riccardo resconi
Senatore
Italy
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Inserito - 30/03/2019 : 19:45:34
Il bambino delle conchiglieIl mio nome è Youssef Vivo a Beirut Ho dodici anni Ma i miei occhi hanno visto tante cose brutte in questi anni E a volte mi sento gli anni di mio nonno Ahmad, che ne ha ottanta La guerra ha cambiato tutti Il volto della città e il volto della gente E i sorrisi sono piano piano spariti Le mani hanno tappato orecchie per le bombe cadute O coperto occhi per le enormi nuvole di polvere La scuola è stata bombardata pochi mesi fa E da allora la nostra maestra Jasmine, con pochi di noi rimasti, chi ha fatto lezione come e dove poteva Ci parlava spesso di un patriota, che aveva il mio stesso nome E che combatteva gli Ottomani Un vero eroe nazionale Forse voleva darci coraggio A me non piaceva molto ascoltare ancora di guerre Ma ci parlava anche del mare Che avevamo a poche miglia Ma dove arrivarci era pericolosissimo I campi erano minati e una qualsiasi bomba sarebbe potuta arrivare dal cielo Come fosse una stella cadente Ma malvagia Un giorno camminando per strada, dal ritorno da scuola, vidi brillare a terra qualcosa La raccolsi Era un oggetto piccolo, ma molto brillante La strinsi a me, come se avessi trovato un gioiello Era una conchiglia Trasportata dal vento forte che a volte soffiava verso la città Tutto intento ad ammirarla, andai a sbattere contro un uomo Accecato dal sole, non lo vidi bene in faccia Sembrava enorme Sentii solo le sue parole e la sua mano che mi prese la piccola conchiglia -Davvero bella Sei fortunato ad averla trovata disse Ne ho visto di enormi un giorno che ero lungo la spiaggia di Ramlet El Bayda Adesso vai Buona fortuna ragazzo- Quell’incontro mi incuriosì E su quel giaciglio della mia casa, forata dai proiettili dei mortai, pensai molto Girando e rigirando la conchiglia che avevo trovato La mattina dopo, a quell’angolo di strada, cambiai direzione Ero terrorizzato ma lo feci lo stesso E lentamente vidi allontanare la città Sembrava da lontano un quadro Come ci aveva mostrato la maestra in una visita al museo nazionale Uno di quei quadri, dove la battaglia aveva infierito contro tutto e tutti Senza vincitori né vinti Trovai un sentiero che ritenni più sicuro degli altri E come un portafortuna, stringevo la mia conchiglia nella mano Iniziai a sentire il fragore del mare Le sue onde E la sabbia che mi entrava tra le dita Dandomi prurito Ma che svanì subito quando arrivai Era completamente deserto E solo rovi, trasportati dal vento, che volavano Chiusi gli occhi Respirai profondamente Era bellissimo E tutto mio Con gli occhi della mia età, iniziai a frugare ovunque Quello che mi aveva detto quell’uomo doveva essere lì per forza Ma fu per caso che il mio piede urtò contro una sporgenza Facendomi quasi cascare a terra Ed in ginocchio iniziai a levare sabbia Da sopra Dal fianco E a miei occhi la più bella conchiglia che avessi mai potuto trovare Bianca e dorata Con grosse striature, come cicatrici di una vita E al sole brillava, come il più bel gioiello che avrebbe potuto possedere un Sultano La ripulii bene E per istinto la appoggiai all’orecchio Il mare Il suo odore La sua forza e la sua tranquillità Una musica incantevole Che nessun musicista avrebbe mai potuto creare Neanche Imad nella sua bottega Presi uno straccio e la avvolsi Quando ritornai a casa era quasi calato il sole E mia mamma seppe ricordarmi della mia scomparsa La notte seguente fuggimmo tutti dalle case La sirena stava avvertendo che da lì a poco, sarebbe arrivato il fuoco del demonio Quando appoggiai la conchiglia all’orecchio, dimenticai per un attimo tutto E trovai il mio paradiso (patapump )
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