"Spero tu possa andare..."Era un augurio, ma lo sentivo come un invito, volevo sentirlo così, per poter continuare la sequenza iniziata qualche giorno prima, con la foto della Luna crescente fino al quarto, con l'obiettivo di scattarne una ogni sera fino alla Luna piena.
Aveva tuonato e piovuto tutto il giorno e quel raggio rosato che osservavo in lontananza dal terrazzino mi convincevo fosse un'aurora che presto avrebbe avvolto l'intero cielo, forse con anche un arcobaleno che facesse corona alla Luna, "arocbaluna", mi era venuto in mente il termine nella impossibile fantasia.
Faceva freddo, non avrei acceso l'aria condizionata per dormire bene stanotte, bastava tenere aperta la finestra, anzi meglio chiuderla, la temperatura era inusuale per un sedici luglio, senza paragoni con quanto accadeva l'anno passato, fino a quaranta gradi e gli abitanti della metropoli che preferivano non andare in giro e rimanere a casa.
Indosso l'impermeabile e ripongo la nuova Canon 750 D nello zainetto, insieme ad un ombrello pieghevole e ad un cappello antipioggia. Quel gioiello di macchina fotografica mi è arrivato solo poche settimane prima, la passione per l'astrofotografia e il sogno di imparare a collegarla al telescopio durante le osservazioni a cui mi invitano gli amici del Planetario.
Strana sensazione appena metto piede fuori, mulinelli di foglie che cadono dagli alberi, come fosse tardo autunno, mi avvio a piedi verso il parco dove ogni sera scatto una foto alla fase della Luna per poi ingrandirla con photoshop. Laghi d'acqua piovana ai bordi dei marciapiedi e un venticello che non sfigurerebbe a novembre in montagna.
Osservo il cielo camminando, ma non vedo spiragli, decido ugualmente di entrare nel parco, la speranza che il vento spazzi via le nuvole e liberi la Luna almeno per il tempo di uno scatto, come avvenuto la sera prima. Ma non avviene e mi ritrovo al centro del grande parco e i laghetti d'acqua iniziano all'improvviso a muoversi con onde veloci, come attraversate da una scarica, il vento diventa impetuoso e i grandi pini si piegano e alcuni rami volano via. Una folata è talmente violenta che quasi mi fa perdere l'equilibrio e decido di lasciar cadere il tentativo e mi avvio velocemente verso l'uscita del parco.
Nella grande via di fronte il rumore forte e ritmico dell'insegna appesa in mezzo grazie a lunghe corde annodate a dei corrimano dai due lati della strada, all'improvviso si attorciglia e le corde cominciano a muoversi come se volessero strapparsi dagli ancoraggi. I passanti osservano con preoccupazione crescente e si spostano. Il vento intanto si rafforza e corre come acqua di fiume tra le due rive degli edifici della larga strada, mi sento spazzare via, insieme a me le persone che si apprestavano ad attraversare la via, alcuni si attaccano ai pali che reggono i segnali, a me viene in mente che si sfilano da terra sarebbe pericoloso, volano i cartelloni pubblicitari.
Alla fermata del tram decine di persone, una coppia si abbraccia stretta con l'uomo che consola affettuosamente la donna spaventata, una madre mette al riparo i suoi due bambini sotto la tettoia, un ragazzo appoggia il capo sul petto dell'amico, un giovane straniero si mette a gridare per la tensione, le luci della grande strada iniziano ad spegnersi e a riaccendersi, mosse dal vento sempre più impetuoso. Arriva il tram che si riempie e alle fermate raccoglie tanti altri passeggeri All'angolo della piazza il proprietario del chiosco dei fiori si mette le mani nei capelli perché tutti i vasi si sono rovesciati e sono rotolati in varie direzioni sul marciapiede.
Rientro in casa e tiro un sospiro di sollievo, seppur mi dispiace di non aver potuto fotografare anche stasera la Luna, si è interrotta la sequenza, la speranza si è dovuta adeguare alla realtà della natura. Riguardo le foto delle sere precedenti, forse la Luna che ieri entrava e usciva dalle nuvole voleva avvertirci di qualcosa.
... la sera del sedici luglio. Sui media dei giorni seguenti sarebbe stata ricordata come la prima sera dell'evento che cambiò le sorti dell'umanità. Forse. Per non lasciar cadere l'inquietante sceneggiatura. Se non accadrà, dimenticheremo. Se invece accadrà, vi ricorderete per sempre di questo mio racconto di questa sera di un sedici luglio d'inverno...
Roberto Mahlab