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 Portogallo dieci e lode!
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Giusy Melillo
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Inserito - 28/04/2014 :  22:26:59  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Giusy Melillo  Replica con Citazione Invia un Messaggio Privato a Giusy Melillo
PORTOGALLO DIECI E LODE

Lisbona, Sintra, Algarve (Burgau, Lagos, Sagres, Cabo de S. Vicente, Luz), Èvora, Tomar, Leiria, Fatima, Coimbra, Porto, Braga, Cascais, Lisbona. Queste le tappe del mio personale tour del Portogallo, svolto dal 2 al 12 agosto 2013. Cercherò di scrivere un resoconto della mia esperienza, di tracciare delle pennellate essenziali sulle sensazioni ed indicazioni che possano risultare utili a quanti sono curiosi ma non conoscono granchè di questo Paese, o a quelli che si apprestano a pianificare un viaggio come il mio.
I media giocano un ruolo importante nella promozione turistica di un territorio, pertanto è stata questa la ragione del mio viaggio.
In agosto, si sa, i voli aerei sono meno convenienti, anche se credo che andare in Portogallo (da Roma) non costi poco in nessun periodo dell’anno ( per il mio biglietto ho speso 261,81 Euro con la Compagnia “Tap Portugal”). In compenso, posso assicurare al turista che dormire, magiare e vivere costa veramente poco.
Penso che chi viaggia in Portogallo non possa esimersi dal raccontarlo, semplicemente perché è troppo bello, a mio avviso anche un pochino di più della “Caliente” Spagna.
Un tempo, se pensavo al Portogallo, immaginavo solo la sua capitale, a parte Fatima. Lo facevo erroneamente, perché il Portogallo è ben altro, anzi, Lisbona, pur essendo magica, è la sua parte meno interessante …
I Portoghesi, poi, sono un popolo estremamente ospitale, solidale e cordiale. In più occasioni mi capiterà di essere accompagnata personalmente da un passante nel luogo di cui domandavo la strada. Per ogni scambio di parole tra me e loro, sentirò dire “Obrigado-obrigado”, che significa “Grazie”, e che i Portoghesi tendono a dire un paio di volte consecutive di fretta, perché anche se sei tu che chiedi qualcosa a loro, loro ti ringraziano per questo e per qualunque cosa. Credo che ciò non sia scontato affatto, anzi l’abitudine di ringraziare fa riflettere sulla sensibilità e la civiltà collettive.
I vocaboli somigliano molto allo spagnolo, quindi se già lo si conosce si è a cavallo (per esempio, “Salida” in spagnolo diventa “Saida” in portoghese; oppure “Abogado” in spagnolo diventa “Advocado” in portoghese). E poi come dimenticare il saluto del buon giorno: “Buon dia” (Buenos Dias in Spagna).
Le città che visiterò sono tutte tranquille e rispettose delle regole.
La tecnologia dei servizi (carburante, mezzi di trasposporto, ecc…) è avanzata rispetto all’Italia (rispetto all’Italia del Sud certamente).
L’artigianato artistico mi farà letteralmente impazzire, specie gli oggetti in ceramica, che variano per raffinatezza di manifattura (quelle del Sud, ad esempio, sono più grossolane di quelle di Coimbra o del Nord) e per densità di colori tra le varie aree geografiche del Paese (quelle del Sud sono più solari, quelle del Nord più cupe). Le connota il blu.
Il sole tramonterà sempre dopo le ore 21.00.
Il simbolo nazionale del Portogallo è il gallo rappresentato nei colori nero, blu e rosso con decori a forma di cuore: secondo la leggenda un gallo arrostito, e servito su una tavola imbandita, si mise miracolosamente a cantare in difesa di un uomo ingiustamente condannato a morte, dopo che il giudice aveva esclamato “Quest’uomo è innocente come è vero che questo gallo arrostito può ancora cantare”.

GIORNO 1: LISBONA.

Posate le valigie nel centrale “Hotel Nacional” di Rua Castillo 34, mi dedico (è il primo pomeriggio) alla scoperta del cuore della città di Lisbona, rigorosamente a piedi: Viale de Libertade, Rua Augusta col suo Arco Triunfal e Praça do Comercio con lo sbocco straordinario sul Tago, i quartieri “Chiado”, “Barrio Alto”, “Rossio”, la veduta sul biancore delle residenze lisbonesi ed il rosso dei loro tetti da S. Pietro Alcantara ( dove ho mangiato per la prima volta i “Pasteis”, cioè i dolci tipici portoghesi), in ultimo la sofisticata cena all’aperto presso il ristorante “Fabulas” con i suoi particolarissimi arredi. In molti posti ci si imbatte in statue di celebri poeti, anche questo lo interpreto come un sintomo della sensibilità culturale di questo Paese. La pavimentazione della città è tipicamente portoghese, fatta di ciottoli lucidi e disegnati in bianco e in nero. Ci sono altri mille dettagli del centro che mi restano impressi, come l’” Elevador de Santa Justa” in stile Liberty, il tram bianco e giallo “28 E” oramai tra le icone cittadine per il suo percorso tortuoso. In ogni angolo la compagnia di un elemento che scoprirò essere sempre presente: il vento, ora dolce, ora impetuoso.

GIORNO 2: SINTRA E ANCORA LISBONA.

Ogni trenta minuti dalla stazione Rossio di Lisbona parte un treno per Sintra, località da non perdere, ad appena 36 Km dalla capitale. Appena ci si arriva, scesi dal treno basta attendere il bus 434 per farsi portare al “Palacio da Pena”, una delle indiscutibili attrattive di Sintra, essendo un complesso ottocentesco estremamente suggestivo per posizione e bizzarro per forme e colori. Fu un convento, poi acquisito da Ferdinando II. Il palazzo mescola in sé più stili, anche quello arabo, e questo si nota a prima vista. Non mancano qua e là i fantastici “Azulejos”. Eletta dalla famiglia reale portoghese come luogo di villeggiatura estiva e dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1995, Sintra sorge in un paesaggio di rocce e giardini. Anche il suo centro cittadino merita una visita.
Entro sera sono di ritorno a Lisbona. Devo ancora conoscere l’altra parte della città, così prendo il tram numero 15 da “Cais do Sodrè” e mi reco nel quartiere Belém: fantastico! Qui trovo il “Mosteiro dos Jerònimos de Belém”, capolavoro dell’arte manuelita; attraverso i giardini e sono al monumento “Padrao dos Descobrimentos”, imponente sulla riva del fiume, che raffigura Enrico il Navigatore e un gruppo di uomini sulla prua di una caravella; in ultimo arrivo alla Torre di Belém, oggi patrimonio Unesco, innalzata nel 1515 come faro e torre di difesa all’imboccatura del fiume Tago. Col tramonto si tinge di rosa e di ombre, i ciliegi in fiore e il blu del fiume retrostante fanno il resto … Sono senza parole!

GIORNO 3: ALGARVE.

Un tour del Portogallo non può che iniziare da Lisbona. Ma Lisbona non è tutto o almeno non quanto di più bello ci sia da vedere del Portogallo. Noleggiata l’auto, è ora di raggiungere il Sud! Attraversato il futuristico ponte di metallo a forma di vele “Vasco De Gama”, sono via da Lisbona. La funzionale autostrada mi permetterà di andare dritta- dritta in Algarve , la regione più attiva a livello balneare per le sue bellissime spiagge, sia di sabbia che di rocce, e sicuramente la patria del surf, come denota la presenza di moltissimi sportivi che lo praticano e della stessa tipologia di souvenirs venduti in loco. Fino alla costa sud ci vogliono circa 300 Km di viaggio. La mia destinazione è BURGAU (dormirò al “Burgau Beach Hotel” di Rua- cioè Via- da Fortaleza), grazioso minuscolo borgo arroccato sull’oceano, con un’unica spiaggia, ma da cartolina, e case e casette bianche dalle rifiniture blu, gialle, verdi e perfino fuxa. In 15 minuti lo si visita tutto. La sera sono a passeggiare e a cenare a LAGOS, anch’essa un autentico biancore, solo con sembianze decisamente più cittadine e molto, molto turistica.

GIORNO 4: BURGAU E LA COSTA ORIENTALE DELL’ALGARVE.

Prima dell’esperienza a Burgau non avevo mai fatto il bagno nell’oceano. Ho avuto un gran freddo in acqua ma ne sono venuta fuori con un senso di purificazione e gradevolezza. Il sole batteva fortissimo da ardere la pelle, il vento era l’eterna costante della vacanza, come in tutte le località in cui ho messo piede, dal centro al sud e al nord del Portogallo. In quelle condizioni mezza giornata sulla spiaggia sono state più che sufficienti. Per il restante tempo sono andata in escursione sulla costa orientale dell’Argarve (fondamentale, a tal fine, l’automobile, sennò è praticamente impossibile fare ciò), fino al punto dove gli storici navigatori portoghesi si imbarcavano per l’America e dove il vento tira più forte che altrove, quasi da riuscire a sollevare i sassi. Sono i luoghi della storia e della sua memoria, secondo me. Il Portogallo e l’oceano Atlantico: un binomio indissolubile!
Ho visitato il centro della località balneare “SAGRES”, dove non poteva mancare la statua di Enrico il Navigatore, poi mi sono spinta presso la monumentale fortezza di Sagres, che sorge a picco sugli scogli rossi che salutano l’oceano. Infatti, la città di Sagres fu fondata per volere di Enrico il Navigatore. La decisione di far costruire una città fortificata in questa zona fu dettata dall’aspro paesaggio e dalla posizione battuta dai venti. Qui, sempre per volere di Enrico il Navigatore, venne fondata una scuola di navigazione grazie alla quale si diede il via all’epoca delle grandi scoperte del Portogallo.
Poi sono andata al faro bianco di CABO DE SÃO VINCENTE , a pochi minuti di viaggio da Sagres, dove pure c’è un panorama blu mozzafiato. Chiamano questo promontorio “La lingua di terra più a sud-ovest d’Europa”.
Sulla via del ritorno, prima di essere ancora a Burgau, sosta nella armoniosa e altrettanto turistica LUZ. Il suo signorile lungomare di palme e localini simpatici e la chiesa in bianco e giallo, di fronte al mare, dedicata alla Madonna di Fatima, mi sono piaciuti molto.

GIORNO 5: RISALENDO VERSO NORD, ÉVORA, TOMAR E LEIRIA.

D’ora in poi viaggerò sulle cosiddette strade bianche, cioè quelle non a pagamento. Per girare il Portogallo è utilissima la cartina stradale, anche per la corretta identificazione della categoria di strade da intraprendere. Riparto da Burgau verso il Nord, con l’obiettivo di fare due tappe prima di dormire a Leiria (all’Ibis Hotels), vicino a Fatima. La prima di esse è la città di Évora. I kilometri da affrontare non sono tantissimi (circa 300), ma sommati a quelli successivi renderanno la giornata un po’ pesante. Tuttavia ne vale la pena, perché non capita tutti i giorni di andare in Portogallo. Splendidi edifici rinascimentali racchiusi in un centro storico estremamente ben conservato e cinto da mura hanno fatto sì che Evora venisse iscritta nella lista dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Bellissimi la cattedrale e il suo portale, la principale piazza che si chiama “Plaça do Giraldo”. Ad Evora mi colpiscono le tante chiese smerlate, il loro bianco e tufo, lo stile medioevale, i porticati ad archi dei palazzotti, il fatto di trovare più costruzioni di stili storicamente diversi in uno stesso luogo, come nella zona del “Templo Romano”.
Dopo è la volta di Tomar, famosa per il “Convento de Cristo” e la vicenda dei Templari. Più che una cittadina Tomar mi è parsa come un rude paesotto in pietra, piuttosto spento sia dal punto di vista architettonico che dal punto di vista dell’animazione turistica. Piazza della Repubblica ne è il fulcro.
Ormai calata la sera, l’albergo prenotato a Leiria aspetta.

GIORNO 6: LEIRIA, FATIMA, COIMBRA, LEIRIA.

25 minuti d’auto e da Leiria mi porto a Fatima. Mi lascia sorpresa il fatto che su una delle vie di pellegrinaggio più note al mondo ci sono innumerevoli prostitute, peraltro quasi tutte davvero molto anziane d’età. Al Santuario regnano il silenzio (eppure c’è tutto il mondo in visita e in preghiera lì) e la semplicità più pura. Fantastico. Davanti al Santuario i pellegrini compiono il percorso della Via Crucis in ginocchio, bruciano in grandi forni dei ceri che, con un’offerta a piacere, vengono acquistati in un’area apposita antistante ai forni stessi: pare che, a seconda del voto o della richiesta da rivolgere alla Madonna, ognuno, se preferisce,possa far bruciare ceri a forma di persone o di parti del corpo, sia esteriori che interiori, come ad esempio lo stomaco. A parte l’aspetto legato alla fede, la città non riserva altre speciali attrattive.
Dopo pranzo (ci sono tante soluzioni perché intorno al Santuario la commercializzazione fa la sua parte, sebbene non in modo eclatante come in altri luoghi sacri),vado a Coimbra, che dista circa 80 Km. Si tratta di una cittadina folcloristica e caratterizzata da ripide salite. È fantastico il benvenuto dello scintillio di bandiere cittadine allineate lungo il ponte sul fiume Mondego. Molte le zone da apprezzare, come Sé Velha, Pl. Do Comercio, S. Cruz. Celeberrimi l’Università e il Patio das Escolas. Utile per saperne di più il mio libricino di Touring Editore.
All’ora di cena rientro a Leiria per una lunga passeggiata nel suo sobrio centro. Interessanti il castello romano-moresco con due torri quadrangolari eretto a vista sulla città e la cattedrale con portale rinascimentale. Pur essendomi adeguata alla cucina locale da giorni, che comunque non è affatto male (sebbene io non mangi il baccalà, il piatto nazionale del Portogallo, con il quale- mi dicono- si possono creare tante diverse ricette per quanti sono i giorni che compongono un anno); mi assale la nostalgia di quella italiana. Ecco la ragione della ricerca che mi conduce prima in una pizzeria e poi in una gelateria artigianale, entrambe made in Italy.
La serata viene inaspettatamente animata dal casuale incontro in strada (nei pressi della gelateria italiana che ci dirà essere della sua famiglia, la quale a Leiria possiede pure la pizzeria italiana dove avevo appena cenato), con uno dei sosia ufficiali del Capitano romanista Francesco Totti: Massimo Fortense. Il sosia- l’unico italiano incontrato nel soggiorno a Leiria- racconta che il suo lavoro l’ha portato a stringere amicizia con il vero Totti (le foto in gelateria lo sottolineano) e che vanta diverse partecipazioni in note trasmissioni televisive italiane. Essendo io in vacanza con un tifoso romanista (il mio fidanzato), che, diversamente dal suo solito stile, proprio quella sera aveva scelto di indossare la polo della Roma, tutto questo appare una simpatica ed emozionante coincidenza. Tanto più che quella polo aveva attirato Massimo verso di noi.

GIORNO 7: ARRIVO A PORTO.

Come previsto lascio l’auto noleggiata a Lisbona, perché a questo punto del viaggio risparmio usando altri mezzi per spostarmi, e perché oramai devo raggiungere solo posti ben serviti da collegamenti. Proseguo il mio tour da Lisbona nell’efficientissimo e modernissimo treno che dalla stazione di Santa Apolonia mi permetterà di essere nella splendida Porto (Hotel Dom Henrique, 4 stelle e centrale). Situata sulle sponde del fiume Douro, il fiume più famoso del Paese, la città di Porto rappresenta un altro must di una visita in Portogallo. Seconda solo a Lisbona per grandezza, è proprio dalla città di Porto che il Portogallo trae il suo nome.
Porto mi appare caotica e brulicante di vita come Napoli, anzi, a tratti la ricorda, ma diversamente da Napoli presenta un caos di automobili, mezzi di trasporto urbano, pedoni piuttosto ordinato.
Credo che Porto sia assolutamente unica.
Più volte vorrò tornare alla suggestiva Ribeira, che è l’anima di Porto ed è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, con una vasta scelta di ristorantini e sede della la vita notturna di Porto. Più volte vorrò passare nelle mille viuzze in salita e discesa che odorano meravigliosamente di mura umide e di vecchio; andare ai piedi e sopra il ponte Dom Luis I; passeggiare ed affacciarmi sul fiume Douro, dove il suono dei gabbiani in volo è una costante anche della notte, ed è musica per le orecchie di chiunque.
Porto è vivacissima, oltre che architettonicamente ricca di fascino. È l’unico posto dove scorgo la presenza di diversi artisti di strada, specie sul fiume, nonché di tanti barboni (grotteschi). Abituale in città mi pare lo spaccio della droga, in particolare di sera.
La maggior parte della popolazione presenta il colore olivastro o più scuro nella carnagione, perché- mi dicono- tanti sono provenienti dalle Colonie. La cattedrale di “Sé” e l’area ad essa circostante rappresentano qualcosa di indescrivibilmente bello.
Le strutture per i turisti sono molte, i localini di intrattenimento originalmente caratteristici: sorgono perfino nel sottotetto delle case. Il liquore Porto è venduto dovunque, intorno alla degustazione delle sue variegate qualità (a me è piaciuto il Ruby) sono sorte tante belle e pregiate cantine, che poi visiterò nell’ambito nel giro in battello sul Douro, o mini “Cruzeiro” (crociera) come dicono là.

GIORNO 8: BRAGA.

Da Porto ci sono 55 Km prima di arrivare a Braga (sempre col treno), dove ho pianificato di raggiungere subito lo spettacolare “Santuario do Bom Jesus do Monte”, grazie a un bus che parte proprio davanti alla stazione. Poi andrò nel fine centro cittadino, carino, simile a quello di altre città europee. La sera sarò di nuovo in giro per Porto, che bello!
Braga è considerata come la capitale religiosa del Portogallo. La sua antica cattedrale (la più antica di tutto il Portogallo) e le sue numerosissime chiese (più di trentacinque) non rappresentano però la maggiore attrazione turistica della città. Infatti, la tranquilla Braga (benché sia una nota sede universitaria) deve principalmente la sua popolarità al suddetto Santuario, che si trova 5 km fuori dal centro. Bom Jesus do Monte è un santuario barocco, sorge a Est di Braga, a 400 metri di quota, sulla sommità di una collinetta boscosa. Ci si va davanti solo dopo aver percorso la sua lunga ma straordinariamente scenografica scalinata barocca (Escadaria do Bom Jesus) a rampe incrociate , che ogni anno è meta di turisti e di pellegrini (alcuni dei quali- leggo da qualche parte- risalgono la scalinata in ginocchio). Ornano la scalinata fontane e sculture allegoriche sui cinque sensi e sulle tre virtù. Per 2,00 Euro una funivia porta il visitatore dai piedi alla vetta del Santuario, ma secondo me è più bello fare a piedi almeno la discesa. Lungo il percorso ci sono cappelline con all’interno statue inquietanti sulla Passione di Cristo e su altre vicende della sua vita o della vita di alcuni Santi.

GIORNO 9: PORTO-LISBONA.

Passo mezza giornata ancora a rivoltare come un calzino Porto, per lo più voglio rivedere le sue cose più belle, quelle che al mio arrivo più mi avevano colpito. Soprattutto faccio la crociera sul Douro di 50 minuti circa, con possibilità di scegliere una delle cantine che sorgono al di là del Ponte Dom Luis I per degustare un po’ di Porto. Queste cantine sono una sorta di musei all’interno: fanno mostra in particolare di antiche botti e riserve storiche, di antiche attrezzature per la lavorazione del liquore.
Ritirate le valigie dall’ albergo, il treno mi riporta a Lisbona, dove la sera mi attende una cena spettacolo di Fado già prenotata in uno dei tipici localini turistici del centro. Il Fado- Amalia Rodrigues ne è stata l’icona- è apparso nei locali di Lisbona dal 1840; in precedenza veniva cantato dai marinai. Questo canto narra di amori perduti e del senso della fatalità della vita, ed è accompagnato dalla chitarra portoghese (che è una via di mezzo tra la chitarra classica e il mandolino).
Durante la cena musicale i camerieri si improvviseranno cantanti- e che cantati!- affiancando quelli ufficiali, tra una portata e l’altra. Tutto ciò mi verrà 40,00 Euro. Dopo cena faccio in tempo a vedere il Duomo di Lisbona, dedicato a S. Antonio da Padova, Patrono della capitale del Portogallo. C’è anche la casa natale del Santo.

GIORNO 10: CASCAIS.

Pur pernottando nuovamente a Lisbona, il riferimento fisso di tutto il mio viaggio, perché lì sono arrivata e da lì ripartirà l’aereo che ho comprato, è domenica e noto che la città si presenta triste e desolata. È tutto chiuso, i turisti sono scomparsi, vedo solo i barboni che non c’erano al mio arrivo e che qua e là chiedono qualche Euro ai pochi passanti per strada. Che fare? Fa caldo, allora vado al mare, l’indomani ripartirò per Roma.
Tirando le somme- con l’ultimo giorno di una vacanza calza bene questo rituale- ho visto moltissimi posti e posso dire che la mia esperienza mi ha dato modo di conoscere i tratti salienti di tutto il Paese. Tuttavia avrei voluto distruggermi di più e addirittura visitare Obidos e Nazarè (a Nord di Lisbona, sulla costa), Alcobaça (a Sud di Lisbona ma verso la zona interna), Viana do Castelo (all’estremo Nord, sopra a Braga, nota per i suoi parchi naturalistici e le cantine di Porto). Impossibile aggiungere alla lista delle mie tappe pure tutto questo. Addirittura avevo immaginato che dopo Braga e Viana sarei arrivata fino a Santiago (Spagna). Peraltro tra Fatima e Braga ho incontrato tanti pellegrini che marciavano a piedi con il sacco a pelo in spalla verso Santiago. Davvero chiedere troppo a se stessi.
Ad Estoril passo in treno e me ne faccio un’idea, però vado a Cascais e ci passerò tutta la domenica. Il mare è piatto, la spiaggia pure. Il lungomare è molto grazioso e penso che se dovessi fare una vacanza di solo mare, là ci tornerei volentieri per un’intera settimana. Il centro cittadino è ugualmente interessante, una tipica località di mare, ma tra le località balneari più dinamiche di quella costa, ambita da un pubblico giovane e internazionale. A Cascais l’ultimo Re d’Italia visse il suo esilio (dorato), dal 1946 e fino alla sua morte.


giusy melillo

   
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