Grazia
Curatore
Italy
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Inserito - 14/05/2003 : 20:56:41
Mancavano solo pochi giorni alla rappresentazione teatrale della "Signorina Giulia" di J.A.Strindbergh. Nella compagnia c'era un'ansia, un fermento, mi sentivo eccitata e impaurita, era la mia prima recita, ero preoccupata, pensavo di non farcela a salire sul palco, di fronte ad un pubblico sconosciuto e se dimenticavo una battuta? Quella sera dovevamo fare la prova generale con il regista. Ero entrata nella "compagnia amatoriale" da pochi mesi, eravamo tutti amici e dilettanti, a parte il regista che fa il "doppiatore" di professione, era molto severo e faceva ripetere le battute fino alla nasuea. Avevamo scelto quella tragedia perchè aveva solo tre personaggi, ma era molto difficile da interpretare, anche per via dei dialoghi lunghi e con significati profondi. L'autore, Johan August Strindbergh (Stoccolma 1849-1912), scrittore svedese, ebbe l'infanzia segnata da traumi psichici, quarto di 11 figli di un agente di navigazione: il fallimento del padre, la scoperta che la madre aveva lavorato, prima del matrimonio, come cameriera, nella stessa casa, la morte di 5 fratelli, poi quella della madre e il nuovo matrimonio del padre. Nel 1888 scrisse "La Signorina Giulia" (Froken Julie), già portato sia sugli schermi, che a teatro. I tre personaggi sono: La contessina Giulia Jean il maggiordomo Cristina la cameriera. L'incomprensione tra il mondo maschile e quello femminile è in questo testo, senza speranza. Strindbergh la pensava così, e il suo testo riflette il suo pensiero. E' come una discesa agli inferi, senza possibilità di risalita, Giulia viene spogliata di ogni dignità, ogni illusione. La contessina Giulia è una donna frivola e allegra e durante una festa si concede a Jean il maggiordomo; Cristina,la cameriera, è la fidanzata di Jean, un po' bigotta e rigida nelle sue idee, cercherà di redimere i due amanti, ma gli avvenimenti porteranno ad un tragico epilogo. Mi domando il perchè di tutta questa furia distruttrice dell'autore....e quale mondo desiderava nascesse da tanta devastazione, forse non c'è una risposta..oppure l'azzeramento dei ruoli sociali, affettivi...economici, le abitudini, le consuetudini...tutto doveva essere spazzato via, con crudeltà, per riappropriarsi di un corpo nuovo...in un mondo nuovo e cominciava il '900. La lotta di classe tra il servo Jean e la figlia del padrone, Giulia, la fine consenziente dell'aristocrazia, l'odio nei confronti della bellezza e della superiorità a cui si contrappone la violenza fisica, e la volgarità.....tutto questo scempio porterà alla morte della Signorina Giulia, morte che lei stessa si darà. Eravamo affascinati da questo copione, ognuno era entrato nella sua parte, io interpretavo Cristina la cameriera, non mi si addiceva molto, era la parte più corta ma ugualmente impegnativa. Per quanto riguarda i costumi, ognuno aveva pensato al proprio. Eravamo andati ad un mercatino dell'usato, io avevo trovato un antico abito da sposa, semplice e lungo e con qualche arrangiamento era diventato un abito stile '900. Anche per Jean avevamo trovato una vecchia marsina, proprio l'ideale. Invece per Giulia non c'era nulla di veramente elegante per una contessina, quindi si era fatta fare l'abito da una sarta, era veramente bello. Anche le scene erano opera nostra, i mobili antichi e gli oggetti, arrivavano un po' da casa di uno e dell'altro. In queste compagnie amatoriali ci si deve arrangiare, comunque il risultato era buono, avevamo fatto un buon lavoro. Quella sera, per la prova generale, ci trovavamo a casa mia. Iniziammo la recita, le frasi scorrevano naturali, enfatiche, a volte non ci ricordavamo la battuta e ritornavamo a ripeterla per non dimenticarla. Il regista ci disse che se, in scena, ci dimenticavamo la battuta, dovevamo continuare il dialogo senza far capire il vuoto di memoria, magari inserire una parola di ugual significato. Eravamo pronti, tutto andò bene, finì anche con le solite risate e prese in giro, nonostante fosse una tragedia, ci divertimmo ugualmente. Venne il giorno tanto atteso. Arrivammo in quel paesino, al mattino : dovevamo allestire la scena, ripassare la parte, sistemare le luci e la musica... eravamo tutti agitati. La sera arrivò in fretta, la recita iniziava alle ore 21, alle ore 20 eravamo già pronti, vestiti e truccati e con il cuore in gola. Io non mi ricordavo più niente, avevo un nodo in gola e lo stomaco chiuso, non avevo toccato cibo tutto il giorno. Il nostro amico e regista ci disse di stare tranquilli che sarebbe andato tutto bene, di non rileggere più le parti, di non pensare a niente e far finta che in teatro non ci fosse nessuno. "Ma questo è impossibile!!" pensai, mentre sbirciavo attraverso il sipario del palcoscenico: la sala era al completo...famiglie intere già sedute...nell'attesa dello spettacolo. "Ma ci sarà tutto il paese!!" dissi agli altri, il terrore mi attanagliò e impallidii, mi sembrò di sentire la risata di "Strindbergh" che mi derideva...d'un tratto sentii una grande forza e coraggio :"Non te la darò vinta...gran misogino...ti farò vedere!"..pensai tra me. Arrivò la fatidica ora: luci...musica...e si aprì il sipario... Toccava a Jean...poi Giulia e poi..Cristina.... Entrai in scena e recitai con una disinvoltura che mi stupì. Dietro le quinte ci complimentavamo e abbracciavamo felici, era finita, ce l'avevamo fatta! Senza dimenticare nulla! Fuori il pubblico ci acclamava....uscimmo di nuovo a salutare..tutti in fila..per mano. Che emozione! Non dimenticherò mai quella mia prima recita, son passati tanti anni ma mi è rimasta nel cuore e nella mente.Grazy
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