"Quando uscirete di qui, avrete un futuro come scaricatori di porto o come buttafuori nei locali", sono le usuali prospettive che gli istruttori della palestra gridano nelle orecchie di noi frequentatori, mentre massacrano i muscoli di donne e uomini con i metodi del sergente dei marines del film candidato all'oscar American Sniper. Non ci è permesso parlare, non ci è permesso distrarci o riposarci o tirare il fiato prima di avere concluso gli esercizi compresi nella scheda giornaliera. Non si può dire che non lo sapessimo quando ci siamo associati, in fondo anche il popolo di Israele aveva fatto una scelta quando abbandonò Canaan devastata dalla carestia per cercare fortuna nella terra d'Egitto per poi divenire schiavo del faraone.Un paragone che mi era balzato evidente alla mente mentre osservavo i miei fratelli e sorelle, soci della palestra, penare e chiedere pietà mentre gli istruttori infessibili facevano rispettare la ragione per cui ci eravamo iscritti.
Io da tempo ho deciso di non mostrare mai sofferenza come i duri dei film che di solito vado a vedere e, mentre pompavo ferro con i manubri, osservavo con crescente consapevolezza il mio vicino seduto alla panca con l'istruttore che lo redarguiva per il peso troppo basso che penava a sollevare. La povera vittima mormorava scuse e frasi sconnesse e l'istruttore implacabile lo stimolava a fare di più e ogni tanto si voltava verso di me chiedendomi con sarcasmo :"ma questo tuo compagno di scheda, che cosa sta sussurrando? non lo capisco, io capisco solo il rumore dei muscoli!" . E come Mosè nel recente film Exodus non sono riuscito a trattenermi e ho esclamato :"sta dicendo che vuole ribellarsi, è la rivolta degli schiavi, degli oppressi, i giorni del potere sono contati! Non costruiremo più le vostre piramidi!".
Un silenzio gelido e sorpreso ha avvolto la palestra, tutto quanto si era istantaneamente bloccato, i frequentatori e gli istruttori si sono voltati tutti verso di me, senza fiato, sono i momenti in cui nasce la Storia che poi impareremo dai film di Hollywood.
All'improvviso la voce disperata del mio compagno di sventura si udì flebile :"più che partecipare alla rivolta, io mi sento rivoltante a non riuscire a sollevare tre chili" e la sua testa si chinò e i suoi occhi guardarono con vergogna il pavimento della palestra.
L'istruttore ghignava quando mi ha messo il braccio attorno alle spalle :"e tu volevi che questo signore ti aiutasse nella rivoluzione?".
Io l'ho osservato freddamente senza abbassare lo sguardo e ho ribattuto :"d'accordo, il popolo non è maturo, è soggiogato dalla convinzione che il senso della vita sia l'obbedienza, forse non è ancora il momento per fare la rivoluzione contro il potere, hai ragione, se proseguissi e mi voltassi indietro convinto che altri mi seguano mi renderei conto di essere solo", e sono tornato a tirare su i miei manubri senza più parlare. Alla fine dell'allenamento l'istruttore mi ha fatto fare cinquanta addominali in più, come accadde al prigioniero dei giapponesi nel film Unbroken, anch'esso candidato all'oscar.
A sera, tornando a casa sotto la pioggia di una giornata oscura per i diritti e la libertà del genere umano, mi sono chiesto cosa avevo sbagliato e come poter riprendere la lotta senza commettere gli stessi errori.
I miei amici sostengono che dovrei smettere di andare a vedere i film dei duri di Hollywood e darmi al cinema impegnato. E certo, anche loro fanno parte del sistema, vogliono impedirmi di cambiare il mondo. Invece non ho dubbi io. Almeno credo.
Roberto Mahlab