"In quale delle due occasioni c'è il buffet?", ho chiesto alla mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante per poter decidere se andare a trovare i miei clienti esteri al loro albergo fuori città oppure al ricevimento del dopo fiera in città. "Come al solito, pensi sempre a mangiare", mi ha risposto esasperata dalla mia abituale propensione a mettere in primo piano il bene dell'azienda anziché quello del mio stomaco.All'ora pattuita mi sono trovato all'ingresso dello splendido edificio storico al centro della metropoli in cui si teneva il ricevimento per gli ospiti stranieri della fiera, le hostess mi hanno chiesto se avessi l'invito e ho farfugliato che venivo per un cliente e mi hanno fatto entrare. Una seconda linea di hostess mi ha chiesto di lasciare la borsa con i campioni nel vestibolo, ma ho detto che li dovevo consegnare e mi hanno fatto superare anche quella barriera.
Sotto i portici e nel meraviglioso giardino interno era in corso il più monumentale e appetitoso buffet che avessi mai visto nella mia professione secondaria di imbucato a sbafo con la scusa del lavoro.
Evidentemente la figura di un uomo d'affari che trascina una apparentemente pesante borsa e che si aggira tra i banconi del buffet senza osare avvicinarsi deve suscitare una reazione di solidarietà da parte degli addetti che hanno fatto a gara ad offrirmi di assaggiare tutti gli squisiti piatti. Dato che avevo sempre la bocca piena, per educazione non ho detto loro che ero solo un fornitore italiano e non un ospite straniero. E avevo dimenticato il motivo per cui ero lì.
Me lo hanno ricordato i miei clienti che si sono palesati all'improvviso, abbracciandomi e chiedendomi se volevo favorire al buffet, ho risposto che non avrei potuto perché era riservato ai visitatori esteri e che in fondo mi attirava solo il bancone dei dolci, non ho aggiunto che non avrei potuto digerire un secondo giro di tutto il resto.
Mi hanno guardato con ammirazione apprezzando il mio comportamento retto e mi hanno personalmente accompagnato al bancone dei dolci dove mi hanno offerto una enorme fetta di una deliziosa torta di mele.
"Solo il dolce. Mangia come un uccellino", si sono sussurrati a vicenda i clienti sull'orlo delle lacrime.
"Hai alzato i prezzi?", mi ha chiesto il giorno dopo la mia segretaria. "Certo"; le ho risposto. "E non hanno fatto resistenza?", ha ribattuto sorpresa. "Quando mi sono messo a raccogliere dal piatto e mangiare anche le briciole della deliziosa torta di mele, hanno pensato che soffrissi la fame a causa della crisi economica planetaria e hanno subito accettato l'aumento", ho risposto.
"Ah. Allora, vediamo a quale buffet con dei clienti ti imbuco la prossima volta", ha concluso da donna pratica.
Che team siamo.
Roberto Mahlab - I racconti dell'ufficio