Osservando "Il plagio" di Magritte...
“Ma cosa dite? Perché devo continuamente sentirmi trattato come un vaso di fiori recisi? nessuno ha più occhi per vedere? Io sono un albero! Un magnifico albero da frutto, alto e fiorito e carico di anni. Ho visto molte primavere e molte ne vedrò ancora. Ogni volta le mie braccia legnose si vestono di nuovi germogli che si aprono in fiori bianchi senza numero e che senza numero si trasformeranno in frutti. Ho visto uomini, e storie di uomini, tanti mi hanno raccontato le loro lacrime e le loro gioie, senza sapere che già osservavo in rispettoso silenzio il fluire a volte fiacco a volte impetuoso delle loro esistenze.
Da sempre la mia vita si intreccia con la loro: sono l’ombra che li ripara d’estate, sono il fuoco che li conforta d’inverno, sono la dolce polpa che ne delizia i palati, sono l’immagine della vita che incanta poeti e pittori. La mia corteccia rivela tenere promesse di innamorati e allegre sfide di improvvisati scalatori.
Il groviglio delle mie fronde è rifugio di centinaia di passeri e uccelli del cielo che da millenni affidano a me le loro speranze di vita che schiudendosi diverranno un volo fitto e leggero verso la libertà dell’aria. E io qui, radicato e fisso da secoli nella mia dimora fatta di terra osservo orgoglioso quel volo, perché ne sono stato per mesi l’amorevole guardiano...”
Così insisteva il vaso di fiori recisi, illudendosi che le tante parole potessero cambiare la verità. Tra le sue foglie spente la bramosia irreale di essere un altro. Accanto a sé una promessa di volo che non potrà mai mantenere.
colibrì