio e non si è accorto di nulla?
Incomincio ad innervosirmi.
- Non per essere scortese, ma mi dica di cosa avrei dovuto accorgermi?
- Ma della sincronia naturalmente.
Continuo a non capire.
- Ascolti ed osservi., guardi i suoi orologi, segnano ore diverse, ma… producono un solo ed unico TIC TAC.
Questo è troppo, mi faccio forza per non buttarlo fuori a calci, ma mi controllo.
- La ringrazio per avermelo fatto notare e adesso se non le serve altro è ora di chiusura. – indico la porta e giro il cartello con la scritta “CHIUSO”
- Ho capito, tornerò in un altro momento, ma ricordi, la sincronia è importante più di quanto immagina.
Finalmente se ne va, certo che di matti in giro ce ne sono ancora parecchi e così, dopo aver controllato che tutto fosse a posto mi dirigo verso il retrobottega che è collegato con il mio appartamento. Prima però vado a spolverare col piumino la pendola di Anna., sosto un attimo in silenzio e poi mi accorgo.
La sincronia di cui parlava lo sconosciuto, un unico tic tac come se nel negozio ci fosse un solo enorme orologio. Sono troppo stanco per riflettere sul fenomeno, una cena leggera poi subito a letto sperando di sognare Anna.
Alle prime ore dell’alba mi alzo, come di consueto, un cappuccino al bar di fronte, due passi lungo il viale adiacente. Sempre le medesime cose, sono abitudinario, alle 7 e 30 entro in negozio, controllo le vetrinette, il registratore di cassa, ma adesso mi metto in ascolto della sincronia. Domandandomi da quanto tempo fosse iniziata, infatti ricordo una babele di rumori quasi assordante, ora di assordante c’è un solo suono.
Lo sconosciuto aveva detto che la sincronia è importante, ma sinceramente non riesco a comprenderne il motivo.
Vado ad accarezzare la pendola di Anna e, probabile frutto dell’immaginazione, la vedo riflessa nel vetro, seduta sulla sua poltrona mentre ricama. Alza il capo mi guarda e sorride, io indietreggio spaventato e istintivamente mi tolgo gli occhiali. Li pulisco accuratamente poi mi avvicino alla pendola, nulla , mi sento sciocco, un vecchio visionario, si avvicina l’ora di apertura e non penso più all’accaduto.
Giornata fiacca, pochi clienti ho venduto solo due orologi da polso meccanici anni ’50, prima o poi dovrò decidermi, chiudere baracca e burattini, ritirarmi nella casetta sul lago e dedicarmi alla pesca.
Sto per addormentarmi, un rumore proveniente dal negozio, penso subito ad un ladro, mi armo di un matterello in legno e in punta di piedi o quasi (alla mia età c’è poco da stare allegri) mi dirigo nel negozio. Accendo la luce e mi preparo all’attacco. Nessuno, controllo la porta di ingresso, a posto, nessun rumore se non quello degli orologi. Forse ho sognato, sento sollevato e torno nel mio letto.
Di nuovo quel rumore, più forte, insistente, torno in negozio, riaccendo la luce, niente, penso ad un animaletto, magari un topolino, domani vedrò di mettere qualche trappola, do un ultimo sguardo alla pendola e qualcosa luccica all’interno, mi avvicino, vedo Anna accanto al camino, regola le lancette e da la carica, sono le 22, la stessa ora che segnano tutti gli orologi del negozio.
- Mario devi avere più cura di questa pendola, lo sai quanto ci tengo. – mi rimprovera amorevolmente.
Faccio un passo indietro spaventato, mi guardo attorno, forse c’è qualcun altro in negozio.
Invece no, Anna è sempre lì riflessa nel vetro dell’orologio.
- Anna, sei proprio tu?
- Marito mio, pare che tu mi veda per la prima volta.
Non ce la faccio e fuggo, metto la testa sotto l’acqua fredda del rubinetto voglio essere completamente sveglio.
Bene, mi affaccio lentamente dal retrobottega e mi accorgo che qualcosa è cambiato, non c’è un solo tic tac, ma una cacofonia di suoni, come se ciascuno andasse per fatti suoi ed in effetti ogni orologio segnava ore diverse, faccio un lungo respiro e mi dico che in fondo questa è la vera normalità. Torno a letto e faccio un sonno agitato.
L’indomani apro come il solito e mi convinco di aver avuto delle allucinazioni, forse devo anticipare la pensione ed andarmene per davvero, mi sento sollevato.
Qualcuno sta entrando nel negozio, infatti sento il campanellino, quello che ho fatto installare alla porta che manda il segnale. Mi giro pronto a sorridere al possibile cliente. Il sorriso si smorza subito quando riconosco lo sconosciuto del giorno prima.
- Oh, che peccato l’ha spezzata!
- Senta, se le serve un orologio me lo dica e vedrò di accontentarla in caso contrario …..
- L’ha spezzata!
- Santo cielo mi dica cosa ho spezzato!
- La sincronia, ha spezzato la sincronia, un unico melodioso suono e il tempo si allinea.
- Non capisco quello che dice.
- Non ha notato qualcosa di diverso ieri? Non è stato testimone di un fatto inspiegabile?
Non so cosa rispondere, non mi fido di questo individuo e prendo tempo.
- Non credo che ciò che mi accade debba riguardala. – ribadisco.
- Può ricrearla. – ignora la mia obiezione
- Può ricreare la sincronia, basta respirare profondamente e ascoltare i battiti del cuore e vedrà potrà vivere esperienze davvero incredibili. Si! può ricrearla, questo negozio si trova sulle giuste coordinate.
Se ne va, senza darmi la possibilità di replicare e rimango a bocca aperta. Mi domando perché mai debba accadermi tutto questo, desidero solo vivere con tranquillità gli anni che mi rimangono, chiedo troppo?
Oggi non mi va di stare in negozio, chiudo e me ne vado a passeggiare per i giardini. Trovo una panchina vicino alla fontana, alcuni passeri si avvicinano nella speranza di qualche briciola, mostro loro le mani vuote perché possano capire, ma che sciocco come fanno a capire io per loro sono un alieno. Mi guardo attorno, vedo mamme che chiacchierano e bambini che giocano, e io sono solo un anziano seduto sulla panchina, decido di tornare a casa, troverò qualcosa da fare.
Devo distrarre la mente e allora mi metto a riordinare i cassetti, Anna lo sapeva fare bene, ecco, di nuovo penso ad Anna, farei di tutto pur di rivederla anche solo per un istante.
Cosa aveva detto quello sconosciuto? “ascolta i battiti del tuo cuore” Beh in fondo non ho nulla da perdere. Torno in negozio, la tenue luce della sera filtra ancora dalle finestre, mi metto davanti alla pendola ed inizio a respirare profondamente.
Un respiro, il cuore batte, un respiro il cuore batte……
Lentamente, quasi in sordina tutti gli orologi di unirono in un unico TIC TAC, TIC TAC.
Anna mi sorride attraverso il vetro della pendola.
- Non sto sognando vero Anna?
- Ma cosa vai dicendo Mario? Certo che no!
- Ma tu sei…..
- Sono qui, sono a casa.
- Ma sei….
- Dentro un orologio?
- Appunto non posso raggiungerti.
- Oh tesoro certo che puoi.
- Ma come faccio…..
Mi agito perdo la concentrazione e la sincronia si spezza.
Nonostante gli sforzi non riesco più a ricrearla, gli orologi ticchettano ciascuno per fatti loro e sembrano ridere di me. Spero solo che lo strano individuo torni in negozio, sono disposto a trattenerlo anche la forza se è necessario, ma deve dirmi tutto quello che sa.
Aspetto con ansia, ma i giorni passano lo sconosciuto non è più tornato ed io non riesco a ricreare la sincronia. Penso ad Anna perduta nella sua pendola. Ogni sera mi soffermo a guadarla nella vana speranza di rivederla
È trascorso più di un mese, ho smesso di sperare, cerco di farmene una ragione e vado avanti.
Il campanello alla porta tintinna, qualcuno è entrato, forse un cliente, e invece è proprio lui, l’uomo misterioso. Mi precipito alla porta d’ingresso e metto il cartello “CHIUSO”
- Adesso io e lei parliamo con molta calma – Lo dico ma non lo penso in realtà non sono affatto calmo.
- Vedo che incomincia a capire, le dirò tutto quello che vuole sapere.
Lo guido nel retrobottega e ci sediamo al tavolo lo guardo e aspetto.
- Chi sono ha importanza, ma conosco cose che la maggior parte delle persone ignora.
Fa una pausa per vedere l’effetto della sua affermazione, ma io rimango in silenzio senza mostrare alcuna reazione. Si rassegna e prosegue, toglie dalla tasca una serie di monetine e le mette sul tavolo una di seguito all’altra.
- Supponga che queste monetine rappresentino lo scorrere del tempo. Tutti pensano lo scorrere del tempo sia sempre in modo lineare, è vero solo in parte perché se ad un certo punto io ponessi un particolare tipo di ostacolo il tempo formerebbe un angolo di 90° e poi ancora un angolo di 90° fino a formare un quadrato.
- Venga al dunque! – esclamo stizzito
- Il dunque è che il suo negozio è questo quadrato.
- In parole povere cosa significa?
- Significa che lei, attraverso la sincronia degli orologi può rivivere momenti passati, ma credo che questo lo abbia già sperimentato.
- Mia moglie mi detto che posso raggiungerla ma sinceramente non so come fare.
- In questo posso esserle utile, ma deve fidarsi di me.
- Mi sta dicendo che potrei entrare nella pendola ed incontrare Anna?
- È quello che le sto dicendo.
- E se volessi uscire?
- La pendola si trova al centro del quadrato, lei può uscire quando vuole.
- Come?
- Esattamente come è entrato, segua le mie istruzioni.
Faccio penombra, aiuta la concentrazione poi mi metto davanti alla pendola. Inizio a coordinare la respirazione e gli orologi si mettono in sincronia.
Anna mi guarda ansiosa e mi tende la mano.
- Si avvicini lentamente fino a sfiorare il vetro il resto verrà da se. – mi dice.
Eseguo ed improvvisamente mi sento risucchiato in un vortice fatto di emozioni e colori e sono accanto ad Anna. Non mi pare vero, la tocco è reale, mi tocco sono reale, guardo attraverso il vetro e vedo lo sconosciuto.
- Lei mi ha assicurato che posso uscire quando voglio.
- Certo, le basterà coordinarsi con le lancette della pendola e desiderare di tornare. Ora si goda il suo momento.
Abbraccio Anna, ci sediamo sul divano e iniziamo a parlare, a parlare, un mondo di parole ci circonda, sono felice.

Il campanello del negozio tintinna.
- Meno male, prima ho notato ch’era chiuso. – il cliente si guarda attorno.
- Si ma solo per poco.
- Non vedo il signor Mario è forse ammalato?
- No al contrario, si è solo assentato per un momento, posso fare io?
- Beh, oggi è il compleanno di mia moglie e il signor Mario aveva già pensato ad un regalo giusto per lei.
- Me ne ha parlato poco fa, infatti pensando di essere impegnato ha detto a me cosa fare.
- Davvero?
- Ma certo, cosa ne dice di questa bella pendola da tavolo Luigi XVI?
- Ma il signor Mario non l’ha mai voluta vendere.
- Perché aspettava un’occasione speciale, e cosa c’è di più speciale del compleanno della propria moglie?
- È proprio sicuro che posso averla?
- Le faccio un pacco speciale.
Il cliente esce dal negozio raggiante e lo sconosciuto lo osserva mentre attraversa la strada, poi prende il telefono e digita un numero.
- E’ fatta, il quadrato è mio!









Luisa Camponesco

   
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