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 4 Favole e Racconti / Tales - Galleria artistica
 La beffa di Andrea
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Gabriella Cuscinà
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Inserito - 11/07/2003 :  07:35:28  Mostra Profilo  Visita la Homepage di Gabriella Cuscinà Invia un Messaggio Privato a Gabriella Cuscinà
LA BEFFA DI ANDREA

Da quanto tempo non faceva più uno scherzo? Ah già, dalla volta in cui, invitato in casa di colleghi, si era infilato dentro il bagno e glielo aveva fatto trovare tutto tappezzato con la carta igienica.
Perché Andrea era fatto così. Serio e pignolo sul lavoro, burbero e pretenzioso negli impegni lavorativi, e poi scatenato, salace e scherzoso con gli amici e nelle occasioni di svago.
Erano rimasti famosi tanti suoi scherzi, sempre perpetrati ai danni di questo o di quest’altro amico.
Se ne parlava ancora ogni tanto: ”Vi ricordate quando Andrea si è portato via la porta d’ingresso in casa di Attilio?” Oppure: “ Vi ricordate quando ha fatto sparire alcuni soprammobili in casa di Giulia e poi li ha fatti ricomparire in casa di Rita?”
Una volta aveva combinato uno scherzo su un aereo che stava atterrando all’aeroporto di Pantelleria. Aveva collaborato un amico assistente di volo. Ma Andrea non si trovava sull’aereo, bensì a terra, in aeroporto. A bordo invece, c’era un’amica che lavorava in banca. Lui l’aveva fatta chiamare telefonicamente sull’aereo ed aveva fatto finta di essere un ispettore della banca. Aveva detto che c’erano stati dei gravi ammanchi e che lei era sospettata. La poverina era scesa a terra che pareva un cadavere!
Era capace di tutto, non si fermava dinanzi a nulla quando era in vena e quando si presentava l’occasione propizia.
Da qualche tempo aveva conosciuto un amico che si dava molte arie e che si vantava di essere attento conoscitore di oggetti d’antiquariato. Aveva una moglie molto graziosa, ma un po’ stordita.
Ogni domenica, i due si recavano nei mercatini dove vendevano pezzi antichi. Quella volta ebbero la ventura di incontrarvi Andrea. Erano alle prese con un rivenditore che aveva un orologio d’oro, antico. Il marito faceva finta di sottovalutare l’oggetto, ma si capiva che ne era molto interessato.
“Ciao Andrea, zitto, se mi riesce, sto facendo un affarone!” E continuò a contrattare, cercando di tirare il più possibile sul prezzo. Alla fine si misero d’accordo per tre milioni. Andando via, l’amico non finiva più d’autocelebrarsi, di dire quale grosso affare avesse fatto, poiché l’orologio non valeva meno di dieci milioni.
Andrea si congratulò e si congedò dagli amici, ma tutta la faccenda lo aveva solleticato troppo.
Più ci pensava, più gli veniva da ridere. Sebastiano, così si chiamava quell’amico, credeva di avere comprato un capolavoro, e invece, secondo lui, aveva acquistato una schifezza. La moglie poi, sembrava al settimo cielo, come se avessero fatto l’affare del secolo!
In quei giorni, Andrea era proprio in vena e stava pensando appunto che da molto tempo ormai non si era divertito più a fare qualche scherzetto. Questa era proprio l’occasione buona ed allettante.
Bisognava in qualche modo sottrarre a Sebastiano l’orologio, facendoglielo poi naturalmente ritrovare. Ma ci voleva la complicità di qualcuno. Si ricordò di uno dei ragazzi che giocava a calcio nella squadra di cui era lo Sponsor. Gli telefonò: “Senti Mario, dovresti andare a casa di Sebastiano quando lui non c’è, e dovresti dire alla moglie che il marito vuole fare valutare il famoso orologio da quel loro amico antiquario. Quindi che te lo dia. Io comprerò un tacchino e tu lo porterai alla signora, aggiungendo che lo cucini per questa sera.”
Mario già pregustava lo scherzò e subito si rese disponibile. Arrivò a casa della signora e consegnò il tacchino. “Oh, lei è un dipendente di mio marito! Cosa? L’orologio? Ah, vuol farlo valutare. Va bene, vado a prenderlo.”
Il marito era funzionario di banca e rincasò dal lavoro solo la sera.
“Ma che buon profumino! Cosa hai preparato di buono?”
“Come cosa hai preparato? Ma il tacchino, naturalmente!”
“Perché naturalmente, forse c’è qualche ricorrenza che ho scordato?”
La moglie lo guardava inebetita.
“Ma se hai mandato tu il tacchino con il tuo dipendente! Dai Seby non scherzare.” Adesso toccava a Sebastiano guardarla stupefatto.
“Con il mio dipendente? Il tacchino? Ma di cosa stai parlando?”
La moglie aveva assunto un’espressione tra l’incredulo ed il rimbecillito. “Sebastiano cerca di finirla e mangiati il tacchino.”
“Io il tacchino lo mangio volentieri, però vorrei anche svelato il mistero.” “Ma di che mistero vai cianciando, è venuto stamattina quel tuo dipendente a portarlo e, come mi hai mandato a dire, gli ho dato l’orologio.”
“L’orologio? Gli hai dato l’orologio? Ma era un ladro, io non ho mandato nessun dipendente! Come hai fatto a non capirlo?”
La poveretta era trasecolata, stentava a credere alle parole del marito.
“Ma era un così bravo giovane, pareva proprio un impiegato di banca!” “Un impiegato del cavolo! Adesso comincio a credere che quell’oggetto valesse un patrimonio. L’avevo detto io! Il mio fiuto raramente fallisce!”
Sebastiano era pronto a recarsi alla polizia a denunziare il furto. Infatti, subito uscì di casa che pareva un cavallo imbizzarrito. Chissà chi aveva saputo che quel raro oggetto si trovava nelle sue mani!
Nel frattempo, Andrea era sotto la di lui casa, poiché la curiosità ve lo aveva condotto. Era lì solo da due minuti, quando lo vide uscire dal portone a mo’ di catapulta. La sua mente si mise a lavorare come una locomotiva a vapore. Era chiaro che si stesse recando alla polizia. La cosa, di per sé, non lo preoccupava più di tanto. Bisognava piuttosto incalzare ancora con lo scherzo, giacché il tutto stava assumendo un aspetto troppo divertente.
Aspettò un altro po’, poi andò a citofonare alla ignara moglie di Sebastiano: “Signora, sono Andrea Russo. Senta, quel famoso tacchino dovrebbe mettermelo nell’ascensore. Siamo stati noi amici a fare lo scherzo dell’orologio, l’abbiamo detto a suo marito, ed ora abbiamo pensato di fare bisboccia in casa dello scapolo Canziani.”
Dall’altra parte, un sospiro di sollievo: “Ah meno male! Che sollievo! Ma siete proprio dei birboni burloni! Comunque ora le metto la teglia col tacchino in ascensore”.
Povera signora, senza alcun dubbio era molto svanita!
Andrea dal canto suo, aveva pure recuperato i soldi spesi per l’acquisto del tacchino. Ora poteva ritenersi soddisfatto e correre a casa a raccontare tutto a sua moglie.
Questa quando ebbe ascoltato tutta la narrazione dello scherzo, si sganasciò dalle risate. Poi però, siccome era molto più realista di suo marito, osservò: “Andrea, sta volta l’hai fatta proprio grossa. Non so come andrà a finire.”
“Ma come vuoi che vada a finire? Per ora facciamo fare la giusta fine al tacchino e mangiamocelo.”
L’indomani però, di buon mattino, si presentò in casa di Sebastiano, per restituire l’orologio e per ridere insieme con lui di tutta la beffa. Il beffato però non volle riceverlo e si fece solo lasciare l’orologio. Andrea insistette per parlargli, ma niente da fare, quello era irremovibile e, dall’alto della sua genialità, si riteneva profondamente offeso.
Qualche giorno dopo, in casa Russo, si presentò un maresciallo di polizia poiché aveva ricevuto una denunzia contro Andrea, per furto.
“Ma che furto maresciallo, è stato solo uno scherzo!” Ed il nostro eroe cominciò a narrare tutto dall’inizio, senza tralasciare nessun particolare, in specie sull’indole ed il carattere dei due coniugi. Man mano che raccontava, il tutore dell’ordine doveva sempre più trattenersi e controllarsi per non sbellicarsi dalle risa.
“Comunque caro amico” finì col dire “ora dovrà rispondere di questa accusa. Niente di grave, giacché l’oggetto sottratto è già stato restituito, ma sono sempre seccature.”
Quando il maresciallo andò via, la moglie non poté trattenersi dall’esclamare: “Me lo immaginavo!”
Andrea invece, per nulla turbato, ebbe a dire: “Però, che strano tipo quel maresciallo! Avrebbe proprio bisogno di qualche scherzetto.”

Gabriella Cuscinà

   
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