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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 Giallo nel parco
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 20/05/2013 :  09:40:25  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
Giallo nel parco
- Ancora non l’hai capito? Ero io quella baby-sitter. Ero io che dovevo accudire al bambino caduto nel fiume. A quei tempi avevo diciassette anni ed ero molto povera e indifesa.
- Eri tu? Ma la baby-sitter si è suicidata! Hanno ritrovato il cadavere.
- Quel cadavere non fu mai veramente riconosciuto. Io ero terrorizzata e scappai dalla tenuta. Mi rifugiai come clandestina in Svizzera e vi trascorsi sedici anni.
- Non è possibile! Ti chiami Bruna, mi hanno detto che la bambinaia si chiamava Cecilia.
- Sì, nel frattempo ho cambiato generalità. Anche il mio aspetto è molto diverso. Non sono più la ragazzina spaurita che ero allora.
Chi sta parlando è una coppia che si trova a passeggiare nel parco della villa dei signori di Vallelunga. Quel parco è attraversato da un fiume, dove molti anni prima avvenne una disgrazia terribile, infatti il loro figlioletto di due anni cadde improvvisamente in acqua e annegò. Mentre la madre era assente col figlio primogenito, era stato affidato a una giovane bambinaia, ma quest’ultima fu trovata drogata e incolpata della morte del bimbo. Il padre era in casa, ma disse di non essersi accorto di nulla. Era stata una cameriera a vedere il corpicino galleggiare tristemente nell’acqua. In seguito la madre era morta di dolore e il padre era divenuto alcolizzato.
- Usavi abitualmente la droga? Se eri indigente, come te la procuravi?
- Non ho mai toccato un allucinogeno in vita mia.
Bruna si è trasformata in una donna bellissima, mora, slanciata, con lineamenti delicati e un sorriso seducente. Ѐ tornata a Vallelunga ed è ospite di Riccardo, l’unico figlio rimasto del proprietario. Si sono conosciuti a Lugano e hanno subito simpatizzato. Quando avvenne la disgrazia, lui era un ragazzo di quindici anni, ma ricorda ogni dettaglio di quei terribili avvenimenti, anche perché adorava il fratellino minore e saperlo morto era stato uno strazio atroce, una ferita che non si era più rimarginata nel suo cuore. Adesso, sapere improvvisamente di avere di fronte la colpevole di quella morte lo ha lasciato esterrefatto. Si è irrigidito e parla con tono duro, mentre sino a quel momento aveva mostrato per Bruna molto interesse e trasporto.
- Se non hai mai preso allucinogeni, come mai ti hanno trovato drogata?
- Non lo so e non so spiegarmelo. Il bimbo era insieme al padre ed io stavo preparandogli la pappa in cucina.
Riccardo ha sbarrato gli occhi: - Era insieme a mio padre? Ma che dici! Mio padre era nel suo studio!
- No, era nel parco insieme alla sua amante. Aveva detto che avrebbe tenuto con sé il piccolo mentre io gli preparavo da mangiare.
- La sua amante? Questa è grossa! Stai raccontando un sacco di menzogne!
- No, non sono bugie. Ѐ la pura verità. Tuo padre aveva ricevuto la sua amante ed era con lei nel parco.
- Chi c’era con te in cucina? Chi potrebbe testimoniare che tu eri lì?
- Nessuno. In quel momento ero completante sola.
- Vedi? Non hai come provare ciò che dici!
- Quando tuo padre mi ha rivisto, ha detto che gli ricordavo qualcuno. Prova a spiegargli che sono Cecilia. Vedrai che cosa dirà! La verità è che sino ad ora nessuno mi ha riconosciuto, neppure tua zia credo, che m’incolpò di tutto.
Quando era avvenuta la disgrazia, la zia Delia, sorella della madre, era andata in cucina e aveva offerto del tè alla giovane Cecilia la quale, dopo averlo bevuto, non ricordava più cosa fosse successo. Si era ritrovata nel parco frastornata mentre tutti dicevano che aveva provocato la morte del bambino.
- Il fatto che a mio padre ricordassi qualcuno non vuol dire che ti abbia riconosciuto come Cecilia! No, non posso credere che sia lui il responsabile.
- Forse non ci crederai, ma non era la prima volta che riceveva la sua amante. In quel momento si trovavano insieme nel parco. La cosa grave fu che con loro c’era pure il tuo fratellino. Non si sono accorti che giocando, il bimbo scivolò nell’acqua e non ebbe la forza di gridare. Povero amore! Lo ricordo perfettamente. Era un bimbo bellissimo: biondo, ricciuto, paffutello, con due fossette sulle guance e un piccolo neo accanto alla bocca. Se non lo avessi conosciuto, credi che potrei ricordare questi particolari?
Riccardo a tali parole era impallidito. Il fratellino era esattamente come lei lo aveva descritto. Chiese ancora: - Sapeva parlare? Come ti chiamava?
- Parlava nel suo modo buffo. Mi chiamava Ceci e giocava sempre con me nel parco.
- Ma allora sei davvero Cecilia!
- Sì, sono proprio io e ho vissuto anni terribili fuggendo e nascondendomi. Dapprima credevo di essere colpevole. Poi crescendo, cominciai a riflettere sulla verità e mi accorsi d’essere stata usata e ingannata. Seppi che In Italia mi credevano morta, ma non volli più tornare poiché i ricordi di quei momenti angosciosi mi terrorizzavano. Quando ti ho conosciuto a Lugano, ho capito che era arrivato il momento di sapere la verità, ecco perché ho accettato subito il tuo invito a venire qua.
- Sì, ne hai diritto, cercheremo di scoprire come sono andati veramente i fatti.
Quella notte, Bruna non riuscì a prendere sonno perché rivedeva fosche immagini, ripensava a strane circostanze e si sentiva agitata, quando si appisolava, aveva degli incubi, tanto che a un certo punto decise di alzarsi e andare nel parco a respirare l’aria pura.
Un vento insistente soffiava tra gli alberi e il cielo era scuro e coperto di nubi. Non c’era la luna e un buio fitto avvolgeva ogni cosa.
A un tratto una strana sagoma attraversò il giardino e le venne vicino. Vide alzare un braccio e una lama cercò di colpirla. Fece appena in tempo a scansarsi e urlò con quanto fiato aveva in gola. Di nuovo la lama vibrò, ma Bruna questa volta cominciò a correre verso la villa sempre urlando come un’ossessa. Nel frattempo udendo quelle grida, Riccardo era accorso e aveva bloccato l’assalitore ingaggiando con lui una lotta frenetica. Ben presto ebbe la meglio e disarmò chi aveva tentato di uccidere Bruna. Infatti adesso lo stringeva alla gola; poi guardò meglio e si rese conto che si trattava di una donna. No! Non era possibile! Era la zia Delia che si divincolava come una matta sotto la morsa possente delle sue mani.
Riccardo esclamò, quasi non credesse a ciò che vedeva: - Zia Delia! Tu!
La donna cessò di dimenarsi e rimase immobile, abbandonata, priva di forze. Aveva chiuso gli occhi e restava lì a terra come una morta.
Intanto tutti gli abitanti della villa si erano svegliati e adesso le luci illuminavano ogni cosa. I camerieri sopraggiunti osservavano sconvolti la scena.
Anche Bruna, ripreso coraggio, si era avvicinata e stentava a credere ai suoi occhi.
Riccardo fece alzare la zia con un gesto brusco e ordinò che chiamassero subito il 113.
- Si è trattato di un tentativo di omicidio, lo sai vero zia Delia? Saranno le autorità giudiziarie a occuparsi di te da questo momento.
L’incriminata assunse l’aspetto di una folle e iniziò a gridare:
- Sì, ma lo rifarei! Perché l’avevo riconosciuta. Ѐ Cecilia! Ѐ Cecilia che è tornata per rovinare le nostre vite. Allora ho cercato di difendere te e tuo padre. Questa sgualdrina si voleva vendicare ed io dovevo impedirglielo!
Zia Delia sembrava più vecchia e più smunta del solito, con gli occhi sgranati e uno sguardo delirante.
Il nipote incalzò: - Che cosa avvenne veramente quando mio fratello morì? Confessa finalmente!
La zia, sempre con gli occhi dilatati, sembrò rinvangare il passato: - Il piccolino ormai era morto, bisognava salvaguardare la rispettabilità di tuo padre e il suo buon nome. Tua madre non doveva conoscere la verità. Diedi a Cecilia un tè contenente una sostanza allucinogena e lei svenne. La portai in giardino e lì fu trovata da tutti. Tuo padre piangeva e pareva impazzito, ma io gli ordinai di dire che non si era accorto di nulla. Intanto avevo fatto allontanare la sua amante che, per fortuna, nessuno aveva visto. Così fu creduto che la responsabile della morte del bimbo fosse Cecilia, la quale fuggì la notte successiva aggravando la propria posizione.
- Bene, di tutta la faccenda adesso se ne occuperà il magistrato. Sconterai in carcere le tue malefatte. Quanto a mio padre, fu il vero responsabile involontario della morte del bimbo. Ecco perché cercava di annegare nell’alcol la sua cattiva coscienza. Ma anche di questo se ne occuperà la giustizia.
In lontananza già si udivano le sirene della polizia, mentre Riccardo stringeva le spalle di Bruna e la guardava con estrema tenerezza.


Gabriella Cuscinà

   
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