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 APOLOGIA DELLA MORTE
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La_Zia_Cary
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Inserito - 21/01/2003 :  14:57:38  Mostra Profilo Invia un Messaggio Privato a La_Zia_Cary
Sul banco degli imputati: la Morte. Rigida nel suo tailleur gessato si erge nel mezzo dell’aula. Da quando è entrata gli occhi di tutti non possono che essere
puntati su di Lei. Non c’è che dire è davvero affascinante. Curiosamente,da qualsiasi prospettiva la si osservi, appare completamente diversa: io stesso, il suo avvocato, pur avendoLe fatto visita tutti i giorni, stento a riconoscerla. Vista fronte può sembrare spaventosa, imponente e temibile con i suoi 94 chili per 1 metro e 86 di altezza, il naso aquilino e quel mento aguzzo e sporgente. Ma quei lineamenti così mascolini, non possono che far sorridere, nella consapevolezza che è solo una Donna, uno stato contingente come tutti gli esseri umani. Vista di lato, quasi di sfuggita, si ammorbidisce, sembra quasi assottigliarsi, la vita si affina come lo stelo di un fiore, i raggi del sole stranamente ombreggiano il mento, modellandolo in una morbida curva. I suoi occhi che prima agghiacciavano di un azzurro quasi inesistente ora assumono tonalità dorate, come vasi che raccolgono la luce filtrante dalle fessure delle finestre.
Ebbene difendo la Morte in questo processo. Ha rubato una vita, di questo l’hanno accusata. Sui giornali se ne è parlato molto… “Finalmente la morte va in galera!”, “Basta il terrore, basta sofferenze”. Quando si è presentata nel mio ufficio, pensavo fosse una normale cliente. E invece no. Mi ha raccontato di mille suoi delitti, mille atrocità, inizialmente ho avuto molti conflitti di coscienza: le regole deontologiche della professione legale prevedono che quando un avvocato riceve una confessione dal suo cliente, non può continuare a difenderlo, ma deve rinunciare al caso. Ma da quel momento io non l’ho più potuta lasciare, io avevo scelto lei e lei aveva scelto me. Avevo perso una battaglia, ma avremmo vinto la guerra. Tra le scatole di cibo cinese, alla sera, preparavamo la sua difesa, strenuamente. Imparai a conoscerla, se all’inizio lei stessa e l’eventualità di difenderla mi sembravano temibili, iniziai ad attendere ansiosamente il giorno in cui finalmente avrei avuto l’occasione di vincere e riposarmi.

E’ arrivato il giorno del processo. Sono pronto e non ho dubbi su quanto sarò tenuto a dire. Mi alzo e non esiste più nient’altro davanti a me, dietro di me e di fianco a me. Mi sta aspettando.
“Signori della giuria, in questo momento vi starete chiedendo perché mi trovo qui e ora a difendere la Morte, perché sono schierato contro il mondo a cercare di tirare fuori dai guai un’assassina. Ebbene, io odio la Morte. Negli anni, fin da quando ero bambino, mi sono trovato ad avere sempre a che fare con lei. L’ho incontrata quando ero appena nato e mentre dormivo nella culla accanto a mia madre, la Morte l’ha uccisa. Le ha tolto il respiro semplicemente. L’ha presa per mano e l’ha condotta via. Ma mi ha fatto un regalo, mi ha lasciato il suo ricordo, anche se ero troppo piccolo per ricordarmela, ed è da allora che quando passo vicino ad una rosa che sta appassendo io sento il profumo di mia madre. Negli occhi di ogni bambino leggo il suo amore, nelle mani di ogni donna sento la sua femminilità. Ho vissuto tutta la vita cercandola e la Morte me l’ha fatta ritrovare. Ci siamo rincontrati grazie a lei ed è stato come sempre e come mai. Il dolore più grande che mi ha causato la Morte è stato l’assassinio di mio padre. Come negli omicidi più raffinati gli ha fatto bere del veleno, con il pretesto di guarirlo. Tutte quelle medicine lo hanno prosciugato e gli scorrevano dentro al posto del sangue. Ma il dolore che ancora adesso non riesco a riconoscere è la scomparsa di mia moglie. Quello che i sconvolge della Morte è che non te l’aspetti mai, sai che deve arrivare, sai che ti è nemica, ma arriva sempre quando te la dimentichi. Nel mio caso è stata ancora più crudele. Non mi ha lasciato neanche gli ultimi giorni per salutarla. In realtà era da 7 mesi che la Morte l’aveva avvisata, ma ogni giorno se ne dimenticava: aveva l’Alzheimer, fino all’attimo prima che se ne andasse mia moglie non se ne è resa conto. Non mi ha potuto dire addio. Ma quello che mi ha più straziato è che l’ho vista morire mille volte, ogni giorno, ogni ora… E’ stato come uccidere il suo amore per me, perché ogni volta dovevo riconquistarla nuovamente, dovevo darle di nuovo il primo bacio, dovevo sposarla per cento mille volte. E tutte le volte morivo anche io, come marito e come persona, non c’erano più certezze, la mia vita precedente non esisteva più, se non nel mio ricordo. Ho visto come la Vita sia niente e come la Morte invece sia infinita. A questo punto odierete la Morte come la odio io. E ve l’ho fatta odiare ancora di più per un semplice motivo, per dimostrarvi che non è stata lei a uccidere questa volta. Vi ho dimostrato con prove inconfutabili, perché IO ero presente, che era impegnata in altri delitti, ma non in questo.Il giovane avvocato trovato per terra con un colpo di pistola alla tempia, non l’ha ucciso Lei. Sono stato io. Me ne sono andato da solo. Senza l’aiuto della Morte. Mi dichiaro colpevole.


Beppe Andrianò
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