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 AI CONFINI DEL MARE
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zanin roberto
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Italy
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Inserito - 21/07/2014 :  20:15:50  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a zanin roberto
Da Caput Adriae giù a Spina e Numana al Conero che si apre agli spazi importanti, quando raggiunge il Gargano sveste i panni di mare continentale e messi i Raiban scende con piglio sicuro nel Canale d'Otranto impettito, all'importante appuntamento fino al grande Mediterraneo, con suo fratello Jonio. L'Adriatico è un mare calmo, nobile che si vanta della frequentazione della potente Serenissima di Venezia, di Trieste e di Ravenna bizantina, un ponte che da sempre collegato l'Oriente al continente. Lo Jonio è più filosofo, non si degna di alcuna lagnanza, non ha sentimenti di rivalsa, ne di appartenenza, ha il suo ruolo di servizio, del resto ai primordi della storia quando tra le urla e la miseria della preistoria emergeva l'uomo, ha traghettato quegli Achei così fieri nelle desolate terre del Bruzio e dei Messapi dell'Apulia, senza preferenze ne emozioni. Ha visto per secoli i pirati saraceni accanirsi su quei lidi bucolici e misteriosi, ha osservato impassibile i cavalieri crociati invasati, litaniare mentre s'imbarcavano per la Palestina. Me ne sto rapito a guardare l'orizzonte, i piedi sopra l'ultimo scoglio di punta Ristola nel Salento, il punto più a sud della Puglia, di la a un chilometro c'è Santa Maria di Leuca, dove il mare Adriatico stringe la mano allo Jonio, il cielo è plumbeo, nuvoloni grigi e cumoli bianchi panna si aggrovigliano in un turbinio eccitato, il vento soffia a tratti impetuoso, portando il salso e l'odore di eucalipti vicini, le onde frangono potenti sulla scogliera, sotto una baia che si chiude in una grotta grande, schiuma salsedine e il cuore mi batte veloce. Scruto la linea della corrente marina all'orizzonte in quel mare azzurro, aperto, profondo, adesso che il sole si fa largo in cielo, a scandagliare la ipotetica linea di confine tra i due mari fratelli. Il carattere salino e termico saranno sufficienti a discriminare i due umori, inconsciamente cerco sempre il lato scientifico e chimico-fisico della problematica che mi appartiene da sempre, poi sorrido sapendo benissimo che quel confine geografico, quel limite politico è solo una convenzione umana, eppure lontano là dove il turchese accenna all'indaco, mi sembra di cogliere una linea frastagliata, una infinitesima trincea mossa dalle onde, una chiazza di orgoglio adriatico. In lontananza passa lenta una petroliera, due gabbiani sembrano intuire il mio cruccio e si defilano irritati verso l'alto, candido faro di Santa Maria di Leuca un indice puntato verso il creatore a sottolineare quel punto estremo. Un signore, un turista dal chiaro accento veneto, afferma: - " Guarda, guarda, ecco ... ecco la linea che divide il mar Adriatico dal mar Jonio, vedi ... ?" - Sono così forti le aspettative che tutti sembrano credere di vedere, di capire, di distinguere lo sposalizio marino, l'incontro di acque lontane e diverse, la fusione di espressioni geografiche ma anche la mescolanza di sentimenti, di condivisione di quella italianità che ci accomuna dal nord al sud. Rosanna si avvicina, mia moglie mi guarda senza parlare, mi lascia ai miei pensieri, mi affianca e sta in silenzio, penso che in quella miscela di acque ci siano anche quelle di Torino, quelle del Pò che attraversa la pianura Padana e che si gettano nell'Adriatico senza soluzione di continuità, così come quelle di Trento e Verona con il fiume Adige, o quelle di Tolmezzo portate dal nostro magnifico Tagliamento, lì c'è l'umore di metà Italia, Ascolto concentrato e quando il vento si fa più impetuoso, ecco che il gorgoglio dello Jonio si fa più chiaro e comprensibile, si schiarisce, si fa capire. Un attimo di sospensione fatale. - " Non crucciarti Roberto, qui io raccolgo dell'Adriatico mio fratello ogni pianto e ogni riso, del Tirreno là nello stretto di Messina ogni alba e ogni tramonto, mentre nel Peloponneso saluto il mio amico Egeo, mio cugino, sono al centro del Mediterraneo e ne sento a volte il peso e la responsabilità, ma non preoccuparti è tutto a posto. Oh, senti l'eco delle sirene, senti il tonfo ritmato dei remi della nave di Ulisse che ritorna ad Itaca, senti le galeee cristiane scivolare sul pelo dell'acqua cariche di spezie e di broccati incrociare il mio spazio, vedi i Saraceni che saccheggiano la costa e il massacro d'Otranto di ottocento decapitati, la storia è sempre passata da me, tutto normale ! " - Mi giro di scatto per cercare di capire se mi sono addormentato e se sto sognando, sto fantasticando o se invece ... incontro solo il volto sereno di mia moglie che mi chiede curiosa e poco convinta: - " Roberto, ma è quella la linea di divisione dei due mari? " - gli rispondo un pò dubbioso ma caldamente coinvolto: - " Bè, sembra proprio di si ! " - Si gira, di leva gli occhiali da sole e mi sorride : - " Dai fai la foto, mi metto qui ... e lo sfondo mi raccomando !" - In cielo si apre uno spiraglio grande e la luce del sole ingiallisce quello sperone bianco, quel coraggioso lembo proteso in Jonio, il mare consuma il suo moto perpetuo aspettando che la storia continui a scrivere nuovi episodi sulla cresta delle onde di questi protagonisti saggi e discreti. Giù, nelle grotte scavate dal frangere dei marosi in millenni di erosione, l'acqua sbatte tumultuosa, la costa è piena di questi anfratti, seguo con lo sguardo la linea irregolare e solo allora mi rendo conto che è sceso un silenzio grave e inquietante, sulla prima grotta marina vedo un bagliore intenso, un riflesso argenteo, un balzo di luce e sento roco: - " Adriatico " - mi sporgo, cerco ogni minimo dettaglio ma c'è solo il vento che spruzza nebbiolina di mare, il tramonto appena larvale colora di rosso l'orizzonte e mi decido a scattare la foto ricordo, sorrido e grido compiaciuto: - " JONIO !!! " .

zanin roberto

   
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