Quale risonanza ha l’argomento all’estero e quali sono le condizioni italiane :
Slides dal progetto Othermoonside
Sottolineo la concordanza di diversi dati italiani quali: la condizione della donna, livello di libertà economica, livello di corruzione che ci mostrano che qualcosa non va nell’insieme della conduzione del paese.
Gli argomenti trattati sono stati sostanzialmente i seguenti::
1) Donna e futuro in Italia : il valore aggiunto di una declinazione al femminile
Ho aperto la discussione narrando un fatto che mi è accaduto.
Alcuni anni fa la palestra di cui sono socio aveva sale separate per uomini e donne. Il proprietario decise di indire un referendum con la proposta di unire le due sale. La proposta fu votata all’unanimità, eccetto un voto, il mio. Spiegai che il mio voto era suggerito dall’opportunismo, infatti già solo con la sala riservata agli uomini dovevo fare la coda per utilizzare i miei attrezzi preferiti, se si fossero aggiunte anche le donne, il mio tempo di attesa sarebbe aumentato ancora. Sorprendentemente accadde qualcosa di diverso, gli attrezzi furono del tutto disponibili. La ragione era che uomini e donne passavano il tempo a conversare tra loro, anziché ad utilizzare gli attrezzi e così mi ritrovai a non trovare più code e, sedendomi sulla macchina preferita, osservavo il più forte della palestra chiacchierare con la più bella delle signore presenti e non potei fare a meno di pensare :”non sanno che cosa perdono”.
Tornando in argomento, l’opportunità aveva sostituito l’opportunismo,in un mondo in cui l’altra metà del cielo può partecipare a pieno titolo e raddoppia lo spazio disponibile per tutti, in tutti i campi, soprattutto in quello economico , basta considerare il valore aggiunto lavorativo e i consumi.
Abbiamo osservato che i termini carriera, legge, parità, scuola sono sostantivi femminili, eppure pare che vengano declinati al maschile anche da parte delle donne.
Donne che nonostante abbiano le capacità per aspirare ad una carriera, continuano a sentire amarezza per la differenza di trattamento che subiscono rispetto agli uomini.
A volte pare di ascoltare un parallelo con la sorte delle minoranze perseguitate ed è facile riscontrare una solidarietà di genere, eppure le donne sono la maggioranza della popolazione.
La legge? Appare superficiale, apparentemente parifica ma in realtà discrimina. E’ uguale per uomini e per donne, ma non considera le diverse esigenze delle donne e quindi non è nella realtà uguale, basti pensare ai compiti che gravano su di una donna che lavora come accompagnare e riprendere i figli a scuola, destreggiarsi fra divieti di parcheggio nei pressi del luogo di lavoro ed ecco che “prendere i mezzi pubblici” può essere una presa in giro per la donna.
Riguardo alla parità, è più legale che reale. La parità si deve basare non su un appiattimento, ma sul riconoscimento della differenza.
E la maternità? Spesso è penalizzata come fosse una colpa a seguito della quale soffrono sia la lavoratrice, sia l’azienda anziché essere una gioia condivisa. Le donne hanno pieno diritto a far carriera mantenendo le proprie caratteristiche.
Come in un illuminismo dirottato, la società non tiene conto delle diverse esigenze e delle peculiarità della donna, è come voler far partire dallo stesso punto di partenza due corridori di cui uno gravato da zavorra.
È davvero una gara alla pari?
Si è discusso di quote rosa e di merito.
La scuola, pur non di proposito, non educa gli uomini ad essere consapevoli del valore specifico della donna, esiste un velo sull’animo dell’uomo, non per nulla la psicanalisi è vietata in ambienti totalitari. La donna è la psiche che ricorda all’uomo che non è il solo padrone del creato.
Una crescita psicologica a scuola può aiutare, senza ovviamente condizionare.
Se si tratta di un problema culturale, la proposizione potrebbe essere : cultura = educazione = scuola.
Un nuovo orizzonte dell'educazione civica?
Diversità = risorsa da valorizzare, la donna è il baricentro nelle crisi.
I giovani vedono questa realtà, oppure la ritengono già superata? Vedono questo come un film del passato? Sentono necessità del racconto della donna a scuola? E quali sono le proposte per il futuro che a questo punto sono necessarie per forgiare un mondo che sta per apparire diverso?
2) Integrazione : La donna come collante della società in crisi
Mesi fa ricevetti in mail una questione da parte di un donna appartenente alle associazioni delle donne musulmane, chiedeva quale fosse il segreto delle donne ebree di integrarsi nelle società di immigrazione senza perdere le tradizioni di origine, la tutela legale e tutti i loro diritti nelle società di accoglimento. Ho riconosciuto che la domanda era sulla comprensione della chiave per il successo dell’integrazione. Dopo una lunga immersione, la risposta fu che il segreto dell’integrazione risiedeva nella persona stessa che mi aveva posto la domanda, proprio in quanto donna. Quando le donne hanno gli stessi diritti degli uomini, l’integrazione ne è una conseguenza immediata, altrimenti l’integrazione è impossibile. Ci misi due anni a trovare una risposta che la donna che mi poneva la domanda conosceva già. Se consideriamo che secondo la tradizione ebraica le donne divengono maggiorenni un anno prima degli uomini, io ci misi un anno di troppo.
Qual è il percorso dell’integrazione ? La donna immigrata lascia il luogo di origine e si integra, (concetto diverso dall’assimilazione), portando valori a volte dimenticati dalla società ospitante e dona al paese una aggiunta di cultura, cresce i figli a cui insegna pure ad integrarsi, poi trasmette valori e consapevolezza al luogo di origine da cui era andata via, contribuendo alla costruzione anche di quella società.
Se consideriamo il termine “integrazione” come opposto a “disintegrazione” della nostra società in crisi, possiamo suggerire una traslazione della tesi alla donna italiana.
La donna è in generale il collante nelle crisi economiche e nelle famiglie colpite dalla disoccupazione. Resiste meglio dell’uomo, organizza meglio la famiglia nella gestione delle difficoltà. E’ garante della coesione e della trasmissione dei valori e della partecipazione, fonte di equilibrio e di coesione della società e in grado di riportare a galla il collante sociale già perduto.
Risulta quindi fondamentale il ripristino del valore della donna italiana come collante sociale e politico (nel senso di polis e di demos).
Si è discusso il problema del calo demografico dovuto alle difficoltà economiche che condizionano la nascita di nuove famiglie.
3) Sviluppo economico e politico
Durante un convegno con gli amici delle comunità africane in Italia, a cui partecipava la candidata alla presidenza della Guinea, un uomo si alzò e disse :”oltre alla gestione dell’economia, in cui le donne primeggiano, ad esse deve essere affidata anche la gestione della politica, noi uomini abbiamo combinato abbastanza guai”. Proseguì definendo il rapporto tra uomo e donna come “complementarietà”, con tutto il significato positivo del termine.
In alcuni paesi in cui si sta delineando un nuovo potere politico basato sulla preminenza ideologica dell’uomo rispetto alla donna, lo stesso termine “complementarietà” viene definito con un significato diverso :”siamo complementari perché tu donna cucini e io uomo mangio”.
Ecco che una stessa parola può avere un significato diverso a seconda di chi la pronuncia. Dunque semanticamente i termini da usare quali sono? Una volta chiariti i termini, non ci sono equivoci da sfruttare : la parità con il rispetto della differenza.
La donna partecipa alla politica in quanto portatrice di valori diversi rispetto all’uomo oppure per appiattirsi ai ruoli e alle voci stabilite dagli uomini? E’ un interrogativo interessante visto che le forze politiche si vantano di mettere in lista un numero elevato di donne.
Abbiamo concluso con due osservazioni, il sogno dei cittadini è eleggere politici che passino metà del tempo ad ascoltare le loro aspirazioni e l’altra metà a legiferare di conseguenza.
Come detto, il tema che abbiamo sviluppato nell’incontro l’anno scorso fu oggetto di una intervista da parte di un importante quotidiano, l’articolo non fu pubblicato perché l’editore stabilì successivamente che fosse un tema “politico” che avrebbe potuto condizionare la campagna elettorale amministrativa in corso.
Nel nostro incontro abbiamo dimostrato in effetti che si tratta di un tema “politico”, perché da esso partono discorsi sociali, economici e politici.
Di conseguenza se avremo il coraggio di parlare di questo tema tabù, la donna, parleremo automaticamente di tutti gli altri temi non graditi a chi ritiene che sia pericoloso permettere la diffusione dell’informazione e della conoscenza. Ed ecco la nostra tesi, se ognuno di noi inizia a parlare di un argomento che si porta dietro gli altri, una opinione pubblica informata prolifererà e la politica dovrà adeguarsi.
Roberto Mahlab