L’aveva chiamato “Stella cadente dai cieli del nord” il suo quadro.
Entrò in quello studio. Si sedette sul divano rosso e chiuse gli occhi sospirando. Erano passati cinque anni. Intorno a lei un delirio di quadri.
L’aveva amato alla follia il suo assassino. Sì, l’amava anche lui. Si era ammalata non appena aveva iniziato a farle il ritratto. Più andava avanti nella sua arte più il ritratto veniva luminoso e lei peggiorava. Allora un giorno, dopo aver fatto l’amore, gli disse:
- Tu oggi finirai il mio quadro, poiché la mia bellezza persista quando io mi spegnerò…-
Lui le sorrise:
- Vivrai nella mia tela! -
Quella notte le finì il ritratto. Non fece in tempo a posare il pennello che lei cadde per terra sfinita. Le sorrise, la prese in braccio e la portò in ospedale. Lei nel frattempo si trovava in un mondo nuovo. Non capiva cosa fosse. Era come se fosse di fronte ad una finestra aperta per vedere tutto quel che le succedeva intorno senza esserne la protagonista. Era certa di esser vissuta per tutto quel tempo dentro la tela del suo artefice, ma tutti le davano della pazza… “Poveretta, dopo cinque anni di coma che t’aspettavi?” Dicevano parlando con amara compassione.
Così ora lo cercava. Perché le aveva strappato l’anima per farla vivere in un dipinto?
Lo cercò per tutto il resto della sua vita senza mai trovarlo.
La notte in cui morì, da vecchia, lo sognò. Era bello come sempre e le dipingeva la sua vita sul cielo. Se lei non fosse entrata in coma quella notte avrebbe avuto un incidente. Ne era troppo innamorato per perderla e farle rinunciare alla sua vita. Aveva fatto un patto col Destino per salvarla. La sua morte per lei e la sua tela per farla sopravvivere.
Corinne sorrise mentre il suo cuore si spegneva.
“ L’ho sempre saputo amore, ora la mia eternità ti appartiene”

Shirin