Diario di un BrescianoGrenoble – 16 - Settembre - 1943
Sono otto giorni oggi, che sono prigioniero.
Prigioniero, ecco una parola che otto giorni fa non conoscevo ancora, o meglio la conoscevo ma non nel suo intimo significato, nella sua vera cruda realtà.
Ora purtroppo so che cosa vuol dire essere prigioniero, è una tanto difficile cosa da dire, e chi non l’ha provata non può valutarne il pieno significato.
Non poter fare quello che si vuole, essere sempre strettamente sorvegliati, non poter fare un passo senza essere seguito da un uomo armato, è una cosa a cui ci si ribella, non con i fatti perché sarebbe impossibile, ma con il nostro pensiero, perché il nostro io si ribella a questo pensiero, ma questa parola tutto incatena e ciò è tanto triste.
Voglio dunque scrivere questo diario cominciando dal giorno in cui successe quel terribile evento, che cambiò di punto in bianco la mia vita di soldato, per essere passato nel numero di quelli che non possono più far niente per la propria Patria, cioè prigioniero.
Avvenne proprio cosi all’improvviso, come un ciclone che schianta tutto e lascia dietro a sé solo la rovina e la desolazione, uscendone tutti ammaccati e sbalorditi, e cosi avvenne proprio con noi.
(Stralcio dal Diario di guerra di Giovanni Resconi – mio Papà)
(patapump )