renato.
Villeggiante
Italy
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Inserito - 03/03/2003 : 22:43:35
Pensate che se io volessi buttarmi dal primo campanile che trovo qualcuno me lo potrebbe impedire? Sicuramente qualcuno cercherà di distogliermi da questa idea ( o almeno spero che qualche amico lo faccia) ma non è questo il punto, il punto è che se io voglio lo posso fare quindi se ho la totale liberta di vita e di morte su di me, sono totalmente libero, tutto ciò che sta tra i margini estremi della nostra vita e della nostra morte dipendono da noi, dalle nostre scelte. Si lo so, qualcuno dirà: ci sono persone che non possono scegliere, verissimo, infatti ci sono persone che vivono sotto l’oppressione di qualcuno che sceglie per loro ed è per questo motivo che spesso nascono delle rivolte in nome della libertà, scelgono di ribellarsi, ma anche non fare niente e maledire la malasorte è una scelta. Io penso che verso noi stessi abbiamo più responsabilità di quello che crediamo; responsabilità delle nostre azioni, di quello che diciamo che scriviamo e come esseri unici quali ognuno di noi penso che tutto ciò che esce da dentro sia il risultato delle nostre esperienze passate, presenti e future. Ognuno ha un suo bagaglio, ognuno ha dei trascorsi di vita che in un dato momento lo portano a esprimersi in un certo modo, quella persona sta vivendo, sta percorrendo la sua strada e forse sta passando un momento di grossi cambiamenti. Alla luce di questo secondo voi potrei prendermi la responsabilità di negare a una qualsiasi persona la possibilità di esprimersi? Sarebbe responsabile mettersi un paio di occhiali rosa per vedere il mondo del colore che preferiamo negando l’esistenza di ciò che non va? Abbiamo il diritto di chiudere la porta ai pensieri che secondo noi non sono conformi al nostro standard? Poco fa mi è capitata un’esperienza toccante, il figlio di un conoscente, poco più che ventenne afflitto da sclerosi multipla, la sua vita era in una carrozzina motorizzata, la testa sorretta da cinghie riusciva a malapena muovere le dita per azionare il joistick della carrozzina, piuttosto deforme a vedersi, una persona che generalmente poteva creare imbarazzo, dico poteva perché ora non c’è più. Ricordo che l’estate scorsa (il suo ultimo anno di vita) mi stavo bevendo un caffè ad un tavolino sul marciapiede della via principale e mi ritrovai vicino a lui che era venuto li con suo padre, non sapevo cosa dire ed infine cercai di entrare in intimità e chiesi, cos’è che ti da più fastidio di tutto questo? Chissà se avevo fatto la domanda giusta o se stessi fare la figura del perfetto cretino, mi ero preparato a sentire cose tipo: non posso muovermi, ho bisogno sempre di una persona per andare anche al gabinetto, non riesco a togliermi la maglia quando ho caldo e altre autocommiserazioni più che giustificate, e invece sapete cosa mi rispose? Io sto preparando la tesi di laurea in economia e commercio e la cosa che mi da più fastidio è sentire alcuni miei compagni di facoltà dire: “io non ce la faccio”. Quando morì andai al suo funerale i riuscii anche a piangere cosa che non ho fatto nemmeno per alcuni parenti stretti. Io ho deciso di prendermi la responsabilità di non chiudere la porta a nessuno e se proprio sono costretto, prima di chiuderla mi chiedo 100 volte perché. René
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