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 Il Professore - III parte -
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lori
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Inserito - 01/04/2003 :  22:32:26  Mostra Profilo  Visita la Homepage di lori Invia un Messaggio Privato a lori
Con il cane al guinzaglio entrò nel vialetto, la ghiaia scricchiolò sotto i suoi passi. Un forte odore di erba lo aggredì, probabilmente era stato appena falciato il prato inglese che circondava la villetta.
Non c’era più ghiaia sotto i suoi piedi, salì alcuni scalini ma non trovò il campanello d’ingresso, Bussò alla porta. Lo sferragliare della doppia mandata fu seguito da un pesante silenzio – Sono il professor Andreini, la signora è in casa?-
- Buonasera professore- riuscì finalmente a mormorare il giovane sulla porta.
- Andrea con chi stai parlando?? – un tacchettio veloce e deciso sul parquet annunciò che la signora Petrelli era in casa. Un aroma agrumato si stava avvicinando. Quando calcolò che fosse abbastanza vicino, il professore tese la mano salutando- Buonasera signora, mi scusi se mi sono permesso di venire qui, ma vorrei parlarle.-
La mano restò sospesa nel vuoto un attimo di troppo prima di incontrare quella fredda e senza vita di Sandra Petrelli. – Prima di tutto fuori il cane e te Andrea, vai in camera tua. Non credo abbiamo molto da dirci professore, ma se ci tiene si accomodi pure. –
- Mamma, posso restare fuori con il cane?
- Legalo fuori e vai in camera tua – tagliò corto la donna, incamminandosi verso il salotto. Domenico restò inchiodato sulla porta con il cane al fianco. Andrea si avvicinò al suo insegnante
- Venga professore, ad Otto ci penso io.
- Aspetta qui Andrea – Domenico accompagnò le parole con una carezza al cane che subito si mise in posizione di riposo. Il ragazzo timidamente prese il suo insegnante sotto braccio e lo accompagnò in salotto biascicando un imbarazzato - Mi dispiace .
Non appena Andrea se ne fu andato, Sandra non perse tempo:
- Allora professore a cosa debbo la sua visita? Dopo che ha reso mio figlio lo zimbello della scuola, cosa altro vuole ancora?
- Signora mi dispiace che abbia frainteso le mie intenzioni. Andrea non è lo zimbello della scuola. E’ solo un ragazzo molto timido e probabilmente qualche compagno se ne è approfittato. Ma non è successo niente di grave, qualche presa in giro è nella storia di ognuno di noi.
- Andrea non voleva tornare a scuola!! Ha chiesto a suo padre di trovargli un lavoro!! Si immagina lei!!!
- Suo figlio è troppo sotto pressione, non ingigantisca un salutare sfogo. Lo aiuti a trovare l’autostima di cui ha bisogno.
- Quello che penso di lei e della sua psicologia spicciola ho già avuto modo di dirglielo. Signor Andreini – continuò Sandra calcando la voce sul signor – lei non è più all’altezza di insegnare in una scuola e forse non lo è mai stato. Come pensavo non abbiamo più niente da dirci, l’accompagno fuori.
***************

- Caro Otto ancora non abbiamo finito - esclamò il professore accucciandosi accanto al pastore tedesco sul vecchio tappeto del salotto, vittima di tante arrotature feroci di Otto– lo so, te non sai niente delle mie battaglie, non c’eri ancora a farmi compagnia.
Il cane appoggiò la testa sulla mano del professore e uggiolò malinconico.
- La mia prima prova è avvenuta tanti anni fa, allora non ero un vecchio cieco, ma un giovane forte con tante speranze e tanti sogni, e te , amico mio, non c’eri in quei sogni - Otto gli mordicchiò la mano con affetto
- Ho fatto la guerra….ho subito la guerra, come tanti della mia generazione. Ero un alpino e fui mandato in Russia. Lo sai te, amico mio, cosa vuol dire non sentirsi più gli arti? Le tue belle e forti zampe che se ne vanno per conto loro. Non ascoltano più il tuo cervello che dice: cammina! E la fame….. non avere niente che ti riempia lo stomaco. Allora ti prendeva una voglia pericolosa, uno strano languore che ti scaldava…pensavi: ora mi fermo, mi adagio sulla coperta e dormo. Davanti agli occhi compariva la tua casa, la tua famiglia che ti aspettava a tavola, il focolare accesso…le campane che suonano. Ma chi cedeva a questo miraggio non si alzava più, e quanti sono rimasti sotto la neve. -Il cane ascoltava tuffando ogni tanto il naso umido nella mano ossuta del suo padrone.
– Quando siamo partiti eravamo un vero esercito poi siamo diventati una colonna di formichine sciancate, avvolti nelle coperte per ripararci dal freddo, le scarpe tenute insieme dal fil di ferro e tanta di quella fame… Camminavamo alla ricerca di un’isba per scaldarci sperando di trovare qualcosa da mangiare e seminavamo nella neve tutto quello che era inutile. Prima l’artiglieria, poi le casse con le munizioni, le carcasse dei muli che ci avevano sfamato ed infine i nostri corpi. Anche le mie gambe dissero basta, non vollero andare oltre e mi lasciai avvolgere nella neve. Ma un commilitone in coda alla colonna mi vide, mi caricò su di un mulo e in Russia ci ho lasciato solo un paio di dita e i miei occhi… che dici, Otto, fu una vittoria o una sconfitta ?
Poi l’insegnamento…..- una risata amara affiorò sulle labbra di Domenico- credi che lo volessero un professore cieco a scuola? Quanti esposti, quanti esami per poter dimostrare che potevo insegnare, che potevo ancora guadagnare il mio stipendio … ed ora che facciamo?
Io ho agito in buona fede, quello che ho detto era solo per aiutare Andrea, non volevo offendere o ferire nessuno. Ma sono fatto vecchio e forse non sono più capace di valutare la portata di quello che dico. Ogni anno ci sono ragazzi nuovi nella mia terza, sempre della stessa età, forse questo mi ha illuso che per me il tempo non passava? E invece sono diventato un inutile moscone….
Potremo stabilirci al mare, io e te. Lo so che a te piace correre sulla spiaggia e fare il bagno – come sollecitato da queste parole il pastore si riscosse dal torpore e si alzò in piedi pronto a partire – qui faranno il cerchio intorno alla nostra signora… noi ci portiamo la nostra collezione e tanti saluti.-
Erano anni che Domenico obbligava amici e colleghi a registrare nastri con i libri che leggevano, e lui li conservava come si fa con un buon vino, riservandoli per gli anni futuri.
Per il professore era arrivato il momento di stappare quelle bottiglie


   
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