L'inviato della Concerto News System ha visitato oggi la mostra dedicata al pittore livornese Amedeo Modigliani allestita al Palazzo Reale di Milano.E' stato un viaggio tra i quadri che mi ha dato impressioni molto forti, Modigliani era il prototipo dell'artista "maledetto", di buona famiglia livornese, di riconosciuta bellezza d'aspetto, deciso a intraprendere e mantenere una sua strada artistica a dispetto della tumultuosa evoluzione dell'arte di quegli anni in terra di Francia, tra il 1910 e il 1920. Modigliani era un ritrattista e a poco altro era interessato, oltre al suo sogno di divenire scultore, desiderio che dovette abbandonare a causa delle sue precarie condizioni di salute.
I primi ritratti mi sono parsi una ricerca del contorno e del movimento per giungere a quell'idea dell'arte che il pittore aveva e cioe' che fosse lo specchio dell'interiorita'. I tratti del primo periodo sono tenui, sia nei nudi che nei visi. Presto compaiono i caratteri distintivi della sua opera, i colli allungati e gli occhi spesso solo abbozzati, oppure storti, oppure non presenti entrambi, come se un occhio volesse vedere verso l'esterno e l'altro verso l'interno della persona. La vita di Modigliani fu una frenetica ricerca di sensazioni con alcolici e droga che minarono prematuramente la sua esistenza in poverta', spenta a soli 36 anni, neppure il tempo di immaginare che le sue opere un giorno avranno fama.
A Parigi ai tempi della prima guerra mondiale Modigliani deve accettare di abbandonare il sogno di divenire uno scultore, ma ci lascia decine di disegni di "cariatidi", i tratti delle donne rappresentate divengono decisi, rapidi, nessuna titubanza e il disegno inizia a spiccare.
Mai la situazione del mondo, la sua propria, hanno visione nella sua opera, il suo chiodo e' ritrarre persone.
La ricerca del tratto e' come se si illuminasse grazie all'incontro con la donna che gli dara' una figlia e accompagnera' l'ultima parte della vita del pittore, Jeanne Heburtene, la giovane che per seguire Modigliani, ebreo e disperatamente povero, viene cacciata dalla sua famiglia.
Ed e' a meta' della mostra che si apre la sorpresa, le tele di Jeanne Heburtene, prima mescolate a quelle di Modigliani, poi occupano intere sezioni della mostra. Si vede un'artista matura, sicura, lo stile ritrattistico e' lo stesso di Modigliani, colli allungati, occhi non sempre disegnati, ma nei nudi riesce ad esprimere piu' del suo compagno le forme del corpo della donna, la stessa persona ritratta da tutti e due risulta piu' luminosa nella pittura di lei.
Non riesco a fare a meno di pensare che fosse come che Jeanne avesse preso per mano Amedeo per trasbordarlo alla pienezza del tratto che fu sua caratteristica nell'ultima parte della vita. E che fosse un grande amore profondo e disperato lo testimoniano le tele di Jeanne, quella in cui ritrae se' stessa sul letto con un coltello piantato in corpo all'epoca di una delle piu' gravi crisi di salute di lui e soprattutto il quadro in cui dipinge lei e Modigliani ad un picnic in Costa Azzurra, le loro mani si toccano sul tavolino delle vivande e lo sguardo della donna e' rivolto verso un gattino che li osserva dal prato, un quadro che vale di piu' di mille parole per raccontare il cuore della donna.
Quasi un riposo per gli occhi sono le tele in cui Jeanne dipinge i tetti di Parigi e il cortile della loro casa, un riposo per gli occhi perche' tra centinaia e centinaia di ritratti sono gli unici quadri che ci regalano una vista sull'esterno della vita degli artisti, prova ulteriore del successo di Modigliani di raccontarci l'interno dell'animo umano. E' interessante notare come i modelli ritratti da Modigliani e da Jeanne fossero quasi sempre le poche persone che conoscevano, spesso i mercanti che li aiutavano, infatti la coppia non aveva il denaro necessario per pagare modelli professionisti.
E Amedeo riprende il testimone negli anni dal 1917 al 1920, nei suoi quadri si scorge il raggiungimento della maturita' artistica, tratti, colori, pare di vedere la fotografia non solo del volto ma anche dell'animo delle persone che dipinge, la realta' dell'esistenza e' ormai tra le setole dei suoi pennelli.
All'inizio di questo articolo ho riportato il dipinto "La giovane dai capelli rossi", probabilmente una idealizzazione della perfezione con cui guardava Jeanne Heburtene.
Modigliani non superera' una nuova crisi a causa delle malattie e morira' incosciente il 24 gennaio 1920, Jeanne Heburtene si suicidera' due giorni dopo, con in grembo la loro seconda creatura.
Due strade parallele, che hanno saputo vivere nell'arte senza sovrapporsi, come si passassero il testimone, come se lei lo accompagnasse nei suoi dubbi con discrezione, fino a che Modigliani arrivo' a far vivere i suoi quadri come desiderava.
Bob Porter - Cns - Concerto Arts and Leisure Review - @2003