riccardo resconi
Senatore
Italy
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Inserito - 31/03/2018 : 16:22:55
Mi chiedevi il perchéGià da quando salivamo insieme le scale della scuola Tu che le facevi a due alla volta ed io ingabbiato in una armatura metallica Che mi sorreggeva il corpo ma che con occhi di bambino immaginavo fosse la mia corazza da cavaliere Quando tu arrivavi per prima in cima mi lanciavi un gran sorriso ed io ne ero felice Mi era da sprono e riconoscimento Ancora bene non capivi cosa avessi e forse non me rendevo conto neanche io Lo zaino sulle spalle di mamma ed i miei denti serrati per lo sforzo Tra i banchi di scuola sedevo in prima fila e dovevo stendere le gambe per essere un po' più comodo La maestra era sempre carina con me ed anche una altra ragazza che mi avevano assegnato Mi piaceva la scuola ed anche ciò che imparavo A modo mio intervenivo e partecipavo Adoravo la Geografia, mi faceva volare in posti che forse non avrei mai visto Ed anche quando si parlava degli antichi Greci, guerrieri indomabili Quando giravo lo sguardo verso di te, la leggevo negli occhi Era sempre quello sguardo di chi si domandava il perché del mio stato Io a volte abbassavo lo sguardo Non avevo una risposta vera e propria E pensandoci bene faceva anche un po' male volerlo sapere Ma in fondo non potevo scegliere altro se non tener testa a quella disabilità Il termine scientifico lo conosco, in quanto avevo fatto conoscenza con medici vari nei pochi anni scorsi della mia vita A volte avevano soluzioni diverse sulla mia malattia, ma la parola ultima era sempre quella La chiamano schiena bifida Ma a me veniva sempre di chiamarla “perfida” Mia mamma mi disse che fossi un po' speciale per tranquillizzarmi Ma anche un po' più fragile Ho sempre creduto alle cose mi diceva, in fondo chi poteva amarmi più di lei Mi piaceva molto anche andare in piscina Li mi levavano tutto e con garbo sostenendomi la schiena e mi facevano scivolare in vasca Avevo Mirko che mi faceva giocare ed ero sempre felice quando ero con lui Mi faceva sentire sicuro delle mie possibilità Avevo anche lo sguardo vigile sempre del mio papà, dagli spalti della piscina Che mi indirizzava sempre dei pollici tirati in su per darmi la carica Quando uscivo dalla piscina a volte ti incontravo e mi salutavi con un – Ciao Nicolas- Mi piaceva da matti, come fossi la mia ragazza dagli occhi chiari ed il sorriso più bello al mondo Anche i miei genitori si salutavano cosi Tutte le mattine Con quel piacere di vedersi Ed un istante dopo avevo i loro abbracci su di me Un’ altra cosa che adoravo erano i miei animali La gioia del cane che saltava in aria per giocare con la palla che gli aveva lanciato papà Ed i micini che infilavano la testolina in qualsiasi punto del mio corpo, pur di avere le coccole Avevi ancora quello sguardo quando alle giostre ci incontrammo Mi lanciasti quelle palline bianche in recipienti di vetro E dopo tanti tentavi riuscisti a vincere quel pesciolino rosso Te lo regalai certo che ti avrebbe fatto pensare a me Quando la scuola media terminò, le nostre strade si divisero per molti anni Furono ancora delle scale che ci fecero incontrare Questa volta da soli Nessun genitore ne assistenti ne medici La mia carrozzina azionando un tasto saliva le rampe E le scale accoglievano le tue gambe ormai da donna Ci riconoscemmo subito Un momento emozionante, di chi, non aveva mai dimenticato l’altro Il tuo sguardo cedette passo alla domanda Del perché fosse accaduto a me tutto ciò Anche li non seppi rispondere se non con un sorriso che potesse tranquillizzarla Su la panchina parlammo tanto Anche della mia disabilità e di come avessi affrontato tutte le strade impervie che mi erano state aperte Ma anche dell’ostinazione di chi non molla mai DI chi fa anche di una malattia un punto di ripartenza E di chi capisce quanto la vita sia nel mio caso cosi “diversamente” meravigliosa (patapump )
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