Due storie Bresciane ( Gli orfanelli di Via Bassiche a Brescia)L’Olio di Merluzzo
Quanto olio di merluzzo ho inghiottito! Una volta al giorno ci mettevamo in fila indiana con il nostro cucchiaio e con ritrosia passavamo a prendere la nostra bella razione di quel prezioso ricostituente che ci veniva generosamente elargito dal prefetto di turno, il quale se la godeva nel vedere le nostre smorfie.
Chiudevamo gli occhi, e giù. Ora dicono che quell’olio, debitamente addomesticato, si chiami Aliborange, un nome sofisticato per far pagare il ticket
Il nostro microcosmo
Il nostro era un “giardino zoologico”, interessante da analizzare. I gruppi si aggregavano e si scomponevano velocemente; tutto era instabile e noi ci etichettavamo a vicenda. C’era il gruppo delle “gàte morte” e dei secchioni, delle caghète e dei furbacchioni, dei “coccolini” e degli “spioni”, poi gli “amici” gli “amici veri” e quelli da prendere con le “pinze”.
In questo microcosmo, dove tutti si arrangiavano e combattevano la loro battaglia quotidiana, dominava il senso di una comune appartenenza e di una solidarietà che emergeva nei momenti di difficoltà.
Suor Gaetanina dice che eravamo una grande famiglia; Ci accomunavano le nostre modeste origini
e le condizioni di orfani. Il gran bisogno di affetto e la voglia di affermarci. Ma quotidianamente ci accomunava la fame.
Un grazie a chi ha recuperato testi e foto. E in questa c’è mio papà
(patapump )