elisabetta
Senatore
Italy
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Inserito - 01/02/2003 : 08:45:41
Rividi quell’uomo in divisa una seconda volta alcuni giorni dopo. Io ero ormai in Israele da alcuni giorni. Ero lì da sola. Avevo noleggiato una macchina e giravo in quel paese di cui avevo tanto sognato. Avevo notato che sulla strada che da Tel Aviv porta a Gerusalemme c’era una specie di museo militare, che non era segnato sulle guide turistiche tradizionali. Era vicino al Monastero di Latrun. Era un grande piazzale dove erano conservati i mezzi corazzati usati sia da Israele, sia dai suoi nemici nelle varie guerre di un passato che poi non era così lontano. C’era anche una parte museale al coperto in alcune costruzioni bianche legate fra loro da scale e piccoli cortili interni. Era molto interessante ed io ero particolarmente curiosa. Entrai e dopo un po’ mi accorsi che c’erano diversi soldati, uomini e donne. Pensai che fossero lì per visitarlo. Ma poi mi accorsi che un po’ più lontano c’era un grande spiazzo, che sembrava quasi un anfiteatro. E lì mi accorsi che alcuni militari stavano preparando una specie di parata o qualcosa del genere. Mi avvicinai per osservare meglio ciò che stava accadendo. E lui era là. Lo riconobbi quasi immediatamente. Alto e slanciato con il sole che rifletteva sulla sabbia quasi bianca la sua ombra. Mi appoggiai al muretto ed osservai dall’alto ciò che stava accadendo. Rimasi lì per alcuni minuti, ma erano così impegnati nella preparazione della parata che non si accorsero che qualcuno dall’alto li stava osservando con un certo interesse. Mi diressi verso le piccole costruzioni bianche. Divise e ricostruzioni militari. Fotografie della guerra di liberazione. Di quella dei Sei giorni. Di quella di Yom Kippur. Fotografie crude ed agghiaccianti. Prigionieri di guerra egiziani. Soldati israeliani che nel ‘67 entrarono a Gerusalemme est e che piansero al Muro Occidentale. Fotografie di guerra. Dell’orrore della guerra, ma anche del sacrificio per la vittoria. Per la libertà. Improvvisamente sentii una grande sete. Avevo sempre sete in quel paese. Avevo bisogno di bere quasi di continuo. Acqua o meglio succo di pompelmo. E mi diressi nel cortile interno dove avevo visto un distributore automatico di bibite. Introdussi alcuni shekel nella fessura e presi il mio pompelmo. Ad un tratto sentii qualcosa alle mie spalle. Un movimento improvviso. Mi girai e lo vidi. Era ancora lui con alcuni altri suoi compagni. Mi scostai dalla macchina e mi avvicinai al muro opposto. Ed iniziai ad osservarlo. Rideva e scherzava. E sembrava così felice. Si vedeva che amava ciò che faceva. Che amava la vita militare. O forse amava solo il suo paese. Un paese che forse un giorno avrebbe potuto diventare il mio... Sulle prime mi limitai ad osservarlo. Mi sentii come una ragazzina. Come quella ragazzina che era cresciuta troppo in fretta. Sentii quella sottile emozione che da adolescente non avevo provato. Avrei voluto conoscerlo. Parlare con lui. Sentire ancora quella voce melodiosa. Ma come avrei potuto attirare la sua attenzione? Desistetti e mi allontanai dalla palazzina ed uscii nuovamente sul piazzale. Mi avvicinai ad un grande muro con incisi sopra i nomi di tutti quei giovani morti per la libertà e la sicurezza di Israele. Il sole colpiva inesorabilmente quella pietra bianca intrisa di sangue. Iniziai a leggere tutti quei nomi con ansia. E trovai anche il nome di mio zio. Il fratello di mio padre. Aveva dato la sua vita per quella terra in cui credeva. Poi sentii una sensazione improvvisa. Come se qualcuno mi osservasse. Mi girai e lo vidi in lontananza. Era fermo là sotto il sole e mi guardava. Forse mi aveva riconosciuto. All’improvviso un gran trambusto. Una comitiva di turisti indisciplinati e molto rumorosi si mise fra lui e me. Ma mi accorsi del suo sguardo. Mi accorsi che stava tentando di penetrare dentro la mia anima. Forse voleva sapere chi fossi. O forse era solo una mia illusione. O una speranza. elisabetta
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