C'è un ufficio in cui avvengono fatti inspiegabili, al di là di quelli che un essere umano può ritenere possibili, un ufficio in cui il tempo e la ragione sono sospesi, tra la realtà e la fantascienza, tra l'angoscia dell'irrazionale e l'evidenza del paradosso, un ufficio che si trova… ai confini della realtà...“Illusioni”
Una giornata come le altre, l'autunno incipiente traspare dalla grande finestra sul terrazzino dell'ufficio, la mia segretaria e braccio destro e sinistro e mente pensante con una mano risponde al telefono, con un'altra scrive sulla tastiera del computer e con un'altra manda un fax e con un'altra mi mette sul mio tavolo un volume di Asterix, di modo che io passi il tempo a leggerlo e non la disturbi mentre mi gestisce l'azienda.
"Per gli altri è autunno, per noi estate", osservo indicando i due inattesi ibischi che si stagliano verso gli alberi ormai spogli di foglie. "Noi seguiamo la nostra strada, gli altri la loro", ribatte sollevando appena gli occhi dallo schermo.
E come in una giornata come le altre, dopo il lavoro vado in palestra. All'ingresso c’è l'istruttore dietro al bancone che mi accoglie in modo inconsueto : "guarda come so fare bene il gioco delle tre carte" e mescola due jolly e un asso di cuori e poi li ripone rovesciati sulla superficie del bancone e mi chiede di indovinare dove si trova l'asso.
Ho seguito il movimento e scelgo la carte di mezzo e sbaglio. "Riproviamo", dice con tono beffardo. Io distolgo lo sguardo, non ho più bisogno di seguire il trucco, quando le carte si ritrovano a testa in giù sul bancone, indico la prima. L'istruttore impallidisce e la gira, è l'asso di cuori. "Come hai fatto?", sibila, lanciandomi un'occhiata di fuoco.
"La prima volta sono venuto nel tuo gioco e ho perso, la seconda ho portato te nel mio e ho vinto. La prima volta tu avevi la probabilità a cento e io a zero. La seconda volta ho eliminato la posizione che tu volevi farmi scegliere e così ho trasformato le probabilità in cinquanta a te e cinquanta a me, ma tu non eri pronto a immaginarlo e hai messo l'asso nel punto più vicino alla tua mano destra, perché non sei mancino e la probabilità è divenuta cento per me e zero per te", gli ho spiegato con voce fredda, dandogli un leggero tocco di commiserazione sul braccio sinistro.
I suoi occhi hanno cominciato a roteare e a illuminarsi, pronti a lanciare il raggio definitivo. In quel momento sono entrati altri clienti della palestra e ha dovuto rinfoderarlo. "Visto che ho vinto, adesso vado di là e ti sposto in un attimo tutti i macchinari che pesano un quintale l'uno", l'ho sfidato. "E con un schiocco delle dita io li rimetto a posto", ha risposto ringhiando. E fu per queste due azioni successive, che durarono un millesimo di secondo, che gli altri utilizzatori della palestra non si accorsero di nulla.
Il mattino dopo ho raccontato gli avvenimenti alla mia segretaria e lei ha mormorato con tono preoccupato :"sono qui anche loro dunque, come noi, come chissà quanti altri e tu hai usato i poteri e ci hai fatto scoprire". "loro sono l'autunno, noi l'ibisco in fiore, non possono batterci", l'ho rassicurata e lei ha accondisceso mentre con una mano rispondeva al telefono, con un'altra scriveva sulla tastiera del computer e con un'altra mandava un fax e con un'altra mi metteva sul mio tavolo un volume di Asterix, di modo che io passi il tempo a leggerlo e non la disturbi mentre mi gestisce l'azienda.
Illusioni. Quelle vostre che state leggendo e che mandate le sonde nello spazio a cercare altre forme di vita e non vi viene in mente di guardarvi attorno. Verso il terrazzino di un ufficio con un paio di ibischi fuori dal tempo che sfidano misteriosamente l'autunno. Perché forse siamo già arrivati, in tanti.
Il mistero di un ufficio… ai confini della realtà.
Roberto Mahlab - I racconti dell'ufficio