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 Perché gli sportelli antiviolenza
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Roberto Mahlab
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Inserito - 26/04/2013 :  13:46:09  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a Roberto Mahlab
“La vedo arrivare, circa 55 anni, faccia devastata, viso perso nel vuoto, “sono caduta dalle scale” afferma, “non le credo” le sussurro, scoppia a piangere, “mio marito mi ha picchiata e lo fa da tempo perché ha problemi di lavoro” e lo dice con tono di giustificazione”.

Ce lo racconta Tiziana Fraterrigo, medico di pronto soccorso di area di emergenza e responsabile del Midatt, una associazione di donne attive nella società, “non posso cancellare dalla mia mente quel volto”, conclude.

Concerto di Sogni : la violenza contro le donne, secondo le sue osservazioni, è un fatto episodico indistinto da altri atti di violenza o reati, oppure è un diffuso fenomeno sociale?

Tiziana Fraterrigo : se vogliamo parlare di numeri, nel 2012 sono state 127 le donne uccise in Italia e 47 ferite con moventi di gelosia o di rottura di rapporto, quante altre situazioni di disagio esistano senza che si sia arrivati a conclusioni così drammatiche, non lo sappiamo statisticamente e quindi non siamo in grado di dimostrare che siano reati ad incidenza maggiore di altri reati, ma anche se fosse una violenza diffusa come tante altre, essa ha dinamiche proprie, una origine storicamente diversa da una violenza di tipo comune che ha un inizio e una fine, perché c’è storia di relazione, di frustrazione nel tempo, di messaggio educativo sbagliato, addirittura a volte di coinvolgimento negativo della famiglia stessa della vittima.

Cds : E da questa presa di coscienza, nasce la proposta del Midatt degli Sportelli Antiviolenza in tutta Italia. Ma perché è necessario, perché non sono sufficienti le forze dell’ordine?

TF : perché la violenza contro la donne non è un reato che colpisce solo la sfera fisica, ma si ripercuote sulla sfera psicologica, ad ampio raggio, prosegue nel tempo, coinvolge più persone a diversi livelli e la figura di riferimento non può essere solo la stazione di polizia. Lo sportello prevede figure diverse e differenti che accompagnano la vittima, il medico, lo psicologo, l’avvocato, l‘assistente sociale.
Lo sportello non gestisce semplicemente la denuncia, ma serve ad iniziare un percorso che porta ad una soluzione, alla ricostituzione dell’autostima nella vittima e alla costruzione di una nuova storia, una nuova vita.
E in più si deve considerare il supporto psicologico ai famigliari della donna colpita, famigliari come i genitori che a volte possono addirittura essere complici o timorosi, sono i diversi gradi del fenomeno dello stalking.

Cds : Esiste un percorso, come dire, “canonico” della violenza sulla donna che possiamo delineare?

TF : Ci sono diverse fasi : la violenza e l’insulto psicologico che provocano la perdita di autostima da parte della vittima, l’uso delle mani, poi la donna che si rinchiude e l'uomo violento torna apparentemente sui suoi passi, “allora ha smesso”, si rinfranca la donna, ma si tratta di un trucco, perché poi ricomincia e a volte si arriva fino al delitto.


Cds : Ed ecco dimostrato che gli sportelli servono, indipendentemente dalla normale forza pubblica…

TF : Sono storie che hanno una dinamica e delle conseguenze, si deve aiutare la donna colpita a superare la rassegnazione, l’accettazione, a tornare ad essere una persona consapevole, a ripristinare il suo “io”, non basta salvaguardare la vittima in una casa protetta, perché se si facesse solo questo, ci rimarrebbe una donna distrutta.

Cds : Quanti dovrebbero essere gli sportelli?

TF : Dappertutto, ragionevolmente dovrebbero essere presenti in bacini a partire dai 30.000 abitanti.

Cds : E dove già ci sono, agiscono bene?

TF : No purtroppo, per carenza di personale, perché sono gestiti in genere dal volontariato, che ha tempi e risorse limitati, oltre ad una formazione che lascia a desiderare, non è che si possa rispondere alla donna che si rivolge a questi centri con una semplice denuncia a cui segue un :“vada a casa e se ricapita ci richiami".

Cds : Come rimediare?

TF : Creando informazione e formazione, i centri antiviolenza non devono essere solo centri di ascolto, ma propositori di soluzioni efficaci ed efficienti.

Cds : Trattandosi di un fenomeno sociale ad ampio coinvolgimento di responsabilità, possiamo estendere l’informazione e la formazione?

TF : Sì, è fondamentale la questione della formazione diffusa, per gli insegnanti, le forze dell’ordine,i medici e così via, affinché sappiamo valutare, comportarsi e sapere a chi rivolgersi in caso riscontrino fenomeni di violenza di qualsiasi tipo sulle donne e le ragazze, una modifica culturale.

Cds : Ma se è un problema culturale, allora parliamo di educazione, dunque la scuola..

TF : Ma certo, a scuola sarebbe importantissimo introdurre l’educazione psicologica, insegnare come inserirsi nella società e tra il prossimo, dunque non solo greco da tradurre, insegniamo anche psicologia, spieghiamo ai ragazzi l’evoluzione della società e le metodiche comportamentali che regolano le relazioni umane, oltre agli strumenti didattici, forniamo loro anche quelli di vita, insomma, l’approccio alla soluzione è preventivo, l’uomo che condivide la presenza paritaria della donna. Con questo approccio si potrebbero prevenire le violenze contro le donne da chi ha tendenze comportamentali irragionevoli.

Cds : Ma l’uomo violento con la donna, come si inventa le "giustificazioni”"? E' una psicopatia da cultura malata di partenza? E se fosse normale piuttosto considerare l’atto di violenza come atto esterno al genere umano e non giustificato, sarebbe più "facile” per donna convincersi che si è trattato di un atto grave ma circoscritto alla persona e non alla società?

TF : Sì, sono atti che accadono per gelosia, mancanza di rispetto, rifiuto di considerare la donna alla pari. L’incapacità culturale di capacitarsi del limite tra coinvolgimento di sentimento e senso di superiorità.

Cds : Dunque socialmente qualsiasi “giustificazione” andrebbe piuttosto sostituita dalla cognizione che si tratta di una deriva sociopatica da condannare senza appello. E che ha costi elevati a tutti i livelli …

TF : Esatto, oltre al fattore umano, con la violenza contro la donna, la società perde le sue capacità, i danni si ripercuotono sui figli e sul loro percorso di vita. La donna colpita si ammala, avverte una colpa personale, non si fida più di nessuno, erige meccanismi di difesa anche quando non servono e sono quindi distruttivi. Viene colpita nel lavoro, immaginiamo di quantificare i costi sociali e monetari?

Cds : Ogni violenza ad una donna dunque colpisce l’intera società che subisce costi umani, allora come coinvolgere l'opinione pubblica, come coinvolgere le aziende, il territorio, di modo che sia normale la denuncia e l'intervento e non la “giustificazione” o l’omertà di comodo o di abitudine?

TF : Si può pensare ad una rete di imprese a tutela e supporto degli sportelli.

Cds: La perdurante crisi economica ha visto aumentare la violenza contro le donne?

TF : Sì, lo si nota, pare aumentato il male di vivere. Si perdono i valori, il rispetto, si palesano situazioni che non aspettano che occasioni per esplodere, una esasperazione che proviene da impulsi negativi della società, di perdita di controllo di chi ha già la mente malata.

Cds: Quale è la tipologia delle donne colpite, casalinghe, lavoratrici?

TF : E’ un fenomeno sempre esistito, ma adesso se ne parla e si denuncia di più grazie alla maggiore partecipazione e indipendenza della donna, le donne che purtroppo sopportano i maltrattamenti sono quelle che mancano di indipendenze economica e sono costrette al compromesso per il figli, all’accettazione passiva perché non hanno dove andare e come sostenersi.

Cds : Persiste il problema del “maschio padrone” allora?

TF : L’indipendenza della donna spaventa l’uomo perché finisce suo dominio, La conseguenza di uno sviluppo della società che veda le donne più immerse in mercato lavoro, permetterebbe loro di difendersi oppure semplicemente avrebbero più autorità nella famiglia, in quanto portatrici di reddito e non sentite come un peso.

Cds : Quali sono le risposte fino ad ora al vostro appello per la diffusione degli sportelli antiviolenza?

TF : Ogni 10 adesioni, 7 sono di uomini … Che sia per senso di colpa? Per riscattare la figura maschile?

Cds : Grazie dottoressa.
Abbiamo esposto dei fatti e proposto delle soluzioni, ci auguriamo che chi ha letto si sia potuto identificare, sia perché sofferente o vittima e quindi nella comprensione che esistono delle vie di uscita, sia perché convinto che la società non debba giustificare e sopportare la violenza contro le donne e desideri quindi contribuire alla diffusione dell’iniziativa in corso.

Per le firme a supporto :

Sportelli Antiviolenza


Concerto di Sogni - Progetto Cultura Donna - @2013

   
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