Non trascriverò il testo di questa canzone perché ritengo che sia arcinota a tutti. Io la definisco la canzone del mio DNA, anche se ho via via scoperto che ve ne sono altre che possono meritare il medesimo appellativo e tutto ciò non fa quindi che avvalorare la tesi sulla complessità del nostro codice genetico .
Alla grande sensibilità umana della penna di Mogol e alla irripetibile profondità ritmica unita alla particolarissima voce di Lucio, dobbiamo questo capolavoro a due mani e a due voci, espressioni della doppia personalità presente in ognuno di noi (altrimenti non potremmo essere a volte allegri, a volte tristi, a volte ottimisti a volte pessimisti, a volte innamorati, a volte furiosi…).
Certe canzoni, a mio modesto avviso, sono meglio di qualsiasi seduta psichiatrica: siediti, o meglio sdraiati e ascoltale nella loro essenza, nel loro essere, modestamente, pensieri e parole, in musica, linguaggio universale.
Se a distanza di così tanti anni, siamo ancora qua ad ascoltarle, cantarle, strimpellarle o richiederle alla radio, emozionandoci, è perché chi all’epoca ce le regalò, ci propose in dono qualcosa di veramente prezioso, in grado di valicare i tempi unendo i pensieri e le parole di diverse generazioni.
Grazie

Simo