palsai.
Senatore
Italy
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Inserito - 08/02/2003 : 22:58:32
La principessa Rossara, languidamente distesa sul suo enorme letto a baldacchino, sbocconcellava svogliatamente dei dolcetti rarissimi. Ogni mattina, infatti, tre colombe bianchissime e un usignolo atterravano con grazia sul bordo del suo giaciglio. L'usignolo, con gentili gorgheggi, la sottraeva dolcemente al sonno, poi le colombe le offrivano la colazione, squisita e proveniente dai più remoti angoli del regno: cioccolata calda della più fine qualità con panna bianchissima e dolce, confezionata con il latte delle mucche di Aohr, la piccola provincia montana, famosa nel mondo per le sue prelibatezze. Dolcetti provenienti dal Ciaos: la moglie del duca di quelle terre, ogni mattina, preparava tre pasticcini che nottetempo ideava appositamente per la principessa e subito dimenticava la ricetta, perché nessun altro ne gustasse l'incredibile sapore. Del succo di un frutto che cresceva nella remota isola di Llor, frutto che maturava ogni cento anni e per procurarlo, non poche navi avevano fatto naufragio in quel lontano mare burrascoso. Eppure la principessa Rossara non fece caso a quella sinfonia di sapori unica e irripetibile, che le tre colombe avevano depositato in un vasto e cesellato vassoio di giada.Da tre lunghi anni il suo volto aveva perso la luce del sorriso negli occhi e sulle labbra, suo padre, il re Eppeb, signore delle terre riunite di Edonia, aveva provato di tutto per restituirle la felicità perduta. Musici e saltimbanchi si alternavano a corte con cerusici e stregoni. Fattucchiere offrivano filtri e formule magiche, artisti armati di cetra componevano canzoni e ballate ma niente era riuscito a scalfire la dura espressione della principessa. Ella sembrava preda di un sortilegio, tanto che un dì d'inverno, il re decretò fuorilegge chiunque accennasse anche un solo fugace sorriso in presenza della regale figlia. Rossara si alzò bruscamente, facendo volar via nello scompiglio i gentili volatili e si affacciò al finestrone incorniciato dalla pietra. Un movimento aveva colto la sua attenzione: una macchia argentea ai confini dell'orizzonte si spostava velocemente verso il castello. - Un altro cavaliere che corre in mio aiuto, - pensò fra se con amarezza. Allo scoccare del mezzodì, un paggio bussò alle porte dei suoi appartamenti, annunciandole la richiesta del re che la voleva nella sala del trono. Lei con riluttanza acconsentì, immaginando che suo padre avesse accordato al cavaliere argenteo il permesso di provare qualche ingegnoso ed inutile medicamento su di lei. -Povero padre... - e sospirando si avviò con passo lento, attraverso le sale addobbate con splendidi arazzi, verso una nuova delusione. Il ciambellano annunciò il suo arrivo con tre colpi di bastone com'era uso. Il re sedeva sul trono, la luce nei suoi occhi denunciava ancora speranza. Anche gli occhi della principessa mostrarono una luce diversa dal solito, accanto a suo padre, stava poggiata su un cavalletto di legno, una tela bianca. - Perchè quella tela?- Domandò Rossara con meraviglia. Dalla penombra un guizzo argenteo le rispose che era una tela per dipinti. Il cavaliere argenteo spiegò che era giunto da un paese di un lontano regno d'oriente per ritrarla. Aveva sentito parlare della sua magnifica e delicata bellezza durante i suoi pellegrinaggi fra le Terre di Mezzo e così, colto da un impulso irresistibile, era giunto al castello e aveva chiesto al re di poter dipingere un ritratto della figlia. - Io non so se... - si schermì Rossara. Ma il cavaliere tanto pregò che la principessa cedette. Per giorni la principessa posò per il cavaliere, seduta nel giardino, baciata dal sole primaverile ma egli non le permise mai di vedere il progresso del lavoro sulla tela. -Rossara, solo quando avrò terminato potrai vedere il tuo ritratto!- Esclamava ogni volta che la principessa tentava di sbirciare il dipinto. Alla fine di maggio Il cavaliere annunciò di aver terminato il suo lavoro, la curiosità della principessa era alle stelle ma ancora non le fu permesso di vedere il ritratto. - Stasera al cospetto di tuo padre e di tutta la corte mostrerò il dipinto.- A nulla valsero le proteste di Rossara: il cavaliere era tanto gentile quanto irremovibile nella sua decisione. Venne la sera e la corte si riunì a cena con il re capotavola, la principessa alla destra e il misterioso cavaliere alla sinistra. I cibi squisiti allietavano i palati dei commensali ed un liuto accompagnava con discrezione la conversazione, poi il re annunciò che il ritratto era terminato ed invitò il cavaliere argenteo a scoprire dal panno il suo lavoro. Egli si alzò e nel silenzio della sala posò la mano sul panno che copriva il cavalletto. La principessa spostava continuamente lo sguardo dagli occhi del cavaliere alla sua mano con ansia crescente. -Cosa avrebbe rivelato il ritratto?- Pensò invasa da una grand'emozione. Il panno cadde con uno svolazzo ed il silenzio si trasformò presto in una gran confusione! Un volto bellissimo, splendente nella luce di primavera, guardava dalla tela la sala, adorno di ghirlande di fiori. Ma quel che più colpiva, era l'incredibile radioso sorriso che come per sortilegio, dal ritratto si propagava ai commensali come una epidemia e nulla poté la principessa Rossara di fronte a quello specchio che l'artista aveva dipinto, anche lei sorrise nel vedersi così come l'artista l'aveva colta. Il cavaliere era in realtà un saggio fra i saggi e aveva dipinto il bambino segreto che sta in ogni persona, restituendolo alla luce della vita; da quel giorno la principessa riprese a sorridere e l'editto di divieto di sorriso fu cancellato. Mai più capitò che una principessa del regno di Edonia perdesse il sorriso. Dedicato ad Ohara, la principessa dei sogni:O)
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