Editoriale - Concerto News System - 27 Febbraio 2003
Stasera tornavo a casa in metropolitana e a una fermata del centro e' salita una ragazza.
Era in tuta mimetica, aveva una grande sacca verde e portava un basco. Sul cappello e sulla divisa c'era uno stemma :"Sfor Missione Bosnia - Esercito Italiano".
Mi sono avvicinato e le ho chiesto se tornava oppure era un partenza per la Bosnia. Mi ha risposto pronta ma sorpresa con un grande sorriso :"Sono in licenza".
Le ho detto :"Complimenti, grazie".
E' diventata rossa, molto rossa, doveva scendere, altrimenti le avrei chiesto una intervista per la Concerto News System, si mordeva le labbra per non abbandonarsi ad un sorriso grande, soddisfatto, una durezza apparente che non riusciva a nascondere il piacere per quelle parole di un suo concittadino grato e ammirato.
Con riconoscenza perche' ci difendi, perche' aiuti altri popoli, perche' contribuisci a far comprendere che nessuno e' diverso, coraggiosa ragazza Italiana.
Aiutare e non confrontarsi. Partire da se' e contemporaneamente partire fuori da se'.
La grande parte dell'Italia e la piccola parte ideologizzata.
La gran parte delle persone non si "confronta" ma, se ha il tempo e la possibilita' di farlo, si apre ed e' curiosa, solo una piccola parte che legge il mondo attraverso lo specchio dell'ideologia si confronta continuamente, con tutta la perdita che tale termine comporta ed e' un confronto distruttivo.
Ho conosciuto sia la piccola parte e conosco la grande parte.
Ho conosciuto la piccola parte che insegue, che apostrofa, nella realta' in mezzo ad una strada, nella virtualita' tramite uno schermo, in privato e in pubblico, ho conosciuto questa piccola realta' del paese che cerca il conflitto e il confronto e non l'incontro e si stupisce della reazione di fastidio che riceve da parte di chi ha voluto far sentire un diverso.
Ma ho conosciuto e conosco la grande Italia, la stragrande maggioranza che ideologa non e', quella che ha accolto nella persona di un monsignore vaticano i miei genitori in fuga dalle persecuzioni razziste antiebraiche, quella del comandante partigiano che quando gli raccontavo delle parole incaute della piccola parte ideologa mi diceva sorridendo che non era certo per loro che aveva liberato il paese, quella di uno sconosciuto che telefona da Catania per esprimere solidarieta' quando una sinagoga viene profanata da sedicenti locali combattenti antiisraeliani, quella dell'amico sempre al fianco, fratello che sa farmi sorridere perche' si pone sempre senza curarsi della sua sicurezza al mio fianco quando mi aggrediscono nella nebbiosa Milano, di chi sa parlare di ibischi nella lucente Pisa, quella della mutua nostalgia dalla colta Trieste, di chi mi aspetta nella tollerante Roma, del conoscente in affari che mi racconta per telefono dei disperati che ha salvato dalle acque al largo di Bari, che mi avvolge con l'accento della calda Napoli, che mi invita a passare le vacanze alle splendide Lipari, gli italiani che non cercano confronto e non considerano l'altro un diverso, quegli italiani con cui desidero scambiare, mai un confronto, sempre uno scambio, quegli italiani di cui sono diventato parte, perche' la penso come loro, non esiste il diverso nel desiderio di conoscenza.
E l'allontanarsi dall'avventura di avere conosciuto la piccola parte ideologa che insegue e pretende il confronto come se si vivesse in tempi e luoghi che non esistono, come se fosse cosi' possibile conoscersi, allontanarsi dalla sua gelosia e desiderio di possesso volando via come amata che non ricambia, e il gettarsi nel presente, riconoscendosi, tra le braccia della grande e maggioritaria meravigliosa Italia che non cerca confronti, ma mutua curiosita' come pari esseri umani. Questa e' l'Italia a cui i miei genitori hanno detto grazie e questa e' l'Italia in cui con gioia e fierezza mi riconosco, questa e' l'Italia che assicura la strada della liberta' e della sicurezza, l'Italia che non si crea questioni di accettazione di chi non e' se'.
La mia Italia, l'Italia di molti.
Roberto