emofione
Emerito
Italy
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Inserito - 26/08/2003 : 18:48:43
All’amicizia mia e di quei due “screanzati puzzettari” compagni di viaggi ma soprattutto di vita Alla complementareità dei nostri modi di essere e di pensare che traggono ed elargiscono vicendevolmente sapere, sensazioni, spunti riflessivi sì da renderci parti diverse di uno stesso insieme chiamato affetto e crescita interiore Alle strade otrantine circondate da ulivi che profumavano di vacanza, di avventura e di una spensieratezza pensierosa, vigile, mai superficiale Al tipico atteggiamento labronico del “non vogliamo conoscere nessuno, ci bastiamo e ci avanziamo” Ai tanti brindisi che ci siamo regalati prima e che ci regaleremo poi, consci del nostro essere Alle risate strazianti delle 8 di mattina, dopo il bagno rigeneratore epilogo di una notte sensazionale Alle burrate, le mozzarelle e tutti i latticini che ci hanno fatto quasi scoppiare per il peso e per il piacere Alle litigate eccessive, ma sempre costruttive, proattive, specchio di personalità diverse, forti, a volte esasperate, ma comunque sibilline, pure, e che si scontrano perché forse solo così riescono a nutrirsi fino in fondo l’una dell’altra ed a rigenerarsi di continuo All’intelligenza ed il tatto di due persone che, se solo avessero tenuto un po’ meno a me, avrebbero taciuto mandandomi a quel paese al loro interno e rompendo dunque il più azzeccato dei giocattoli, che è lontanissimo dall’essere un giocattolo, perché è legame vero, reale, costante Alle troppe sigarette cremate, a chi non ci ha capito per niente perché non poteva arrivarci, a chi non ci capirà mai perché è altro da noi Alle dormite sbronze sulle sdraio dei locali più IN e alle inarrivabili paste calde scoperte per caso, di ritorno sulla via di casa, mentre ridevamo dell’accaduto e sapevamo di essere unici anche nelle cavolate Ai giochi di tutti i tipi delle notti salentine, alle sovigliane stolte e alle saveriane peggio. Alla stanchezza, ai tremila chilometri, al libro di Fabio Volo, all’infinito cruciverbone di Focus, ai pensieri d’amore di Hermann Hesse, a Battiato, Concato, Baglioni, Renatone, ai mille CD degli autori stranieri, a Ben Harper ma anche al tormentone-Buscaglione dal cazzotto facile Al karaoke improvvisato durante gli interminabili spostamenti, a chi se la dormiva e a chi aveva paura di dormire e fissava la strada con occhio vitreo, a chi ci ricordava di allacciare le cinture Alle persone che dovrebbero capirci ma che probabilmente non sanno poi molto di noi, a giudicare dalle reazioni, ma che ci adorano quasi come noi adoriamo loro Ai palleggi di quei finti tecnici dei miei amici, ai discorsi sul Livorno Calcio, alle previsioni sulla prossima stagione. Ai discorsi sulla vita, sui legami, sulle parentele, sui valori, su ciò che conta davvero e su quello che è superfluo e costituisce solo un mezzo di sostentamento per raggiungere l’essenza Agli sguardi reattivi, alle intese volanti, allo svisceramento di qualsiasi cosa ci passi per la mente Alle gentilezze che ai ciechi sembrano eccessive ma che sono emblema del nostro reciproco rispetto Al “ti lascio libera, e questo mi addolora, ti lascio libera, non sono pronto ancora” ascoltato mille volte in silenzio, mentre ognuno cavalcava pensieri e sogni differenti Alla nostra amicizia, che è una ripetizione che non costituisce ripetizione, dunque andrebbe sottolineata ogni due righe.E allora Cin Cin, amici miei, guardiamoci negli occhi affinché riesca meglio, affinché duri nel tempo, affinché rimanga impresso. Per noi. Fra noi. Di noi. E beviamocelo alla goccia, perché è così che brinderemo finché ci reggerà la pompa. Singnori miei, amici veri, è stato un onore.
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