MilanoCi sono momenti in cui l'esistente annoia e si cercano sfide più elevate, l’appassionante e olimpico “citius, altius, fortius”. Ero seduto disincantato sulla panca della palestra e, come un nuotatore che si accinge alla duecentesima vasca, mi chiedevo :"ma perché mai dovrei tirar su per altre dieci volte il manubrio? Sempre gli stessi esercizi, gli stessi movimenti, non voglio neppure più iscrivermi alla scadenza dell'abbonamento", tornai allo spogliatoio, mi cambiai, mi gettai la sacca sulla spalla e uscii senza voltarmi indietro, senza rispondere alla bellissima ragazza al desk che mi salutava allegramente. Quando si taglia, si taglia, non ho bisogno di legarmi all'albero maestro per non rispondere alle sirene. Una riflessione di cui mi pentii durante tutto il tragitto in ascensore verso la strada. Sognavo da mesi che quella ragazza mi rivolgesse la parola, proprio quella sera doveva capitarmi la disillusione per pesi e attrezzi?
Come di solito accade in queste sceneggiature, quella stessa sera avvenne un fatto che modificò lo scenario. "L'allenamento dei piloti della Us Air Force", titolava la pagina internet del New York Times. Scorsi avidamente l'articolo e rimasi affascinato dai disegni che rappresentavano il circuito di dodici esercizi da compiere per trenta secondi ciascuno con una pausa di dieci secondi tra l'uno e l'altro, esercizi scelti di modo da allenare tutti i muscoli del corpo, nessuno escluso. In un attimo avvertii il mio animo riempirsi di una nuova determinazione, quando tutte le porte paiono chiudersi, ecco che se ne apre una nuova e veniamo pervasi dall'entusiasmo per la novità. Stampai l'articolo insieme a tutte le immagini e lo misi nel borsone della palestra, un aperto sorriso sostituì la precedente depressione.
Lo stesso sorriso che rivolsi alla bellissima ragazza al desk la sera successiva, quanto entrai in palestra con l'andatura dell'olimpionico sulle ali del trionfo. Lei non si volse neppure verso di me, i suoi occhi erano perduti in quelli del primo più forte della palestra, l'avversario di tutti i miei incubi. La mia occasione era passata e non l'avevo colta, riflettei tristemente, ma poi compresi che la mia strada era un'altra, questo mi aveva riservato la sorte. Poco dopo, mentre gli altri soci della palestra sudavano sotto il peso di manubri e attrezzi, io mi misi in un angolo e srotolai religiosamente il papiro dei dodici esercizi. E iniziai, trenta secondi di saltelli, trenta secondi appoggiato in posizione da seduto ad una parete, i push up sulle braccia, gli addominali, salita e discesa da una sedia a gambe alterne, piegamenti sulle gambe in avanti, piegamenti sulle spalle di schiena appoggiato ad una sedia, appoggio fisso sui gomiti, corsetta sul posto, piegamenti alternati sulle gambe, appoggio fisso laterale sulla mano, appoggio fisso laterale sul gomito. L'unica forza che mi aveva condotto fino alla conclusione del massacrante circuito era l'entusiasmo, subito dopo mi sentii come se avessi esercitato tutti i muscoli per ore e ore e compresi come si sentissero pronti alle più mirabolanti imprese i piloti della Us Air Force. L'istruttore mi stava osservando e io mi avvicinai e gli mostrai la documentazione e gli spiegai l'origine e lui si mise a ridere e ribatté :"e adesso come esci dalla palestra con le spalle che ti sei fatto? Di lato?". La classica risposta piccata e denigratoria di un pilota dell'aviazione avversaria quando si rende conto che non ci sarà più gara con la Us Air Force. "Ci vedremo sui cieli di Corea", gli sibilai con voce molto bassa di modo che non sentisse, l'istruttore davvero deve entrare e uscire di lato dalla porta della palestra. E poi a me interessava il sorriso della ragazza al desk, non il parere dell'istruttore. Mi concentrai e mi preparai un discorsetto che le avrei fatto salutandola prima di prendere l'ascensore, ero indeciso tra un atteggiamento alla James Bond o alla Capitano Kirk. Purtroppo proprio in quel momento era impegnata a parlare con dei nuovi iscritti e perse l'occasione per darmi retta.
L'autobus stava partendo e mi misi a correre per raggiungerlo prima che si chiudessero le porte, non feci un metro, la fitta ai muscoli delle gambe fu paralizzante. E la sensazione di essere schiacciato da un peso poco maggiore di quello del pianeta si diffuse in tutti gli altri muscoli del corpo, tutti sollecitati dal circuito della Us Air Force. Anziché raggiungere la fermata del mezzo pubblico correndo i cento metri come Carl Lewis, arrancai trascinando le membra come Superman colpito da un masso di kryptonite. Arrivato a casa, stramazzai sul divano, gli occhi appena coscienti sull'ultima riga dell'articolo del New York Times :"si è rilevato che dopo essersi sottoposti agli esercizi, i piloti della Us Air Force non sono riusciti a muoversi per tre giorni, problema che si risolve solo successivamente con la continuità giornaliera dell'allenamento".
"Se tu fossi davvero un pilota dell'aviazione americana, ti abitueresti, ma tu non sei un pilota dell'aviazione americana", mi fece notare la mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante il giorno dopo in ufficio, mentre con la mano destra cercavo di tirar su la mano sinistra che intanto stava cercando di far fare un passo avanti alla gamba destra. Mi sentivo come immerso nelle sabbie mobili, :"se i marines si fossero allenati con questo circuito, i giapponesi sarebbero arrivati a Washington, altro che Okinawa", osservai con la mia solita passione per la Storia.
Tornai a casa e mi sdraiai di schianto sul letto, trovando sollievo e gli occhi si chiusero e i miei sogni si riempirono di apocalittiche visioni di drammatici avvenimenti ...
Washington, la mattina dopo ... forse ...
"Ma cosa mi è saltato in mente di allenarmi con il circuito dei marines e dei piloti della Air Force, mi domandavo cercando a tastoni la radiosveglia che non la smetteva di percuotere la mia testa dolente per la fatica di sopportare i muscoli anch'essi dolenti per lo sforzo della sera prima in palestra. Un annunciatore stava riferendo di una innovazione nelle esercitazioni dei corpi speciali della nazione grazie all'idea del senatore Syl Ramboon, :"nessun esercito al mondo potrà battere i nostri valorosi soldati allenati con il circuito dei dodici esercizi", la voce tonante del senatore rispondeva ad una domanda della corrispondente della Cnn.
"Eccome no", mormorai sforzandomi di scendere dal letto, "se ci attaccano subito dopo che i nostri si sono allenati, ci fanno a pezzi", scossi la testa all'assurdità della mia riflessione. All'improvviso la voce dell'annunciatrice si fece concitata :"una notizia di agenzia dell'ultimo istante, una postazione dei marines è stata assalita e travolta al confine tra le due Coree". "Non erano abbastanza allenati, non accadrà mai più", le parole decise del senatore Ramboon si sovrapposero a quelle della corrispondente.
"Li conoscevo quei ragazzi", disse ad alta voce e con tono commosso un distinto signore appoggiato al bancone di Starbucks, dove anche io stavo consumando la colazione prima di andare in ufficio, "frequentavano la mia stessa palestra, poi un giorno sono spariti, si mormorava che si fossero prestati volontari per un nuovo programma di allenamento in sperimentazione, non capisco però, erano dei veri tronchi d'albero, come è potuto accadere che non siano riusciti a difendersi ...".
"Be', se l'allenamento è lo stesso che ho letto e che ho tentato di fare io ...", stavo per ribattere, ma all'improvviso mi fermai. Io non riuscivo a muovermi se non a fatica, non avrei potuto alzarmi dallo sgabello senza sopportare i lancinanti dolori a tutti i muscoli, figurarsi se fossi stato costretto a difendermi da qualche malintenzionato. Scacciai il pensiero dalla mente, era assurdo, qualsiasi allenamento serviva a rendere più forti i nostri ragazzi al fronte, ero io ad essere una mammoletta.
Nei giorni successivi accadde in alcune altre località del globo, postazioni difensive dei marines vennero travolte dal medio oriente al canale di Panama. Nulla che spostasse ancora l'equilibrio delle forze nel mondo, ma il dibattito al Congresso sulla mancanza di preparazione atletica delle nostre forze armate si alzò di tono e il senatore Syl Ramboon non mancò mai di proporre la sua idea di rendere obbligatorio il circuito dei dodici esercizi a tutti gli appartenenti di esercito, marina e aviazione, :"se i nostri ragazzi non verranno allenati a dovere, i nostri nemici si faranno beffe della nostra potenza e il nostro declino diventerà inevitabile". Il buon senso della proposta era tale, che il Congresso adottò all'unanimità una risoluzione da presentare al presidente per farla diventare legge.
“Senatore, è vero che diverse unità delle forze armate si stanno allenando ancora prima della promulgazione della legge?”, la voce del reporter si udiva a fatica tra le decine di flash delle macchine fotografiche, ma Syl Ramboon si prestava volentieri al bagno di folla e si faceva ritrarre al fianco di anziani ex marines impettiti e con le lacrime agli occhi per l’emozione, “fatevelo dire da loro, fatevi raccontare come fu difficile resistere da Okinawa al Vietnam e come le guerre sarebbero terminate prima se il nuovo metodo di allenamento fosse stato allora conosciuto!”, e gli applausi della folla attorno coprivano a stento la voce roboante e convincente del senatore. Mi ero ritrovato per caso in mezzo all’evento, dovunque andasse, il senatore si ritrovava circondato dall’entusiasmo dei cittadini e il traffico ne subiva le conseguenze. Mi sedetti su una panchina con fatica, non mi ero ancora rimesso del tutto, c’era una donna con lo sguardo triste, guardava nel vuoto e stringeva al petto una medaglia alla memoria, le chiesi se potessi fare qualcosa e mi rispose :”Jack non tornerà, eppure si era allenato così tanto, non riusciva neppure a darmi un bacio il giorno della partenza per l’oriente, non riusciva a piegarsi, ridemmo”.
Un’intuizione, all’improvviso la comprensione di un legame evidente e il caso aveva voluto che io ne fossi testimone, sentii la necessità irrefrenabile di raccontarlo a chi avevo attorno, :"senatore!”, mi ritrovai a farmi largo tra la folla, Ramboon si volse verso di me, “che ne dici giovanotto, un poco di esercizio e anche tu potrai presentarti al centro di reclutamento per difendere la patria!” e un applauso salutò le sue tonanti parole. “E' più probabile che ci debba andare con il sostegno di un paio di robusti infermieri", ribattei e mi avvicinai all’uomo politico che mi osservò sorpreso :“senatore, qualcosa non va …”, aggiunsi. Non avevo finito la frase che mi sentii tirare su da un paio di energumeni che mi trascinarono in una grossa limousine nera. “Ehi, che fate, siamo in un paese libero, ho i miei diritti”, cercai inutilmente di divincolarmi. “I suoi diritti sono intatti, mi deve solo spiegare per quale motivo ha tentato di disturbare un comizio del senatore Ramboon”, mi rispose con voce calma una splendida donna vicino alla quale mi avevano costretto a sedermi, nel vano posteriore della macchina. “Sono Linda Goldstein, servizio di protezione del Congresso, non può negare che il suo comportamento potesse dare adito a preoccupazione, sa, dati i tempi, meglio intervenire prima che ritrovarsi poi a raccogliere i cocci, come si dice”. Il tono calmo e professionale mi convinse della sua buona fede, “signora, cercavo proprio qualcuno con cui condividere una mia impressione, da parte mia penso che sia meglio correre il rischio di rendermi ridicolo, piuttosto che mangiarmi le mani per non aver avuto il coraggio di esprimere un dubbio”.
“Ci capiamo allora, mi dica”, ribatté la donna. E le raccontai del mio allenamento e delle conseguenze e di come le notizie sulla sua diffusione nelle forze armate fosse in apparenza collegata alle catastrofi militari in corso.
Lei tacque a lungo, mi squadrò più volte, poi fece cenno agli energumeni che mi trascinarono fuori dall’auto senza troppi complimenti, “quello che a me interessava capire è che lei fosse inoffensivo, le sue teorie sono un lecito punto di vista”, mi parve di avvertire un’espressione di divertimento nella sua conclusione.
Urlai per il dolore della pacca sulla spalla di uno dei muscolosi agenti della sicurezza :”ehi, per così poco? Dovresti venire con noi in palestra domani, iniziamo il nuovo corso di allenamento, sai, quello che il senatore Ramboon sponsorizza, un vero patriota”. L’auto si allontanò e io scossi la testa, forse aveva ragione Linda Goldstein, ero veramente impazzito a collegare un mio problema fisico con avvenimenti di scala planetaria. Mentre me ne andavo, gli occhi della moglie di Jack mi guardarono dalla panchina con una infinita disperazione. La brezza del pomeriggio fece volare dal tavolino all’aperto di un vicino locale un foglio di giornale, il titolo a quattro colonne riportava l’affondamento di una delle nostre navi vicino alle coste della Corea, raccolsi la pagina e lessi l’articolo che narrava come l’equipaggio fosse composto da marinai superallenati, addirittura reduci da un nuovo corso che presto sarebbe divenuto obbligatorio per tutte le armi.
“Louis, Chuck”, Linda Goldstein osservò perplessa i due agenti sdraiati sul divano del suo ufficio, boccheggiavano e tenevano le mani appoggiate strettamente sulle schiene doloranti, come a cercare sollievo. “Mi state prendendo in giro, come quello strano tipo di ieri?”, li rimproverò la donna. In risposta ricevette solo dei gemiti. “Che vi è successo?, domandò preoccupata. “Nulla Linda”, rispose Louis, "forse ieri sera abbiamo esagerato con il nuovo allenamento”.
Linda rimase pensierosa per tutta la mattina e alla mensa del Congresso rispose a monosillabi ai saluti degli altri ospiti, all’improvviso lasciò cadere il cucchiaio nello yogurt e si alzò di scatto, corse al suo ufficio e si sedette di fronte al computer. E quello che trovò in due ore di ricerca la fece rabbrividire.
Pochi minuti dopo il mio cellulare squillò, il numero che vedevo comparire sul display mi era sconosciuto e fui tentato di non rispondere, ma non smetteva. “Pronto”, sussurrai guardingo. “Sono Lisa Goldstein, ci siamo conosciuti ieri in circostanze di cui vorrei scusarmi, la prego di raggiungermi subito”, e mi diede l’indirizzo del suo ufficio. Era quasi sera quando ci arrivai, Louis e Chuck mi scortavano, ma in verità si appoggiavano a me, un po’ buffo per delle guardie del corpo. Linda mi guardò senza parlare e io dissi semplicemente :”io sto meglio, ma i suoi agenti ne avranno per un po’ prima di rimettersi, spero che non siano stati assegnati a delle particolari missioni prima di tornare in salute”. Lisa impallidì e alzò la cornetta, “Paul, sono Linda, mi puoi confermare che Louis e Chuck sono su una lista di uomini in partenza?”. Ascoltò la risposta, ripose la cornetta tenendo gli occhi bassi e poi se li coprì con le palme delle mani.
Alle undici di sera percorrevo un corridoio nello studio ovale, Linda mi accompagnava insieme ai due zoppicanti Louis e Chuck. Quando entrammo nella sala dalle grandi vetrate, tutti gli sguardi degli uomini e delle donne presenti si volsero verso di me, “buonasera”, mi salutò il presidente degli Stati Uniti, “secondo la nostra Linda, lei ha un sospetto di cui farci parte”.
“Ma è assurdo!”, esplose il segretario alla difesa appena ebbi terminato, “e perché non crediamo allora agli invasori extraterrestri?”, concluse sarcastico. “E’ come nei film catastrofici, un personaggio insignificante scopre una realtà terribile e viene invitato alla Casa Bianca e si ritrova a dover spiegare l’incredibile”, concessi. “Questi sono i rapporti sui disastri militari che stiamo subendo”, intervenne Linda, “una casualità del cento percento deve purtroppo portarci ad accettare il sospetto di un legame tra gli allenamenti e le vittoriose azioni nemiche”. “Ma anche se fosse così, come possiamo pretendere che ci sia un responsabile”, ribatté il segretario alla difesa esasperato.
Un lungo silenzio seguì le sue ragionevoli parole. Fino a quando ebbi il coraggio di dire :”è sufficiente che controlliate due cose, la prima è se i reparti sottoposti al nuovo allenamento siano tutti partiti il giorno dopo per i vari teatri di conflitto e secondo chi ha firmato gli ordini”. “Controllate”, ordinò laconicamente il presidente, “qualcosa da bere intanto che aspettiamo?", mi invitò con gentilezza.
Nessuno fu sorpreso quando mezz’ora dopo il segretario alla difesa confermò che inspiegabilmente tutti i reparti in partenza erano stati convocati nelle palestre la sera prima e gli ordini in tal senso portavano la firma del senatore Syl Ramboon, quale capo della commissione di formazione militare del Congresso, in teoria non ne aveva l’autorità, ma nessuno si era preoccupato di andare a verificare la validità di una firma per un allenamento fisico, anzi, le idee del senatore erano benviste in tutti gli ambienti militari e i circoli del Pentagono gli erano grati per l’attenzione, “un vero patriota”, era la classica frase che seguiva il suo nome.
“Mi duole chiederglielo”, il presidente si rivolse al consigliere per la sicurezza nazionale contro il terrorismo che era rimasto fino ad allora seduto cupamente in una delle poltrone della sala, “in quanto tempo riesce a farmi avere tutto quanto non è pubblico del senatore Ramboon?”.
Il senatore in quel momento si trovava su un velocissimo jet diretto verso la Corea del Nord. Era stato l’ambasciatore iraniano all’Onu ad informarlo che il centro di spionaggio elettronico di Teheran aveva monitorato la spedizione improvvisa di migliaia di e-mail dirette alla commissione di formazione militare del Congresso, una messa in scena del senatore Ramboon, la copia di tutte le transazioni finiva direttamente sugli schermi di un computer in una stanza dell’edificio della legazione iraniana alle Nazioni Unite. Le e-mail chiedevano tutte una conferma della sequenza di allenamenti e partenze per le operazioni militari. “Mi hanno scoperto troppo tardi”, mormorò sogghignando Syl Ramboon, mentre beveva uno scotch comodamente seduto in una spaziosa poltrona del jet privato.
“Lo abbiamo scoperto troppo tardi”, il tono di Linda Goldstein era di disperata angoscia. “Perché?”, le chiese il presidente. ”I reparti di intervento rapido che sono arrivati stamattina nelle zone di operazioni della Corea, del medio oriente e del centro Africa hanno subito l’allenamento ieri sera, alcuni responsabili degli aerei cargo che li hanno accolti negli aeroporti, testimoniano di militari stravolti dalla stanchezza”.
“Signor presidente”, la voce del segretario alla difesa assomigliava ad un singulto terrorizzato :”il nemico ha scatenato attacchi massicci in tutte le zone di operazione, dai primi dispacci sembra che le nostre forze siano state travolte dappertutto …”.
Milano, la mattina dopo
Mi svegliai di soprassalto, sudato e con il cuore in gola, ci vollero alcuni minuti prima che comprendessi che mi trovavo nel letto della mia stanza a casa mia. Un incubo, mi resi conto, null'altro che tutto un lungo incubo, un miscuglio tra i film di fantapolitica che mi piace vedere e la stanchezza tremenda dopo quel faticosissimo allenamento in palestra. Mi alzai per andare in cucina e bere un poco di acqua fresca dal frigorifero. Dovevo rilassarmi, premetti il pulsante del telecomando e sullo schermo della televisione apparve un servizio speciale da Washington, le posizioni americane nei vari teatri di conflitto erano stata travolte, un giornalista affermava eccitato che un senatore del Congresso, responsabile dell’adozione di un nuovo allenamento per le truppe, aveva fatto la sua apparizione a Pyong Yang. Il bicchiere mi scivolò dalle mani e si infranse sul pavimento.
Ci sono momenti in cui l’esistente annoia e si cercano sfide più elevate, l’appassionante e olimpico “citius, altius, fortius”. Ma se sapeste che si tratta di fratture nel quotidiano, di eventi che possono modificare la sequenza delle conseguenze, che possono trascinare lungo un percorso che si trova al confine tra il sogno e la realtà, mescolandoli?
Ecco, quando avvertite che l’esistente vi annoia e vorreste cercare sfide più elevate e superare quel confine, fatevi passare la voglia, accontentatevi, è più prudente …
Roberto Mahlab
(I racconti della palestra)
P.S. : per chi volesse cimentarsi : high intensity circuit training